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Onore ministeriale per gli svizzeri di Francia

Il ministro francese Alain Juppé (a sinistra) discute con il presidente dell'OSE Jacques-Simon Eggly swissinfo.ch

Il capo della diplomazia francese e incitatore dell'intervento militare in Libia è anche sindaco di Bordeaux. Alain Juppé in persona ha onorato della sua presenza l'Unione delle associazioni svizzere di Francia (UASF) al congresso annuale nella sua città.

Verrà o non verrà? Ammassati sotto i lampadari e gli ornamenti dorati sbiaditi di epoca napoleonica di una sala del municipio Bordeaux, i 150 delegati dell’UASF hanno atteso il verdetto per 35 minuti.

Alla fine il primo cittadino è venuto. Ha parlato, ha ascoltato, stretto mani. Poi è ripartito. Tenuto conto del suo carico di impegni e del suo programma che può cambiare di ora in ora, si capisce l’importanza della sua seppur breve presenza. E la gioia di Jean-Michel Begey, presidente sia dell’UASF sia dell’associazione locale di Bordeaux e promotore dell’incontro.

Juppé è riuscito a fare della sua città un luogo verde, dotato di un’agenda 21 per lo sviluppo sostenibile. Un luogo in cui è piacevole vivere, con i suoi tram, i marciapiedi puliti, le piste ciclabili, le numerose biciclette pubbliche… Inoltre, dal 2007, il quartiere di Port de la Lune, straordinario esempio di urbanesimo del 18° secolo, su un piano in gran parte ereditato dal Medioevo, è iscritto al patrimonio mondiale dall’UNESCO.

E prima di partire, il ministro francese non ha mancato di rendere omaggio agli ospiti con un’osservazione inaspettata. Parlando della Svizzera, Alain Juppé ha elogiato “questo bel paese, dove il ministro degli affari esteri può anche essere presidente”. Il sindaco ha forse delle ambizioni presidenziali?

Sempre i consolati

Nel frattempo, l’UASF non ha dimenticato che a suo tempo, Juppé aveva scritto alla ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey per rammaricarsi della chiusura del consolato generale di Bordeaux, il più antico consolato svizzero, inaugurato nel 1798.

Come un ritornello, il problema della chiusura dei consolati (la Svizzera ne ha ancora soltanto una trentina, contro i 57 di dieci anni fa) è stato nuovamente al centro dei dibattiti durante tutta l’assemblea generale di sabato, come lo era stato nelle riunioni precedenti.

È comunque anche stato ricordato che a quei tempi la madre patria apriva i consolati nei porti in cui i suoi figli s’imbarcavano per andare a cercare fortuna all’estero: Bordeaux, Marsiglia, Genova, Amburgo… E che la situazione è molto cambiata.

Per rispondere alle preoccupazioni della diaspora in Francia, Jean-François Lichtenstern, capo del Servizio degli svizzeri all’estero, ha presentato la nuova Direzione degli affari consolari, operativa dalla scorsa settimana. La Svizzera è al nono posto della classifica mondiale per la densità della sua rete diplomatica, ma qui come altrove, si deve risparmiare.

“Siamo convinti che nei paesi industrializzati, dove la cultura è simile alla nostra, i nostri espatriati e i nostri uomini d’affari possono cavarsela”, ha detto il funzionario. Questo soprattutto grazie ai moderni mezzi di comunicazione. In ogni caso, l’apertura di consolati nei paesi emergenti non è fatta a spese dell’Europa, perché il loro numero totale diminuisce.

Circa le voci di un’imminente chiusura del consolato generale a Marsiglia, “sono false”, ha detto Jean-Francois Lichtenstern.

La futura legge

Come ogni anno, il presidente dell’Organizzazione degli Svizzeri all’estero (OSE, di cui è membro l’UASF) Jacques-Simon Eggly non ha mancato l’appuntamento degli espatriati in Francia. Questa volta per portare buone notizie: in un prossimo futuro, l’elaborazione di una nuova legge consentirà di riunire in un unico testo le questioni riguardanti gli espatriati e di semplificare una ventina di leggi vigenti che trattano questioni svariate, quali per esempio il pagamento delle pensioni, gli obblighi militari e le scuole svizzere all’estero.

Altra novità positiva: il sito swisscommunity.org il “facebook degli svizzeri all’estero”, lanciato da meno di un anno, annovera già quasi 7mila iscritti.

Non è neppure mancata la tradizionale visita dell’ambasciatore svizzero a Parigi, Ulrich Lehner, l’ultima prima della sua partenza per Ottawa. Il diplomatico ha fatto il punto dei rapporti tra Berna e Parigi nell’ultimo anno. Relazioni segnate da qualche attrito in materia bancaria e fiscale, ma anche del G20, che la Francia presiede, al quale la Svizzera non è stata minimamente invitata.

“Ma globalmente, le relazioni sono buone, anche se non spettacolari”, ha detto l’ambasciatore. Certo Parigi nell’immediato non inghirlanderà i Campi Elisi per fare sfilare il governo svizzero al completo. Ma è anche – diciamolo chiaramente – perché l’attuale presidente non ne vede l’interesse “.

Tutti al voto per le elezioni

Visto che siamo in un anno elettorale, l’UASF aveva invitato cinque deputati che rappresentano tutto lo spettro dei maggiori partiti svizzeri: dall’ala destra con l’Unione democratica di centro (UDC), alla sinistra con il Partito socialista e i Verdi, passando per il centro con i popolari democratici e i liberali radicali.

“I dibattiti in seno al parlamento svizzero sono sempre così cortesi?”, ha chiesto qualcuno in sala, dopo la tavola rotonda sui grandi temi d’attualità. Sul nucleare, però, gli animi si sono un po’ surriscaldati. Sulle questioni che riguardano in modo specifico gli svizzeri all’estero, chi ha convinto chi? Risposta il 23 ottobre, alle urne.

Ogni anno sulla Gazzetta svizzera – Revue Suisse è lanciato un concorso per giovani espatriati, sovente di seconda o terza generazione, che consente ai vincitori di effettuare una settimana di visite nella Confederazione, in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero (CSE).

Aperto a svizzeri all’estero fra i 16 e i 25 anni, il quiz consiste in una serie di domande sull’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE), sulle istituzioni elvetiche e sulla regione dove alla fine di agosto si svolge il CSE. Quest’anno, dunque, otto domande su 19 riguardavano il Ticino, poiché il CSE quest’anno si terrà a Lugano.

In Francia il vincitore per il 2011 è Charles Muller, studente a Bordeaux, che afferma di avere imparato molto sulla Svizzera. Il giovane ammira la democrazia della Confederazione e gli sforzi in favore dell’integrazione degli stranieri. Si dice d’altra parte sorpreso di vedere sventolare la bandiera rossocrociata “in tutti i giardini” in un paese che, nonostante i recenti successi elettorali della destra nazionalista, gli è sembrato “molto aperto”.

Alla fine del 2010 nelle rappresentanze svizzere all’estero erano immatricolati 695’101 cittadini elvetici, l’1,5% in più di un anno prima.

La più grande diaspora elvetica si trova in Francia. Alla fine del 2010, contava 181’462 persone, vale a dire 2’356 in più della fine del 2009.

Ben 142’103 di questi hanno diritto di voto e di eleggibilità. Soltanto 41’617, tuttavia, si erano iscritti in un registro elettorale di un comune della Confederazione.

La partecipazione politica della Quinta Svizzera, comunque, aumenta in continuazione. Alla fine del 2010, nei registri elettorali erano iscritti 135’877 svizzeri dell’estero, pari a una crescita del 4,5% in un anno. Per il 2011, anno delle elezioni federali, ci si attende un’ulteriore progressione. Gli svizzeri all’estero con diritto di voto alla fine del 2010 erano 538’243.

(Traduzione dal francese: Sonia Fenazzi)

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