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Tempio solare: avvocato ginevrino attacca Tabachnik

Il processo di Grenoble contro il direttore d'orchestra franco-svizzero Michel Tabachnik promette di far luce sui massacri degli adepti dell'Ordine del tempio solare (OTS). Tabachnik, unico imputato, è accusato di essere il teorizzatore di quelle stragi e quindi l'indottrinatore degli adepti. Ed è da lui che un avvocato delle famiglie delle vittime spera di conoscere la verità su quanto è accaduto.

Le prime stragi erano avvenute nel 94 a Morin Heights, in Canada e a Cheiry e Salvan, in Svizzera. Un anno dopo in Francia, nel Vercors, e ancora nel 97 in Canada: a Saint-Casimir. In tutto 74 morti: una parte di queste persone si sono suicidate, un’altra parte sono state palesemente uccise, anche se la responsabilità per questi assassinii è ancora avvolta dal mistero. Ed è proprio per far luce su quanto avvenne, che – come ha confidato in un’intervista a swissinfo – l’avvocato ginevrino, Jacques Barillon, rappresentante di diverse famiglie delle vittime, intende sottoporre Tabachnik a un duro interrogatorio.

swissinfo: Avvocato Barillon, Tabachnik dice che dirà tutta la verità. Lei ci crede?

Avvocato Barillon:
“No, se avesse la verità spontanea da far conoscere l’avrebbe già espressa. Io lo metterò in confronto con le contraddizioni e le menzogne che ha finora proferito. Vede, nel dossier ci sono intercettazioni telefoniche: quando si è ascoltati e non si sa di esserlo è molto difficile mascherare i fatti e la realtà. Spero che il presidente del Tribunale mi lasci svolgere gli interrogatori con molta libertà, affinché non possa orchestrare le sue risposte come dei concerti. Come ho detto davanti ai giudici, trovo desolante che, dopo aver scelto di rimanere in silenzio tanto tempo, il suo primo intervento – tramite il suo avvocato – sia stato diretto a impedire che le famiglie delle vittime possano esprimere il loro dolore.”

swissinfo: Chi rappresenta lei come avvocato di parte civile e quale sarà la sua strategia.

Avvocato Barillon:
“Rappresento diverse famiglie delle vittime, gente che ha perso parenti o vicini nel Vercors, ma anche parenti di persone morte in Svizzera un anno prima. Rappresento anche l’Associazione di difesa delle vittime del tempio solare. Dunque, in tutto tanta gente che ha sofferto, che soffre e che attende questo processo da tempo. Il nostro obiettivo è primariamente quello di ricerca della verità. Bisogna assolutamente che molti elementi di questa tragedia che finora sono rimasti nascosti siano resi noti, risalgano finalmente in superficie, ci proveremo.”

swissinfo: Come valuta il lavoro svolto dal giudice istruttore francese Luc Fontaine? Ha rimproveri da muovergli ?

Avvocato Barillon:
“No, vede, il giudice istruttore è un uomo solo e con mezzi limitati, che lavora con difficoltà in un caso come questo difficile da istruire, e per di più avviato male. Perché in Svizzera un anno prima, là dove l’Ordine del tempio solare aveva colpito, l’affare era stato trattato come un suicidio collettivo, il che non aveva certo favorito la ricerca della verità. Quando il giudice francese ha preso in mano questo dossier dopo il massacro del Vercors, era dunque in un qualche modo handicappato dal lavoro mal fatto dai suoi colleghi svizzeri, in buona fede, beninteso, ma comunque mal fatto. Ha lavorato come ha potuto e personalmente trovo che il risultato, un documento di 500 pagine, costituisca un atto d’accusa solido verso Michel Tabachnik, che comunque come imputato rimane un presunto innocente e ha il diritto di difendersi come meglio crede.”

swissinfo: Ma, concretamente, cosa rimprovera alla giustizia svizzera?

Avvocato Barillon:
“Il rimprovero è d’aver considerato i massacri del 94 a Cheiry e Salvan dei suicidi collettivi. Con tutta evidenza erano almeno in parte degli assassinii, vede, quando dei bambini sono trovati con la testa crivellata di pallottole e coperta da sacchetti di plastica non si può pensare che l’abbiano fatto volontariamente. Ci sono stati quindi degli errori di diagnosi – come quando un medico si sbaglia e vede un raffreddore al posto di un cancro – ma da parte di alcuni inquirenti, non di tutti, bisogna sottolinearlo. In questo ambito, il giudice friburghese André Piller ha trattato questa inchiesta come un suicidio collettivo, facendo quindi involontariamente il gioco degli assassini e dei loro complici. Ma non è andata così e per fortuna altri inquirenti la pensano diversamente e continuano nelle inchieste, perché il dossier è ancora aperto in Vallese e a Ginevra.”

swissinfo: Dunque, secondo lei questo processo aiuterà la giustizia svizzera.

Avvocato Barillon:
“Non può certo far male. Il peggio che possa succedere è che non si concluda niente di nuovo. Ma ci si può senz’altro attendere che faccia risollevare le inchieste negli altri paesi.”

intervista raccolta da Flavio Fornari

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