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Anna Frank non fu tradita ma scoperta per caso

Una breve esistenza che continua ad essere spunto di riflessioni. KEYSTONE/EPA/PETER STEFFEN sda-ats

(Keystone-ATS) Non fu una soffiata a tradire Anna Frank nell’appartamento dove si era nascosta con la famiglia ad Amsterdam. La giovane ebrea che commosse il mondo con il suo diario postumo, potrebbe essere stata scoperta per caso dai nazisti.

E poi deportata nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove morì poco prima dell’arrivo degli alleati.

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È quanto emerge da uno nuovo studio pubblicato dal museo di Amsterdam che porta il suo nome: la ricerca sostiene che, nonostante decenni di ricerche e quanto sostenuto finora, non ci sono prove sufficienti per stabilire che la giovane ebrea e la sua famiglia siano state segnalate alle truppe tedesche, che le hanno poi arrestate e deportate.

In quel nascondiglio, Anna tenne un diario che fu pubblicato dopo la guerra e ne fece un simbolo drammatico delle vittime dell’Olocausto.

Ronald Leopold, direttore esecutivo del museo, sostiene che lo studio “mostra come altri scenari dovrebbero essere considerati”. Una possibile teoria è che la scoperta del nascondiglio della famiglia, il 4 agosto del 1944, sia avvenuta nell’ambito di un’indagine sugli impieghi illegali e le tessere per il razionamento del cibo nella casa sul canale dove Anna e altri ebrei si nascosero per oltre due anni. In particolare la ricerca si riferisce a due uomini che lavoravano nell’edificio e che erano coinvolti nei buoni pasto falsificati: i due furono arrestati all’inizio del 1944 e poi rilasciati, come mostrano alcuni documenti, e il loro fermo è raccontato nel celebre diario di Anna Frank. Gli arresti furono segnalati ad una squadra investigativa dell’Aja e il rapporto afferma che “durante le loro attività giornaliere gli investigatori del dipartimento si sono spesso imbattuti per caso con ebrei che vivevano in clandestinità”.

Un’altra ipotesi emersa dal rapporto è che il blitz rientrava in un’indagine su persone alle quali era consentito lavorare per impedire che venissero chiamati ai lavori forzati e inviati in Germania. “Un’azienda dove si lavorava illegalmente e due rappresentanti arrestati per truffa potevano far correre il rischio di attirare l’attenzione delle autorità”, si legge nel rapporto. “La possibilità del tradimento non è stata esclusa del tutto, ma non esistono prove certe di un collegamento tra questo e gli arresti”.

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