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Strage Manchester covata per un anno, cerchio si stringe

Il capo della polizia di Manchester Ian Hopkins KEYSTONE/AP PA/PETER BYRNE sda-ats

(Keystone-ATS) Nessuna ‘vendetta’ a caldo, né impulsi sanguinari improvvisi da cane sciolto.

La strage di Manchester è stata preparata meticolosamente, con i crismi di una vera organizzazione, e covata per un anno nella mente di Salman Abedi, il 22enne figlio di ex rifugiati politici libici in Gran Bretagna che lunedì si è fatto esplodere all’uscita del concerto di Ariana Grande uccidendo 22 persone (7 i bambini), lasciandone altrettante sospese fra la vita e la morte e ferendone decine.

Le indagini non sono ancora riuscite a dare scacco matto a tutti i componenti della cellula che si presume abbia agito, ma sembrano aggiungere un tassello ogni giorno che passa: tanto da far evocare al numero uno dell’antiterrorismo di Scotland Yard, Mark Rowley, “progressi immensi”.

Mentre si stempera – anche al sole del G7 di Taormina, dove Theresa May incassa il sostegno di Donald Trump e degli altri leader – la tensione tra Gran Bretagna e Usa dopo la ripetuta divulgazione ai media da parte di 007 americani di informazioni riservate d’intelligence condivise fra alleati. E le successive scuse di Washington.

L’allerta nel regno resta intanto al livello ‘critico’ – il più elevato – e spunta qualche elemento d’allarme pure per episodi d’odio anti-musulmano moltiplicatisi fino a oltre 50 negli ultimi giorni nell’area di Manchester: opera di “una minoranza”, precisa il capo della polizia locale, Ian Hopkins, ma comunque preoccupanti e che “non saranno tollerati”.

Quanto al filone principale dell’inchiesta, il Times rivela che Abedi e chi lo ha aiutato avevano pianificato tutto. Un conto bancario era stato aperto e lasciato ‘dormiente’ già un anno fa, per essere poi usato per acquistare il materiale necessario a seminare la morte. E da mesi era stato affittato l’appartamento individuato come covo e luogo d’assemblaggio dell’ordigno fatale: una cosiddetta bomba all’acetone, imbottita di Tatp, esplosivo instabile, ma micidiale conosciuto come ‘la madre di Satana’ e divenuto atroce ‘biglietto da visita’, da Parigi a Bruxelles, delle missioni assassine di molti seguaci e simpatizzanti dell’Isis.

Quello stesso Isis che giusto oggi è tornato a farsi sentire in un appello alla “guerra totale in Europa” rivolto agli adepti in occasione del Ramadan. Non senza parole di lode per il massacro in Inghilterra: indicato ad esempio di “lavoro” ben fatto ed “efficace” contro un obiettivo, “i cosiddetti innocenti e civili”, rivendicato come meritevole di “ricompensa” da parte di Allah dopo “il martirio”.

Che il Califfato abbia ispirato o solo benedetto a posteriori il massacro di lunedì, del resto, poco importa. Ciò che conta è la natura ‘professionale’ dell’operazione, confermata ormai un po’ da tutto il contesto e da tutte le fonti informate. Gli arresti compiuti a Manchester assommano a dieci, ma una donna di 34 anni e un ragazzo di 16 sono stati poi rilasciati senza accuse.

Sotto chiave restano dunque 8 uomini, d’età compresa fra i 38 e i 18 anni, incluso un fratello maggiore di Salman Abedi, Ismail. Fra loro ci sono “figure chiave” del presunto network terroristico, ha precisato Rowley a nome di Scotland Yard, senza tuttavia negare che alcuni complici manchino ancora all’appello, come ha scritto il Guardian. O garantire che la minaccia d’altri attacchi – dopo il ritrovamento nel covo di componenti per il confezionamento d’ulteriori bombe – sia disinnescata.

La ripresa della campagna elettorale britannica in vista del voto dell’8 giugno e il ritorno del tradizionale cambio della guardia a Buckingham Palace, sospeso negli ultimi giorni per precauzione, segnalano in ogni modo un inizio di normalizzazione. Cauta, peraltro, tenuto conto della complessità di un’indagine che si intreccia con un’inquietante e inedita pista libica.

Le ultime suggestioni al riguardo fanno riferimento al racconto di un amico di famiglia degli Abedi che riferisce di un primo viaggio in Libia di Salman, ancora minorenne, addirittura nel 2011. E di una sua qualche partecipazione alla rivolta anti-Gheddafi al fianco del padre Ramadan, vecchio oppositore del regime e sostenitore dichiarato, se non proprio militante, dei qaedisti del Libyan Islamic Fighting Group.

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