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CalMatters, giornalismo digitale come baluardo della democrazia

edificio in cui ha sede il governo della california
Dave Lesher, fondatore di CalMatters, vuole promuovere una maggiore trasparenza nella politica partendo da Sacramento. Nell'immagine: sede governativa dello Stato della California. 2025 Getty Images

Il presidente Donald Trump domina il panorama mediatico statunitense, grazie alla sua piattaforma di social media e ai continui annunci pubblici. Finendo per rafforzare una tendenza decennale: la progressiva scomparsa delle notizie locali. Per contrastare il fenomeno, è scesa in campo una piattaforma digitale di supporto alle inchieste giornalistiche. L'obiettivo: rafforzare la democrazia.

“Donald Trump occupa tutta la scena mediatica”, constata il giornalista Dave Lesher. La copertura giornalistica attorno al presidente, dice, prosciuga le risorse di molti media e così facendo, finisce per limitare quella di tanti eventi e sviluppi importanti a livello locale e regionale. Lesher ha lavorato per anni come cronista per il Los Angeles Times, dove si occupava di politica californiana.

La folgorante digitalizzazione degli ultimi anni, sostiene Lesher, avrebbe ulteriormente rafforzato la tendenza. E i dati sembrano dargli ragione. Secondo il più recente rapporto State of Local News (“La situazione del giornalismo locale”) dell’Università Northwestern di Evanston, Chicago, negli ultimi 20 anni sono scomparse dal panorama mediatico statunitense il 40% di quelle che erano circa 9’000 testate.

Il rapporto definisce “deserto dell’informazione” quasi 200 distretti, nei quali manca oggi completamente la copertura di eventi locali. E proprio in quelle aree del Paese, Trump ha conseguito alle ultime elezioni una vittoria schiacciante.

>> Il nostro contributo su come la digitalizzazione possa avanzare il più possibile nel rispetto della democrazia:

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Nel mondo, si allarga il deserto dell’informazione

Non sarebbe un fenomeno solo statunitense. Al contrario, secondo l’organizzazione non governativa World Justice Report (WJP), che è di casa a Washington, Città del Messico e Singapore, i deserti dell’informazione sarebbero un problema globale.

La digitalizzazione dei media ha messo in crisi il modello d’affari di molte pubblicazioni tradizionali, che si fondava su abbonamenti e inserzioni pubblicitarie. Il mercato digitale è dominato da giganti come Meta e Google, presso i quali però è molto difficile per un media on-line riuscire a vendere abbonamenti e pubblicità. Lo studio pubblicato da WJPCollegamento esterno sostiene che nei Paesi democratici questi sviluppi finiscono per limitare l’accesso all’informazione da parte dell’opinione pubblica.

Dave Lesher ha fondato nel 2015, quando ancora non c’era stata la prima vittoria di Trump, l’organizzazione giornalistica senza scopo di lucro CalMattersCollegamento esterno. “Ci finanziamo con donazioni, e ci impegniamo per una maggiore trasparenza in politica”, spiega a Swissinfo. L’abbiamo intervistato a Sacramento, in occasione di un incontro della squadra di lavoro che gestisce la piattaforma di ricerca Digital DemocracyCollegamento esterno (democrazia digitale).

piattaforma digital democracy
Lo strumento di ricerca “Digital Democracy” di CalMatters. calmatters.com


Del gruppo fanno parte persone che si occupano di giornalismo, di marketing, di analisi politica, e anche il professor Foaad Khosmood, che insegna tecniche informatiche al politecnico pubblico universitario CalPoly di San Luis Obispo.

“L’idea originaria era che Digital Democracy avrebbe consentito a cittadini e cittadine un migliore accesso ai processi legislativi. Purtroppo, però, inizialmente il progetto è stato un fallimento: i dati che avevamo raccolto si sono rivelati non abbastanza accurati, e poco comprensibili”, racconta Khosmood. Risultato: la piattaforma è rimasta praticamente inutilizzata, ottenendo dunque un ben magro risultato.

Opinione pubblica e intelligenza artificiale

Proprio nello stesso giorno della prima vittoria di Trump, nel novembre 2016, l’elettorato californiano ha approvato una riforma costituzionale che obbliga le autorità a registrare ogni audizione e dibattito parlamentare nelle due Camere, e a renderle pubbliche entro 24 ore.

“Questa riforma, l’avvento dell’intelligenza artificiale (IA), e la nostra decisione di modificare il target di riferimento del progetto, si sono rivelate una svolta”, dice Khosmood. “Digital Democracy è ora uno strumento destinato a giornalisti e giornaliste, che lo utilizzano per le loro inchieste”.

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Nella redazione di Sacramento dell’emittente televisiva CBS, incontriamo la giornalista investigativa Julie Watts. Racconta a Swissinfo di quanto sia preziosa per il suo lavoro la piattaforma: “La uso ogni giorno, e per quasi tutti i miei servizi”.

Watts imbraccia la tastiera del computer per mostrarci come funziona: “Prendiamo l’esempio della riforma dei collegi elettorali, anche nota come Gerrymandering“. È un tema che in questo momento suscita un’ennesima ondata di interesse negli Stati Uniti.

Alla vigilia delle elezioni 2026, lo Stato del Texas ha approvato una riforma che aumenterebbe la quota repubblicana al Congresso. In California, il Governatore Gavin Newsom ha dunque lanciato un controprogetto, la cosiddetta ‘Proposta 50’, sulla quale l’elettorato californiano sarà chiamato a pronunciarsi il 4 novembre 2025.

Trascrizioni dei discorsi di 100’000 personalità politiche

Usando alcune parole-chiave di ricerca, Watts trova velocemente su Digital Democracy una buona panoramica delle dichiarazioni di rappresentanti di punta del partito democratico, che di recente hanno alzato la voce contro la riforma.

“La piattaforma mi mette a disposizione nel giro di pochi secondi video, citazioni e informazioni di contesto che posso immediatamente utilizzare per il mio lavoro. In passato, dovevo investire molto tempo per arrivare allo stesso risultato”, dice la pluripremiataCollegamento esterno giornalista.

donna davanti a un computer
La giornalista investigativa Julie Watts a Sacramento. Bruno Kaufmann / SWI swissinfo.ch

Nella piattaforma sono disponibili e fra loro collegate le trascrizioni delle dichiarazioni di oltre 100’000 personalità della politica, informazioni finanziarie, articoli usciti sui media e contributi pubblicati sui social media, nonché tutto quanto riguardi il quadro giuridico. “Per esempio, ciò mi consente di verificare velocemente se una politica molto presente nel dibattito sulle questioni ambientali abbia magari ricevuto contributi elettorali dall’industria petrolifera”, spiega.

Digital Democracy e l’IA hanno portato evidenti benefici al lavoro di Julie Watts: “Grazie all’analisi di oltre un milione di votazioni in Parlamento e migliaia di ore di audizioni, ho potuto dimostrare che oltre duemila progetti di legge non sono stati approvati poiché taluni parlamentari non hanno partecipato a votazioni cruciali”. Risultato: su una serie di questioni, come la vicenda del farmaco Fentanyl, una cittadinanza meglio informata ha deciso di lanciare un’iniziativa popolare.

>> Leggi la storia di Karl Bürkli, lo svizzero che ha ispirato la democrazia diretta in Stati federati americani come la California:

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Questo contenuto è stato pubblicato al Negli Stati Uniti, il percorso verso la democrazia diretta è passato da Zurigo. Una vicenda strettamente legata alla storia del socialista Karl Bürkli, un pragmatico utopista.

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Reto Vogt, esperto svizzero di IA e media, sottolinea che questo caso mostra che per piattaforme di ricerca come Digital Democracy non serva solo trasparenza e dati, ma anche la conoscenza delle sfumature nel mondo della politica e dei legami di causalità, che consentono di interpretare correttamente le informazioni. “In Svizzera, per esempio, i modelli che sfruttano l’intelligenza artificiale non hanno ancora a disposizione volumi di dati abbastanza grandi, soprattutto nel giornalismo locale”.

A Sacramento, insomma, la copertura mediatica dei dibattiti politici sarebbe in buona salute, nonostante la dominanza di Trump nella conversazione pubblica. Tutt’altra musica nella meridionale Central Valley, dove sono ormai poche le testate locali.

“Molti quotidiani sono scomparsi, o appartengono a grandi hedge fund (fondi di investimento ad alto rischio), che li sfruttano come piattaforme pubblicitarie e casse di risonanza per i loro interessi”, dice Brianna Vaccari, redattrice in capo di The Merced Focus, una piattaforma giornalistica digitale di casa nella piccola città di Merced.

La testata non ha un ufficio e conta su appena una manciata di collaboratori e collaboratrici: “Facciamo parte di un collettivo giornalistico della Central Valley, che si finanzia con le donazioni che provengono da fondazioni e da privati”, spiega.

Un’inchiesta sulla qualità dell’acqua potabile

La scorsa estate, Vaccari ha ricevuto una segnalazione da Digital Democracy. Una deputata democratica della sua zona aveva depositato una proposta di legge che in caso di problemi di qualità dell’acqua erogata, avrebbe protetto da cause legali le aziende pubbliche che la forniscono.

“La notizia mi ha sorpreso, e mi sono messa ad approfondire la questione”, racconta Vaccari, che ha poi lavorato all’inchiesta con un giornalista di CalMatters. L’articoloCollegamento esterno ha avuto grande risonanza a Merced. “Abbiamo potuto mostrare quali siano le conseguenze sulla salute e sulle finanze pubbliche di alcune recenti modifiche legislative statali”.

Conclude Vaccari, che alla fine dei conti proprio questo è l’obiettivo di CalMatters: informare la cittadinanza, a prescindere dagli schieramenti. Per superare a livello locale i fossati politici e ideologici.

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A cura di Mark Livingston

Traduzione di Serena Tinari

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