
Consiglio d’Europa, premio Vaclav Havel a giornalista ucraino

Maksym Butkevych, giornalista ucraino e difensore dei diritti umani, è il vincitore del premio Vaclav Havel.
(Keystone-ATS) Il riconoscimento viene conferito ogni anno dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa durante la sessione autunnale, in memoria “dell’architetto della Rivoluzione di velluto del 1989, e simbolo duraturo dell’opposizione al dispotismo”. Per questa tredicesima edizione gli altri due finalisti erano la giornalista georgiana Mzia Amaghlobeli, e il giornalista azero Ulvi Hasanli, entrambi in prigione.
“Non è una coincidenza che quest’anno i tre finalisti siano dei giornalisti”, ha evidenziato il presidente dell’assemblea parlamentare, Theodoros Rousopoulos, ricordando come Vaclav Havel dicesse che “le parole possono cambiare la storia, e la verità può far cadere le dittature”.
Nel ricevere il premio, Maksym Butkevych, che è stato catturato e condannato a 13 anni dalle forze russe, ha sopportato oltre 2 anni di prigionia prima di essere rilasciato in uno scambio di prigionieri nell’ottobre 2024, ha detto che il fatto di poter parlare oggi nell’emiciclo del Consiglio d’Europa “è una promessa che tutti coloro che sono prigionieri dei russi e di regimi autoritari saranno liberati”.
“Non ricevo questo premio solo per me ma per tutti i prigionieri di guerra ucraini, per i civili detenuti dalla Russia, tutti quelli che privati della libertà sono soggetti a tortura e trattamenti inumani e degradanti, per tutti i miei colleghi in cella nei Paesi autoritari che cercano di silenziare la libertà di parola”, ha aggiunto Butkevych.
“Spesso mi viene chiesto se la prigionia mi ha fatto perdere la fiducia nei diritti umani, e io rispondo sempre di no, perché sono stato in un sistema che non gli dà alcun valore e che quindi non dà valore alla dignità umana. Quando si è privati di qualcosa si comincia a capire quanto valga”, dice il giornalista. “Vi prego di non dimenticarvi degli ucraini, e di tutti coloro che in Europa e altrove lottano per la libertà e la dignità umana”, ha concluso Butkevych.