Allarme Onu, Ebola minaccia pace, volontari assassinati
(Keystone-ATS) La crisi provocata dal virus Ebola “è una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale”: è l’allarme lanciato dalle Nazioni Unite per la diffusione di una epidemia che il direttore dell’Oms, Margaret Chan, non esita a definire la crisi “non solo un’emergenza sanitaria, ma una vera e propria crisi umanitaria, economica e sociale”, mentre da un villaggio della Guinea, uno dei tre paesi al centro dell’epidemia, giunge la notizia che sette operatori in missione di sensibilizzazione sui rischi sanitari sono stati assassinati a colpi di machete.
A New York, il Consiglio di Sicurezza ha adottato una risoluzione per rafforzare la risposta globale alla diffusione del letale virus in Africa occidentale, i cui Paesi – è l’appello delle Nazioni Unite – “non devono essere isolati” dalla comunità internazionale.
E dopo l’annuncio di Obama, che invierà 3.000 soldati nelle regioni colpite, anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha dato il via a una nuova missione di emergenza (Unmeer) per coordinare la lotta contro la malattia e inviare personale nei Paesi in cui si annidano i focolai (Sierra Leone, Guinea e Liberia). Le priorità strategiche della missione – spiega Ban – saranno quelle di fermare la diffusione della malattia, curare i pazienti infetti, garantire servizi essenziali, preservare la stabilità e prevenire la diffusione nei Paesi dove il virus non si è ancora diffuso.
E mentre l’Oms aggiorna il bilancio dei morti a 2.622, il Consiglio di Sicurezza “invita gli Stati membri ad abolire le restrizioni sui viaggi e alle frontiere imposte a causa di Ebola, che contribuiscono ad un ulteriore isolamento dei Paesi colpiti”. Anche le compagnie aeree e navali vengono invitate a mantenere i collegamenti con tali Paesi. E si chiede agli Stati membri di “fornire assistenza urgente, compresi ospedali da campo e personale”.
E diventa allarmante il fenomeno del rifiuto opposto da parte della popolazione di Paesi africani colpiti alla lotta al virus, che per la prima volta sfocia nell’omicidio: nel villaggio guineano di Womè, sette operatori sono stati massacrati a colpi di machete o di arma da fuoco, ha reso noto il governo di Conakry, spiegando che la popolazione del villaggio è fuggita.
Nel frattempo Ban ha convocato un vertice dei capi di stato e di governo per discutere l’emergenza Ebola il prossimo 25 settembre, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a cui dovrebbe partecipare anche il presidente americano, Barack Obama. Una risposta che tuttavia è tradiva per il Parlamento europeo, il quale in una risoluzione bipartisan approvata in sessione plenaria denuncia come la comunità internazionale abbia finora “sottovalutato” l’epidemia e “tardato a elaborare” una risposta.
Ora – afferma l’assemblea di Strasburgo – il Consiglio di Sicurezza deve pensare a inviare risorse di difesa militari e civili. E la Ue deve intensificare gli sforzi a tutto campo, con il Consiglio Ue che ha esortato a convocare una riunione ministeriale “per stabilire un piano d’emergenza”.
Gli ultimi dati dell’Oms mostrano infatti una situazione particolarmente allarmante: nella settimana che si è conclusa il 14 settembre ci sono stati per la prima volta dall’inizio dell’epidemia più di 700 nuovi casi di Ebola in Africa, che porta il numero totale a 5.335, con 2.622 morti. Più della metà di questi si sono verificati negli ultimi 21 giorni del conteggio, iniziato lo scorso gennaio.
In Italia, tuttavia, non c’è rischio di contagio: ad affermarlo è Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, centro di riferimento per l’Ebola nel nostro Paese. “Il rischio di contagio è zero, o assolutamente vicino allo zero. L’Italia – sottolinea Ippolito – ha la capacità di gestire eventuali casi, ma il grande lavoro va fatto in Africa, e le istituzioni italiane devono lavorare lì”. Nel frattempo, la volontaria francese di Medici Senza Frontiere (Msf) contagiata in Liberia sta per essere rimpatriata e ricoverata nell’ospedale militare di Saint-Mandè, alle porte di Parigi.