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Berna rispetta appieno i principi della Convenzione di Palermo

Per Ruth Metzler, la nuova convenzione sarà uno strumento molto utile nella lotta alla criminalità organizzata Keystone

La Svizzera, fra i primi paesi a firmare, martedì nel capoluogo siciliano, la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, dovrà ancora regolare soltanto la questione della responsabilità delle persone giuridiche.

Secondo Ruth Metzler l’accordo è un utile strumento per combattere la nuova emergenza, perché codifica l’obbligo a una maggiore collaborazione fra gli stati firmatari. La responsabile del dipartimento federale di giustizia e polizia ha ribadito che il nostro paese rispetta pienamente i principi previsti dalla convenzione.

Il diritto svizzero già ora prevede norme specifiche, che colpiscono l’appartenenza a organizzazioni criminali e il riciclaggio di denaro. Unica lacuna ancora da colmare è quella sulla responsabilità delle persone giuridiche coinvolte in attività illecite.

Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, ha definito la convenzione una pietra miliare nella lotta al crimine: “si tratta di un risposta globale contro la criminalità globalizzata”, ha detto Annan.

A Palermo non sono comunque mancate le polemiche. Il vice di Annan, l’italiano Pino Arlacchi, il vero protagonista di questa convenzione, nel suo discorso ha affermato che la Mafia è stata quasi sconfitta. Pronta la reazione del pool dei giudici palermitani, secondo i quali il potere delle cosche -in Sicilia- è tutt’altro che vinto.

Anche se la Mafia da tempo non compie più omicidi eccellenti, essa è ancora fortemente presente e ha solo cambiato strategia, diventando più discreta, ma è ancora in grado di nuocere pesantemente.

Il vertice palermitano si concluderà venerdì, poi la palla passerà ai parlamenti dei paesi firmatari della convenzione, che la dovranno ratificare.

Un dato è comunque certo. La convenzione non basterà a sconfiggere il crimine organizzato. Soprattutto i paesi emergenti, Europa dell’ est, Asia, America del sud, che sono la nuova frontiera del crimine, dovranno essere rapidamente dotati dei mezzi necessari per poter tradurre in pratica i principi dell’accordo, altrimenti tutto rischia di essere inutile.

Paolo Bertossa

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