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Resta in carcere a New York l’ex tesoriere di Eltsin ricercato in Svizzera

Borodin (secondo da sinistra) in uno schizzo durante l'udienza della corte distrettuale di New York Keystone

A nulla sono valse le ragioni avanzate dai suoi tre avvocati che considerano illegale il mandato d¹arresto internazionale spiccato dalla Svizzera e a nulla è valso pure l¹intervento in aula dell¹ambasciatore russo negli Stati Uniti. L¹ex tesoriere di Boris Eltsin, il faccendiere che gestiva da dietro le quinte del Cremlino oltre 600 miliardi di dollari, rimarrà in prigione.

Così ha stabilito il giudice Victor Pohorelsky, della corte distrettuale di New York. Al termine di un¹udienza che ha attirato al tribunale di Brooklin una schiera di giornalisti americani, russi e svizzeri, il magistrato ha stabilito di non essere ancora in grado di decretare l¹accuratezza e la fondatezza della richiesta di estradizione inoltrata dal procuratore ginevrino Bernard Bertossa.

Inoltre, una liberazione provvisoria su cauzione non poteva essere accordata in quanto, secondo i termini definiti dal trattato bilaterale di estradizione, solo circostanze straordinarie possono permettere la liberazione condizionale di quello che secondo il mandato di cattura è considerato un fuggiasco.

Ricercato in Svizzera dove deve rispondere dell¹accusa di riciclaggio di denaro sporco, Pavel Borodin dovrà restare per qualche settimana ancora al Metropolitan Correctional Center.

L’estradizione vera e propria dovrebbe essere decisa entro il 20 febbraio. I suoi due legali americani Berry Kingham e Raymond Levites e l¹avvocata Russa Elenora Segreeva hanno inutilmente cercato di convincere il magistrato che una liberazione condizionale di Borodin non avrebbe comportato nessun rischio di fuga.

I difensori hanno addirittura proposto che il celebre ex-tesoriere fosse piantonato dalla polizia 24ore su 24 in un appartamento o al consolato russo di New York e che portasse un braccialetto elettronico per essere rintracciato in qualsiasi momento dalla polizia.

L¹ambasciatore russo negli Stati Uniti, con un gesto senza precedenti, ha pure letto, in un inglese difficilmente comprensibile dai presenti, una lettera nella quale il governo di Mosca offriva tutte le garanzie possibili alle autorità giudiziarie americane.

Ma non c¹è stato nulla da fare. I legali del dipartimento di giustizia americano hanno fatto valere le ragioni del diritto internazionale: per la Svizzera Borodin ha intascato oltre 25 milioni di dollari di mazzette per il rinnovamento del Cremlino versate dalle due società elvetiche alle quelli era stato affidato l¹appalto, la Mabetex e la Mercata.

Il ruolo della giustizia statunitense, ha ribadito l¹avvocato Thomas Firestone, è quello di assistere quella svizzera. Il caso Borodin ha suscitato un estremo interesse in America: gli organi di stampa hanno speculato sulle ragioni che hanno portato l¹ex-braccio destro di Eltsin e tuttora segretario della fantomatica federazione tra Russia e Bielorussia a venire negli Stati Uniti portando con sé un passaporto ordinario.

Borodin venne arrestato lo scorso 17 gennaio all¹aeroporto JFK di New York. Non si esclude che sia di fatto caduto in una trappola tesagli da suoi nemici in Russia. Pavel Borodin è considerato in effetti una delle personalità più influenti dell¹amministrazione Eltsin: fu lui tra l¹altro, che portò a Mosca nel 1996 Vladimir Putin. E l¹attuale presidente sembra ricambiare il favore sfoderando tutti i mezzi politici e diplomatici per liberarlo ed evitare che venga estradato in Svizzera.

La data per l¹udienza nel corso della quale dovrebbe esser presa una decisione sull¹estradizione non è ancora stata fissata, ma i legali delle due parti si aspettano a una convocazione entro una ventina di giorni. Per il momento Pavel Borodin rimane ospite delle prigioni newyorkesi: per il procuratore pubblico ginevrino Bernard Bertossa si tratta di una prima, seppur parziale, vittoria.

Roberto Antonini, New York

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