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Una Svizzera da ridere

La diplomazia svizzera di fronte alla politica mondiale, nell'interpretazione di Viktor Giacobbo (al centro) e compagni Keystone

Il primo film del comico Viktor Giacobbo è uscito nelle sale della Svizzera tedesca. Che sia il preannuncio di una nuova stagione felice per la commedia "made in Switzerland"?

“Non parlate nella vostra lingua segreta!” Così il capo della polizia dell’Avana apostrofa un diplomatico svizzero e la sua guardia del corpo, rei di aver scatenato una seconda crisi cubana e, come se non bastasse, di parlare svizzero-tedesco.

Siamo in una scena del film “Ernstfall in Havanna” (Crisi all’Avana), debutto sul grande schermo nei panni di attore del cabarettista Viktor Giacobbo e cavallo su cui molti puntano per una riscossa nei botteghini elvetici della cinematografia nazionale.

Comicità in Svizzera?

Al pari del dialetto svizzero-tedesco, vera e propria lingua cifrata agli orecchi della polizia cubana, all’estero la comicità elvetica non è molto nota. Tutt’al più qualcuno potrebbe ricordarsi di Grock, inventore del clown moderno, e nei paesi di lingua tedesca di qualche altro attore comico, come Emil o Walter Roderer.

L’uscita di “Ernstfall in Havanna” – da cui la stampa svizzera si aspetta il ripetersi dei fasti di “Die Schweizermacher” (I fabbrica-svizzeri, 1978), che con quasi un milione di spettatori è tuttora il film di maggior successo nella storia del cinema elvetico – è allora occasione per gettare un’occhiata verso i lidi pressoché ignoti della comicità “swiss-german-made”.

Al di là delle apparenze, la Svizzera ha una lunga tradizione nel teatro comico. Senza voler scomodare Rudolf Salis, fondatore nel 1881 del primo cabaret, lo Chat noir di Parigi, e rimanendo nell’area germanofona, il pensiero va al dadaista Cabaret Voltaire di Zurigo, sorto nel 1916, alla Pffefermühle, troupe di fuoriusciti tedeschi attorno a Erika Mann, e al cabaret Cornichon, simbolo della resistenza culturale contro il nazismo e antenato di tutta la satira politica svizzera moderna.

Nel secondo dopoguerra, il cinema attinse a piene mani dal serbatoio di comicità del cabaret, confezionando alcuni dei film di maggiore successo della piccola industria cinematografica elvetica. Titoli che a un pubblico estero dicono ben poco, ma che per la Svizzera, quella tedesca in modo particolare, rappresentano veri e propri pezzi di identità nazionale: “HD-Soldat Läppli” (Il riservista Läppli) e “Demokrat Läppli” del basilese Alfred Rasser, “Polizischt Wäckerli” (Il poliziotto Wäckerli) di Schaggi Streuli, “Ein Schweizer namens Nötzli” (Uno svizzero di nome Nötzli) di Walter Roderer e il già ricordato “Schweizermacher”, che fra i protagonisti annoverava il cabarettista Emil Steineberger.

Con “Ernstfall in Havanna”, Viktor Giacobbo, che oltre ad essere il protagonista è coautore del soggetto, si riallaccia quindi ad una tradizione ben consolidata, riesumata negli ultimi anni da altri due cabarettisti, Beat Schlatter e Patrick Frey, in due film di relativo successo, “Katzendiebe” (I ladri di gatti) e “Komiker”.

Giacobbo, il comico della nazione (svizzero-tedesca)

La presenza di Giacobbo è già da sola una solida assicurazione per un film costato molto rispetto alla media elvetica – 3 milioni di franchi – e che punta a superare il successo di “Schweizermacher”.

Il comico, classe 1952, è una sorta di mito per il pubblico televisivo della Svizzera tedesca. La sua trasmissione satirica mensile, “Viktor’s Spätprogramm”, va avanti ormai da 12 anni, mantenendo tassi d’ascolto che fanno impallidire i pur popolari dibattiti politici di “Arena”, altro cavallo di battaglia della TV germanofona.

Noto per personaggi come Harry Hasler, versione elvetica del coatto di periferia alla Carlo Verdone, Fredy Hinz, flemmatico fumatore di canne, o Rajiv, indiano con uno spiccato senso per gli affari, Giacobbo è ormai il comico per antonomasia, in una televisione che per il resto ha scarsa tradizione satirica.

Fattosi le ossa in teatro, prima di consolidare il suo successo sul piccolo schermo, Viktor Giacobbo non ha mai abbandonato del tutto il palcoscenico. E ora sta per realizzare un altro progetto, in collaborazione con alcuni fra i più noti cabarettisti svizzeri: una “casa della commedia” nel vecchio Casinò di Winterthur, una sorta di comunità artistica che promette di diventare un polo di primo piano della commedia in lingua tedesca.

Un film senza spigoli

Intanto comunque tutti gli occhi sono puntati su “Ernstfall in Havanna”, storia di un diplomatico svizzero di secondo rango, ambizioso quanto maldestro, che approfittando dell’assenza dell’ambasciatore introduce un senatore statunitense alla vita notturna dell’Avana e finisce per scatenare una crisi in cui sono coinvolti un’affascinante cameriera cubana, la CNN, la polizia cubana, il ministro degli esteri elvetico, il presidente degli Stati Uniti…

Una storia, insomma, che potrebbe essere l’incubo di tutti coloro che in Svizzera temono ogni rapporto diretto con i marosi della politica mondiale… Ma la satira non è mai troppo mordace nel film, l’immagine della Svizzera è quella di un paese un po’ addormentato, un po’ tardo, ma tutto sommato simpatico, assai più simpatico in ogni caso della grande potenza statunitense e della totalitaria Cuba.

Se il modello a cui tutti si richiamano, “Schweizermacher”, era una commedia che ancora faceva molto male ad una parte della società svizzera, tematizzando la politica d’immigrazione elvetica – tanto che il regista Rolf Lyssi fu oggetto di pesanti minacce da parte dell’estrema destra – “Ernstfall in Havanna” non scontenterà nessuno. Né la destra, né la sinistra, che potrebbero entrambe identificarsi nel diplomatico Stefan Balsiger e nella sua piccola, involontaria e molto svizzera rivolta contro le élite nazionali e mondiali. Il successo è dunque a portata di mano…

Andrea Tognina

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