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Ancora razzi e raid, il conflitto a Gaza non si ferma

Secondo i dati dell'esercito israeliano diffusi a metà giornata, il sistema di difesa Iron Dome ha intercettato 175 razzi lanciati dalla Striscia. Nella foto la città di Ashqelon. Keystone/AP/TSAFRIR ABAYOV sda-ats

(Keystone-ATS) Fallisce per ora la mediazione egiziana e il conflitto a Gaza non si ferma. Anzi, i razzi dalla Striscia su Israele e gli attacchi aerei sull’enclave palestinese si susseguono con maggiore intensità e continuano a mietere vittime.

Lo Stato ebraico oggi ha registrato il suo primo morto, un civile ucciso da un razzo piombato all’interno della propria abitazione in un condominio della cittadina di Rehovot, non distante da Tel Aviv. Altre cinque persone sono rimaste ferite e portate in ospedale. Nel sud del paese – quello maggiormente martellato dai razzi e dai colpi di mortaio – i feriti sono nove.

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A Gaza, dall’inizio delle ostilità, i morti sono 28 tra miliziani della Jihad islamica e civili, comprese donne e minori. I comandanti militari della Jihad sono l’obiettivo dichiarato dall’esercito in quanto ritenuti responsabili degli oltre 100 razzi sparati su Israele a inizio maggio dopo la morte in carcere, in sciopero della fame, del leader della fazione Khader Adnan.

Finora sono cinque quelli uccisi da Israele: i primi tre l’altro giorno, oggi altri due. Sono Ali Ghali, comandante di un’unità di lancio dei razzi, ucciso a Khan Yunis, e Ahmed Abu Daka, vicecomandante dell’unità missilistica della Jihad, colpito in una palazzina sempre a Khan Yunis, nel sud della Striscia.

I razzi lanciati ad ondate da Gaza – secondo i dati dell’esercito diffusi a metà giornata – sono stati 547: 124 (1 su 5) sono ricaduti all’interno della Striscia mentre 394 sono entrati in territorio israeliano e di questi 175 sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome.

Proprio la caduta dei razzi dentro Gaza è stata la causa – secondo Israele – della morte di quattro civili palestinesi, fra i quali una bambina di 10 anni e una 16enne, a Gaza City. Un altro razzo avrebbe provocato due morti nella località di Beit Hanun, nel nord della Striscia.

L’esercito ha riferito di aver colpito finora 166 obiettivi della Jihad: dai siti di lancio dei razzi ai tunnel. Il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant – che ha tenuto una riunione di valutazione della situazione sul campo con il premier Benyamin Netanyahu – ha annunciato di aver dato ordine all’apparato di difesa di preparare “una serie di ulteriori operazioni” sulla Striscia.

Ad ammettere il fallimento per ora della mediazione per un cessate il fuoco – che ieri sembrava cosa fatta – è stato il ministro degli esteri del Cairo Sameh Shoukry. “I nostri sforzi – ha detto mentre una delegazione egiziana è partita per Israele – non hanno dato i risultati sperati”.

Punto di dissenso, secondo quanto riportano i media, sono le richieste della Jihad ad Israele: tra queste la fine degli attacchi ai comandanti militari della fazione e la restituzione del corpo di Adnan.

La tensione ancora altissima e l’intensificarsi dello scontro ha spinto la comunità internazionale a muoversi. Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha “esortato” le parti “ad adoperarsi per fermare immediatamente le ostilità”. Anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea Josep Borrell ha chiesto “un immediato cessate il fuoco che ponga fine alle operazioni militari israeliane a Gaza e al lancio di razzi contro Israele, che è inaccettabile”.

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