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Il Bellevue, tra mito e storia

Luogo favorito di accoglienza per gli ospiti stranieri del governo svizzero, l'Hotel Bellevue si trova dal 1994 nella mani della Confederazione Keystone

Inaugurato nel 1913, l'Hotel Bellevue festeggia il suo centenario. Tra le colonne neoclassiche delle sue ampie sale hanno camminato capi di Stato, re e artisti di tutto il mondo. Nell’albergo, che è stato anche un covo di spie, si decidono a volte le sorti dei ministri svizzeri.

La Svizzera posa rotaie, perfora le Alpi, costruisce ponti e traccia sentieri. Siamo nella Belle Époque, periodo spensierato che precede la Prima guerra mondiale. A cavallo tra l’Ottocento e il Novecento vengono eretti nei punti panoramici più suggestivi delle Alpi alcuni tra i più prestigiosi alberghi elvetici: il Grand-Hotel Victoria Jungfrau a Interlaken, l’Hotel Gletsch presso il ghiacciaio del Rodano e l’Hotel Palace a St. Moritz.

A Berna, al cospetto dei tre giganti di pietra Eiger, Mönch e Jungfrau, veniva aperto 100 anni fa il Bellevue Palace, albergo di lusso, che funge ancora oggi un po’ da scacchiere della vita politica del Palazzo federale.

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Una dimora per gli ospiti illustri del governo

Questo contenuto è stato pubblicato al Eleganza senza sfarzi smodati, mondanità in un clima di discrezione: il Bellevue Palace rispecchia in modo piuttosto fedele lo stile di vita della scena politica svizzera, che rifugge il clamore e gli eccessi. Frequentato da parlamentari, imprenditori e lobbisti, oltre che da molti ospiti del governo, l’albergo figura un po’ da luogo di potere, in…

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Camere per la nuova Svizzera

È il 27 novembre 1913. Il Bellevue, com’è chiamato familiarmente l’albergo a cinque stelle di Berna, si presenta sotto una nuova lussuosa veste. «Realizzato in stile neoclassico, questo albergo si distingue per l’estrema sobrietà decorativa, le colonne e gli stupendi stucchi. Doveva essere elegante e mondano, ma non sfarzoso, per accogliere l’alta società e gli ospiti di Stato», ricorda Benno Schubiger, presidente della Società di storia dell’arte in Svizzera.

Tuttavia, la storia del Grand Hotel inizia molto prima ed è legata a doppio filo con quella del nascente Stato federale. Sconfitti i conservatori durante la guerra civile del Sonderbund, approvata la nuova Costituzione federale dal popolo, Berna diventa capitale nel 1848. Servono una sede del governo, edifici amministrativi, case e alberghi per accogliere gli allora 111 deputati e i 44 senatori.

A ovest del palazzo del governo, l’Hotel Bernerhof dà alloggio ai parlamentari dalla fine degli anni Cinquanta. Poco dopo, nel 1865 viene inaugurato il «vecchio» Bellevue, a pochi metri ad est della sede del governo. Tra il 1911 e il 1913, nasce dalle macerie di quello precedente, il Bellevue Palace, l’imponente costruzione dalla quale si gode di una splendida vista sulle Alpi bernesi.

1865, Carl Friedrich Leopold Osswald, oste di una rinomata locanda bernese, erige e apre l’Hotel Bellevue.

1911, 1° novembre, inizia l’abbattimento del vecchio hotel per la costruzione di un edificio più moderno e accogliente

1913, 27 novembre, inaugurazione del «nuovo» Bellevue con un banchetto per 2000 persone

1914, scoppio della Prima guerra mondiale, l’Hotel Bellevue diventa il quartier generale dell’esercito svizzero

1939, scoppio della Seconda guerra mondiale, l’albergo rimane aperto durante tutta la durata del conflitto e diventa un luogo d’incontro della gente locale, di diplomatici, parlamentari, funzionari e spie

1976, su richiesta della Confederazione, la Banca nazionale acquista l’albergo per evitare che sia acquisito da investitori stranieri

1987, ampia ristrutturazione che si protrae per quattro anni, fino al 1991, e i cui costi ammontano a 20 milioni di franchi

1994, 24 giugno, la Banca nazionale regala l’Hotel Bellevue alla Confederazione

2013, il Bellevue Palace festeggia cento anni

Quartier generale

A pochi mesi dall’apertura, l’idillio si infrange con lo scoppio della Prima guerra mondiale. I turisti stranieri abbandonano l’albergo, i confini si chiudono e l’esercito elvetico, con alla testa il generale Ulrich Wille, sceglie il Bellevue come quartier generale. Oltre ai militari, gli androni dell’albergo sono percorsi sempre più spesso da diplomatici e politici dei vari paesi in conflitto.

«Si racconta che la sala da pranzo fosse attraversata da confini invisibili. Da una parte sedevano gli ospiti degli imperi centrali, tedeschi e austro-ungarici, dall’altra gli alleati, francesi, inglese e italiani, e in mezzo, in una specie di terra di nessuno, di zona neutrale, c’erano gli americani, almeno fino a quando, dopo la loro entrata in guerra, lo “chef du service” li invitò ad accomodarsi tra gli alleati», ricorda il direttore del Bellevue Urs Bührer.

Negli anni Venti, l’eco dei passi marziali è lontana. Nelle ampie sale si sentono di nuovo il fruscio dei vestiti eleganti e il tintinnio dei rubli, dei dollari, delle lire. L’albergo supera indenne il primo conflitto e il periodo seguente. Non così, invece, il Bernerhof che deve dire addio agli antichi fasti, quelli che lo indicavano come l’hotel più prestigioso d’Europa. Dopo la chiusura, nel 1924 la Confederazione acquista l’albergo, trasformandolo in edificio amministrativo e sede del Dipartimento federale delle finanze.

Covo di spie

Durante la Seconda guerra mondiale, Berna, con Madrid e Londra, si trasforma in una sorta di crocevia mondiale, in cui sono ordite le trame dello spionaggio internazionale. In questo periodo, l’Hotel Bellevue accoglie spie, diplomatici, politici e il suo bar diventa famoso in tutto il mondo perché inesauribile fonte di informazioni. Gli agenti segreti più famosi, quali la britannica Elizabeth Wiskemann, il tedesco Hans Bernd Gisevius, sono di casa al Grand Hotel.

Dal 1939, l’addetto militare statunitense Barnwell Rhett Legge dirige da Berna i servizi segreti americani contro la Germania nazista, finendo vittima a sua volta del controspionaggio tedesco. Per tre mesi, dal gennaio al marzo 1942, le spie germaniche riescono a decifrare i messaggi criptati stelle e strisce, grazie alla collaborazione di Jakob Fürst, un giovane svizzero filonazista.

Non è un caso che alcuni thriller di spionaggio siano ambientati nelle sale del Bellevue, ad esempio la recente pubblicazione «Geheime Agentin» dello storico Peter Kamber, così come alcuni film, tra cui «Tutti gli uomini di Smiley» del 1982, tratto da un romanzo omonimo di John le Carré.

Così, il bar del Bellevue si trasforma un po’ in mito, in un intreccio tra alcune verità e molta fantasia. E il mistero è custodito gelosamente dalle mute pareti e dai collaboratori che sanno molto bene che la discrezione è tutto. «Siamo albergatori. Vediamo molto, ma non diciamo nulla», dice il direttore Urs Bührer.

Winston Churchill, primo ministro britannico, 1946; Thomas Mann, scrittore tedesco, 1947; Arthur Rubinstein, pianista polacco, 1948; Walt Disney, produttore cinematografico americano, 1949; Charlie Chaplin, attore e regista, 1955; Marc Chagall, pittore francese, 1958; Sophia Loren, attrice italiana, 1978; Elizabeth II, regina di Inghilterra, 1980; Michail Gorbatschow, ex presidente dell’Unione sovietica, 1993; Nelson Mandela, presidente del Sudafrica, 1997; Fidel Castro, presidente di Cuba, 1998; Carl Lewis, ex atleta americano, 2012

Dependance del potere

A un tiro di schioppo dal Palazzo federale, il Bellevue era predestinato a diventare la dependance del potere. «Durante le sessioni, l’hotel ospitava fino a 65 parlamentari. Inoltre, la presenza massiccia di politici richiamava un po’ da tutta la Svizzera al Bellevue personalità di spicco del mondo economico e lobbisti. Era un andirivieni costante che faceva tintinnare le casse dell’albergo», racconta Fritz Mäder, direttore dell’albergo dal 1977 al 1982.

Ancora oggi, la sera prima delle elezioni del governo, gli esponenti più influenti dei maggiori partiti politici si incontrano al bar. È la cosiddetta «notte dei lunghi coltelli», durante la quale, a volte, si decide chi diventerà, il giorno dopo, consigliere federale. Alcuni ministri hanno alloggiato per qualche tempo nel luogo in cui è stato tratto il dado del loro futuro politico. «In tarda serata, al loro rientro dal lavoro i membri del governo erano felici se il bar era semivuoto perché potevano finalmente godersi una birra o un whisky in pace» ricorda Fritz Mäder.

Ma vuoto, per davvero, l’albergo non lo è mai. La centenaria storia dell’Hotel Bellevue è costellata da una lunga lista di personalità della politica e della cultura, da una miriade di ricevimenti, cocktails, banchetti per re, regine e ospiti di Stato. Alcuni hanno lasciato nel libro degli ospiti la loro firma, quasi unica traccia del loro passaggio, custodito silenziosamente tra le mura dell’Hotel Bellevue a Berna.

L’Hotel Bellevue

– ha 129 camere, di cui 24 suite e una suite presidenziale

– organizza 2200 eventi all’anno

– prepara fino a 1000 pasti al giorno

– impiega 200 collaboratori

– all’anno, dà alloggio a quasi 20 000 ospiti e conta circa 300 000 clienti

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