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CN: aziende elettriche, ok aiuti finanziari in caso di necessità

In caso di difficoltà finanziarie, dovute al forte aumento dei prezzi, le aziende elettriche potranno ottenere linee di credito da parte della Confederazione, purché rispettino determinate condizioni. KEYSTONE/GAETAN BALLY sda-ats

(Keystone-ATS) Un’interruzione dell’energia elettrica provocherebbe gravi danni all’economia e alla popolazione, un’eventualità che la Svizzera non può permettersi.

Cosciente di questa spada di Damocle che si erge sul Paese, il Consiglio nazionale, nonostante l’opposizione dell’UDC, ha approvato oggi la legge urgente con scadenza alla fine del 2026, e il relativo decreto da 10 miliardi di franchi, che consente al Consiglio federale di “salvare” le aziende in difficoltà per mancanza di liquidità a corto termine mettendo a disposizione prestiti rimborsabili. Il dossier ritorna agli Stati per le divergenze: la legge, che sostituisce un’ordinanza, entrerà in vigore non appena le due camere avranno concesso l’urgenza.

La discussione in aula sul progetto, già trattato in giugno alla camera dei Cantoni, cade quando il governo è già stato costretto ad intervenire concedendo, mediante un’ordinanza di necessità, una linea di credito di 4 miliardi ad Axpo, una delle tre aziende accanto ad Alpiq e BKW considerate di importanza sistemica per l’approvvigionamento del paese in elettricità.

I prezzi della corrente, saliti alle stelle a causa della guerra in Ucraina e ai lavori di manutenzione alle centrali atomiche francesi, stanno mettendo in difficoltà le società attive in questo settore; queste ultime hanno bisogno di importanti somme di denaro quale garanzia per poter operare sul mercato internazionale dell’elettricità, somme che le banche non possono mettere a disposizione in tempi brevi. Da qui la decisione dell’esecutivo di un paracadute di emergenza, sull’esempio di quanto già fatto da altri paesi europei alle prese con gli stessi problemi.

Considerata la posta in gioco, ossia evitare interruzioni di corrente e black-out, il “sì” della camera era scontato. Tuttavia, il dibattito odierno è stato un assaggio di quanto accadrà la terza settimana dei lavori, quando il salvataggio della stessa Axpo sarà oggetto di una sessione straordinaria chiesta dall’UDC.

Oggi diversi esponenti democentristi hanno approfittato dell’occasione per criticare aspramente la strategia energetica del governo e la ministra socialista Simonetta Sommaruga – che punta all’abbandono del nucleare e all’ampliamento delle energie rinnovabili – a loro avviso corresponsabile della situazione di crisi attuale, se non la principale responsabile. Una strategia intrisa di ideologia, avulsa dalla realtà, che sta portando il paese contro un muro, stando agli UDC, che non fanno mistero di voler rispolverare il nucleare, un vettore energetico a loro dire sicuro e pulito. Il risultato di questa fuga in avanti della sinistra? Docce in comune per risparmiare energia in vista di un inverno che si annuncia difficile, hanno ironizzato alcuni.

Diversa la lettura di quanto sta succedendo da parte degli altri partiti, soprattutto il campo rosso-verde, secondo i quali la situazione attuale di alti prezzi e di penuria di gas, importante per la produzione di corrente, è dovuta invece a una transizione energetica titubante che ci fa dipendere dall’estero per l’approvvigionamento di energia: di elettricità, ma anche petrolio e gas, per non parlare del combustibile nucleare russo. Per la sinistra la soluzione del problema passa anche da un intervento a livello di mercato, che nella crisi odierna ha evidenziato limiti evidenti.

Nel suo intervento Simonetta Sommaruga ha sostenuto che non serve a nulla cercare adesso un “colpevole” per la situazione attuale, ma che bisogna invece assicurarsi, anche se la soluzione può sembrare non ideale, di evitare interruzioni nella fornitura di elettricità e ciò per evitare il peggio. La legge, ha ricordato la “ministra” bernese, prevede un intervento sussidiario della Confederazione a severe condizioni, simili a quelle imposte da altri governi europei ai loro produttori di elettricità. Insomma, siamo davanti a un problema urgente che richiede l’aiuto di tutti, ha aggiunto Sommaruga.

Le condizioni

La concessione di prestiti è soggetta a condizioni per garantire la sussidiarietà del sostegno federale. Le società interessate devono rispettare i requisiti di trasparenza. Anche i dividendi non sono ammessi. Il prestito è inoltre legato al rendimento di mercato, più un premio di rischio del 4-10%.

Stando alla normativa, la concessione di prestiti non dovrebbe influire sugli obblighi che le aziende devono rispettare nei confronti dei cantoni e dei comuni, come nel caso dei canoni d’acqua. I cantoni dovranno rimborsare alla Confederazione la metà delle perdite subite. In cambio, riceveranno il 50% dei ricavi del premio di rischio.

Il progetto prevede anche il versamento di una somma forfettaria a copertura perlomeno parziale dei costi per la messa a disposizione del piano di salvataggio. Se, alla fine delle operazioni, i proventi dell’emolumento superano i costi, la copertura in eccesso viene rimborsata alle imprese.

Rispetto alla versione adottata dai “senatori”, il Consiglio nazionale ha apportato una serie di altre modifiche al disegno governativo. In particolare vuole proibire il versamento di bonus ai membri della direzione.

Circa l’obbligo di fornire informazioni, i deputati hanno stabilito che anche le società elettriche, oltre che le autorità, devono rendere disponibili le informazioni al pubblico.

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