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A Rio 138 morti nell’operazione anti-narcos più letale di sempre

Keystone-SDA

Continua a salire il numero delle vittime della più sanguinosa operazione di polizia nella storia delle favelas di Rio de Janeiro: il bilancio complessivo è attualmente di 138 morti.

(Keystone-ATS) Almeno 74 corpi raccolti nelle ultime ore dai residenti nelle comunità che compongono i complessi di Alemão e Penha si sono aggiunti ai 64 cadaveri di presunti trafficanti di droga e di quattro poliziotti morti nel corso dei raid.

Nella maxioperazione lanciata dal governatore Cláudio Castro, del Partito liberale dell’ex presidente Jair Bolsonaro, contro il Comando Vermelho, la principale fazione criminale della città, sono stati dispiegati oltre 2’500 uomini nei complessi di Alemão e Penha, dove vivono 280’000 persone in decine di favelas.

I narcos hanno reagito con droni carichi di granate, fucili d’assalto capaci di abbattere elicotteri e autobus sequestrati per bloccare le vie di accesso, mentre circolavano messaggi su WhatsApp che costringevano la popolazione a partecipare ai blocchi.

Raffiche di oltre 200 colpi al minuto hanno trasformato alcune zone di Rio in un autentico campo di battaglia mentre il principale ricercato, Edgar Alves Andrade, detto Doca da Penha, leader del Comando Vermelho, continua a essere latitante anche se contro di lui pendono venti mandati di cattura per più di cento omicidi.

I corpi raccolti dagli abitanti si trovavano soprattutto in una zona di fitta vegetazione chiamata collina della Misericordia, dove si sono concentrati gli scontri più feroci. A spiegare il perché è stato il segretario della polizia militare Marcelo Menezes in una conferenza stampa questa mattina. Prevedendo la fuga dei presunti trafficanti verso la regione in cima alla collina dove si è sviluppata la favela – dopo l’arrivo dei primi mezzi militari agli ingressi principali – le forze di sicurezza hanno organizzato proprio in quest’area un “muro” di contenimento da parte degli agenti del Battaglione delle operazioni speciali (BOPE). Gli scontri sono durati ore, aggravando così il bilancio delle vittime. Menezes ha affermato che i sospettati che hanno deciso di arrendersi sono stati arrestati.

Al termine delle operazioni nessuna autorità ha raggiunto l’area e sono stati i residenti a raccogliere i corpi, adagiati poi l’uno accanto all’altro in piazza São Lucas. I resti, molti sfigurati, sono stati esposti per ore per facilitare il riconoscimento da parte delle famiglie, anche attraverso tatuaggi e abiti che usavano quando sono iniziati gli scontri all’alba di ieri mattina. Sul posto si è radunata una moltitudine di persone e familiari sotto shock.

Le salme saranno poi trasportate presso l’istituto medico legale per ulteriori perizie. Le indagini dovranno provare se tutti i deceduti avessero qualche tipo di coinvolgimento con il Comando Vermelho – organizzazione criminale nel mirino della polizia – o se sono stati vittime di pallottole vaganti. Menezes ha garantito che “i danni collaterali sono stati contenuti”.

“È un’operazione dello Stato contro i narcoterroristi”, ha dichiarato Castro, chiedendo il sostegno del governo federale e denunciando l’isolamento di Rio.

Per ora, tuttavia, l’unica certezza è che la città oggi è rimasta paralizzata, con scuole e università chiuse, voli sospesi all’aeroporto Galeão, trasporti pubblici nel caos e migliaia di lavoratori costretti a tornare a casa a piedi.

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