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Ucraina: Mosca, cessate fuoco per civili via da Azovstal

Sullo sfondo l'acciaieria di Azovstal. Per Kiev non ci sono sufficienti garanzia di sicurezza per corridoi umanitari (Immagine d'archivio del 24 febbraio) KEYSTONE/AP/Sergei Grits sda-ats

(Keystone-ATS) Mosca ha annunciato il cessate il fuoco oggi per consentire ai civili di lasciare l’acciaieria assediata di Azovstal a Mariupol, nel sudest dell’Ucraina. Lo rende noto il ministero della difesa russo. Ma Kiev smentisce.

Le forze russe e i loro delegati ucraini filorussi si impegnano a “cessare unilateralmente le ostilità alle 14.00 ora di Mosca, a ritirare le unità a distanza di sicurezza e garantire la partenza dei civili in una direzione scelta da loro”, ha affermato il ministero della difesa russo in una nota.

“I corridoi umanitari si aprono in base agli accordi delle due parti. Il corridoio, annunciato unilateralmente, non fornisce sicurezza e quindi, di fatto, non è un corridoio umanitario. Quindi, dichiaro ufficialmente e pubblicamente: non ci sono accordi sui corridoi umanitari da Azovstal oggi, purtroppo”. Lo dice la vicepremier di Kiev, Iryna Vereschuk, su Telegram.

Condizioni di vita pessime

Cibo e acqua ancora solo per un paio di giorni. A lanciare l’allarme sono le donne che vivono nei bunker dell’acciaieria. Riprese in un nuovo video postato su YouTube dal battaglione Azov, a parlare questa volta sono loro e non i loro figli. “Dimenticato dal mondo, ma non da Azov”, scrivono i soldati.

Le condizioni di vita peggiorano ogni giorno nei sotterranei dell’acciaieria assediata dai russi: “I bambini non riescono a dormire a causa dei bombardamenti continui”, racconta una mamma citata dal giornale ucraino in linea Ukrainska Pravda. I visi sono inevitabilmente tesi, provati dalla fatica e dalla paura. Dopo oltre 60 giorni di guerra manca tutto e ci si arrangia come si può.

Al posto dei pannolini per i più piccoli si usano buste di plastica, al posto delle coperte vestiti sporchi. “Ci hanno privato dalla nostra vita pacifica sulla nostra terra, che non è la loro terra; della nostra bella città, del lavoro, della nostra scuola, dell’ospedale. Non abbiamo più acqua o cibo, ne rimane solo per pochi giorni. Cosa daremo da mangiare ai bambini? Per quanto tempo saremo qui, sotto i bombardamenti? E che dire del mondo intero? Sta guardando come Mariupol viene uccisa?”, sono le parole di un’altra donna riportate dall’agenzia di stampa statale ucraina Ukrinform.

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