Ungheria: ex dirigente comunista arrestato per crimini guerra
(Keystone-ATS) Un ex dirigente comunista ungherese è stato arrestato oggi a Budapest con l’accusa di crimini di guerra per il suo ruolo nella repressione seguita all’insurrezione anti-sovietica del 1956. Bela Biszku, 91 anni, era stato ministro dell’interno del governo di Janos Kadar dopo la rivolta, soffocata nel sangue dai carri armati di Mosca.
Secondo la procura Biszku avrebbe avuto un ruolo importante nella dura repressione messa in atto dopo l’insurrezione. Bela Biszku è l’unico politico comunista ancora in vita di quell’epoca, ed è la prima volta che un ex dirigente comunista viene messo sott’accusa per i fatti del ’56.
Il procuratore Tibor Ibolya ha detto alla stampa che Biszku è accusato di aver sparato a ripetizione causando la morte di 10 persone. “L’imputazione è una pietra miliare nella giustizia ungherese”, ha detto. Dalla svolta democratica di 20 anni fa, in Ungheria nessun ex dirigente comunista è stato processato. Secondo il procuratore, l’Ungheria della rivolta era in guerra contro l’esercito sovietico nel novembre 1956, in conseguenza gli atti di repressione dopo la rivolta possono essere considerate crimini di guerra che non possono essere prescritti.
I fatti in questione si riferiscono al dicembre 1956, nella città di Salgotarjan (Ungheria Nord), dove vi furono numerosi morti. L’ordine di sparare fu dato dal comitato ristretto del partito POSU di cui Biszku è stato membro. Biszku votò per l’uso della forza contro “le forze controrivoluzionarie”. Oggi non è stato messo agli arresti, ma è rimasto in custodia ai domiciliari.
L’incriminazione dei responsabili della repressione dopo il 1956 (di cui unico ancora in vita è Biszku) è stata rivendicata da tempo dal partito di estrema destra Jobbik. Biszku è stato intervistato recentemente dalla televisione, dove ha dichiarato che i suoi atti come ministro dell’interno erano legali, e che non ha nessun rimpianto per quell’epoca.