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Usa 2012: pil cresce ma non basta, è scontro Obama-Romney

(Keystone-ATS) Avanti ma non troppo. Il Pil americano nel terzo trimestre 2012 accelera rispetto ai ritmi asfittici degli ultimi mesi – mettendo a segno un +2% – ma non abbastanza. Non abbastanza da poter assicurare una drastica caduta della disoccupazione, come ha più volte sottolineato la Federal Reserve e il suo numero uno, Ben Bernanke.

La doppia lettura del dato – a dieci giorni dal voto per le presidenziali – porta inevitabilmente allo scontro tra Barack Obama e Mitt Romney. La Casa Bianca parla di “ennesima prova che la ripresa c’è e che l’economia americana sta andando nella giusta direzione”. Pur riconoscendo che “resta ancora molto da fare”.

Il candidato repubblicano, invece, spara a zero, parlando di “dati scoraggianti” e promettendo, se verrà eletto presidente, 12 milioni di posti di lavoro in quattro anni. Anche se gli esperti sono scettici su tale cifra, ritenendo “molto improbabile” un’occupazione che cresca ad un ritmo di 250.000 nuove assunzioni al mese.

Ma al di là delle cifre, è oramai su questo terreno che si decide lo sprint finale tra Barack e Mitt. Con i dati sulla disoccupazione che arriveranno proprio a ridosso dell’Election Day del 6 novembre. Romney – così come Obama – lo sa, e nel comizio di Ames, nello ‘swing state’ dell’Iowa, ha battuto solo sull’economia, sottolineando il fallimento delle politiche dell’attuale presidente americano.

“Obama non rimetterà a posto la nostra economia”, ha assicurato”: “Ci aveva promesso una crescita al 4% e invece siamo al 2%. Promette di andare avanti, mentre milioni di americani stanno andando indietro”. Quello di Ames è un Romney decisamente all’attacco, che insiste su quello che sta diventando un vero e proprio tormentone di questa fase finale della campagna elettorale del repubblicano: il ‘Big Change’, il grande cambiamento, “quello vero”, che si contrappone al ‘Change’ delle “promesse non mantenute” di Obama. “È giunto il momento di superare lo status quo, della svolta che gli americani meritano, del cambiamento reale per un futuro migliore”, afferma l’aspirante presidente.

Intanto i sondaggi continuano a dare un sostanziale testa a testa, anche nei principali Stati chiave. Anche se l’ultima rilevazione di Gallup dà nuovamente Romney avanti di cinque punti tra i probabili elettori, al 51%. E terminata la maratona ‘coast to coast’ in tutti gli Stati chiave, il presidente Obama ne ha iniziato un’altra: quella su radio e Tv, rilasciando ben dieci interviste in un solo giorno, di cui sette andranno in onda altrettanti ‘swing state’. Un ‘media blitz’ – come l’hanno definito gli osservatori Usa – per tenere alta la tensione anche dopo il suo ritorno a Washington, prima di partire per gli ultimi appuntamenti elettorali della prossima settimana. A partire da quello di lunedì, in cui si ricongiungerà con l’ex presidente Bill Clinton.

Siamo dunque allo sprint finale di quella che si è rivelata come la campagna elettorale più costosa della storia americana, con Obama che ha superato il miliardo nella raccolta fondi (un record) e che insieme a Romney avrà raccolto entro il 6 novembre ben 2 miliardi di dollari.

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