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Conferenza di Monaco sulla sicurezza, dialogo su fondamenta traballanti

Persone riunite
La Conferenza sulla sicurezza ha compiuto 60 anni e alcuni conflitti sembrano di vecchia data. Michael Kuhlmann

Le crisi globali si stanno intensificando e la classe politica riunitasi a Monaco ha cercato un modo per disinnescarle attraverso il dialogo. Ma manca il consenso su come ciò debba accadere. E per gli Stati neutrali, come la Svizzera, il margine di manovra rimane ristretto.

La più importante conferenza internazionale sulla sicurezza ha compiuto 60 anni, ma nessuno ha voglia di festeggiare. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, decine di conflitti armati e disastri umanitari: lo stato attuale del mondo è foriero di un’escalation di tensioni e di crisi globali ancora più gravi. In questo contesto, la Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC) ha invitato i e le partecipanti a promuovere ciò che è stato trascurato negli ultimi anni: il dialogo.

Il motto della Conferenza era “Pace attraverso il dialogo” e la massiccia presenza di polizia nel centro della città è apparso in netto contrasto con lo slogan: 5’000 agenti di polizia sono stati dispiegati per garantire la sicurezza degli e delle ospiti provenienti da tutto il mondo, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, probabilmente uno dei politici meglio sorvegliati al mondo attualmente.

L’immagine riflette lo spirito del momento in Europa: il riarmo prosegue a pieno regime, in linea con il detto: “Se vuoi la pace, prepara la guerra”. Secondo la MSCCollegamento esterno, l’umore in Occidente è diventato più pessimista, e si rischia un potenziale di escalation a livello planetario. Dopotutto, l’ordine mondiale basato sulle regole – fondamenta del dialogo politico – naviga in cattive acque dopo l’invasione dell’Ucraina.

I punti seguenti sono descritti nel Rapporto sulla sicurezza 2024:

– Le ambizioni imperialistiche della Russia in Europa orientale, che hanno già scatenato la guerra in Ucraina.

– Un’escalation di violenza nella zona dell’Indo-Pacifico, dove la Cina sta sempre più perseguendo le sue rivendicazioni marittime con pressioni militari.

– La guerra israelo-palestinese, che potrebbe destabilizzare ulteriormente l’intera regione.

– L’aumento dell’instabilità nella regione del Sahel, dove lo scorso anno si sono verificati una serie di colpi di Stato militari.

– La frammentazione della globalizzazione, che mette in pericolo soprattutto gli Stati economicamente più deboli.

– La politica climatica coordinata a livello globale, che rischia di essere vittima di tensioni geopolitiche.

– Le rivalità tecnologiche nei settori dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale, che potrebbero portare a una frammentazione del settore tecnologico.

Chi non era a Monaco?

Ma si può dialogare se non sono presenti gli attori principali? Russia, Iran e Corea del Nord non sono stati esplicitamente invitati – il nuovo “Asse del male”, per così dire, almeno dal punto di vista dell’Occidente, una prospettiva che non è affatto condivisa ovunque. Un esempio significativo è stato fornito dall’ex ministra della Difesa e degli Esteri keniota Raychelle Omamo, che durante una tavola rotonda sul ruolo della Russia in Africa ha detto: chiunque interagisca con gli Stati africani su un piano di parità e con intenzioni oneste è considerato un amico.

A poche centinaia di metri dall’hotel Bayrischer Hof, dove tradizionalmente si svolge la MSC, nel secondo dei tre giorni del vertice si è tenuta una manifestazione contro la “Conferenza sulla sicurezza della NATO”, un’approssimazione non del tutto sbagliata. La guerra russo-ucraina è stata al centro dell’attenzione a Monaco, anche perché in Occidente si cerca sempre più di incoraggiare il sostegno all’Ucraina. E la possibile rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti minaccia di destabilizzare il campo occidentale. Il senatore repubblicano Pete Ricketts ne ha dato un assaggio spiegando le tendenze isolazioniste del suo partito: sigillare il confine con il Messico è più importante del sostegno all’Ucraina.

Quest’anno ricorre il 75esimo anniversario del Patto atlantico, uscito dal suo torpore con la guerra in Ucraina. Tuttavia, non è chiaro quale sia il futuro della NATO. Sebbene l’unità iniziale dopo l’invasione dell’Ucraina si sia un po’ affievolita, l’alleanza continua a rafforzarsi e a consolidarsi, con l’aumento dei bilanci per la difesa degli Stati membri e tramite legami più stretti con Paesi amici in Europa e altrove. L’anno scorso, l’alleanza ha accolto anche un nuovo membro, la Finlandia, e l’adesione della Svezia – Paese tradizionalmente neutrale – sembra essere prossima.

Ragazzo con bandiera ucraina
Manifestazione a Monaco a sostegno dell’Ucraina. KEYSTONE

Il ruolo secondario della neutralità

In tempi bellicosi, chi si dichiara neutrale è sempre stato sotto pressione. Gli Stati neutrali, come la Svizzera, l’Austria e l’Irlanda, sostengono che la neutralità permette di svolgere un ruolo di mediazione – ma spesso vengono accusati di opportunismo.

Lo scarso interesse che suscita la neutralità alla MSC è stato evidente dall’unica conferenza del programma dedicata all’argomento, che si è svolta in concomitanza con il discorso di Volodymyr Zelensky, poco dopo la firma degli accordi di sicurezza di Germania e Francia con l’Ucraina. L’attenzione è stata dunque minima.

Durante l’incontro sulla neutralità, sono state riaffermate alcune delle linee guida: resistere alle pressioni ed esplorare modi per mediare tra i diversi campi, cercando di essere utili, più che popolari. Tuttavia, è anche chiaro che i Paesi neutrali d’Europa sono in gran parte alla ricerca di legami più stretti con la NATO. Come ha dichiarato in un’intervista il responsabile delle relazioni internazionali della Svizzera in ambito di difesa, Markus Mäder, presente alla conferenza, esiste un interesse naturale per la cooperazione nel settore militare.

Cosa fa la Svizzera?

A differenza della maggior parte dei Paesi europei, la Svizzera non era presente a livello ministeriale. Ciò ha suscitato critiche in patria. Ritorna alla memoria l’affermazione dell’ambasciatore statunitense a Berna, secondo cui la Svizzera è il buco nella ciambella della NATO e beneficia in modo sproporzionato dell’anello di difesa dell’alleanza che la circonda.

Una conferenza di pace sull’Ucraina in Svizzera è stata annunciata per quest’anno, anche se non è stato ancora comunicato alcun impegno, soprattutto da parte dei Paesi non occidentali che vedono la guerra come un affare dell’Occidente e cercano di prendere le distanze. La stessa Russia ha più volte sottolineato che la Svizzera non può essere considerata un mediatore affidabile, poiché ha rinunciato alla sua neutralità allineandosi alle sanzioni europee.

Anche se la Svizzera non ha potuto promuovere la conferenza di pace durante la MSC, il Presidente ucraino Zelensky vi ha fatto riferimento nel suo discorso: In Svizzera, il mondo potrebbe decidere come ripristinare l’ordine basato sulle regole, ha detto. La Svizzera si è rallegrata di sentire queste parole. Tuttavia, non è affatto garantito che gli altri la vedano allo stesso modo.

Zelensky
Quando parla, viene ascoltato. La domanda è: per quanto tempo ancora? Volodymyr Zelensky ha tenuto un discorso molto seguito durante la MSC. KEYSTONE

Come la MSC ha dimostrato, le condizioni per il dialogo nelle crisi attuali sono sempre meno scontate. La conferenza stampa del premier palestinese Mohammed Shtajjeh ne è stata un esempio. Per tre giorni si è parlato molto della guerra in corso in Medio Oriente, ma non sono stati presentati risultati concreti e la sua conferenza stampa, l’ultima in programma, è stata cancellata.

A cura di Mark Livingston

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