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Credit Suisse: finanziamento carbone, chiesta moderazione

Gli investitori coordinati da ShareAction accusano Credit Suisse di essere in ritardo rispetto alle altre banche in materia di investimenti nel carbone (immagine simbolica). KEYSTONE/DPA/FEDERICO GAMBARINI sda-ats

(Keystone-ATS) Vari investitori in Credit Suisse chiedono alla grande banca di mostrare più moderazione nel suo finanziamento del settore del carbone.

Gli investitori, che gestiscono collettivamente 2500 miliardi di dollari (2354 miliardi di franchi), ritengono che le attuali politiche dell’istituto siano troppo permissive, secondo una lettera inviata al consiglio di amministrazione della banca di cui l’agenzia di stampa Reuters ha preso conoscenza.

Il ruolo degli investitori nel finanziare le aziende responsabili della maggior parte delle emissioni di gas a effetto serra è sempre più analizzato sia dagli attori dei mercati finanziari che dai politici, con sullo sfondo l’idea di accelerare l’attuazione di provvedimenti per mitigare il cambiamento climatico.

L’attenzione è in particolare rivolta alle centrali elettriche a carbone, che è uno dei combustibili fossili con le più alte emissioni. Un gruppo di investitori con obiettivi simili ha già ottenuto garanzie dalla banca HSBC e sta esortando Barclays a seguire l’esempio.

Il gruppo di investitori sostiene l’impegno di Credit Suisse ad allineare i suoi finanziamenti con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima. Ma, allo stesso tempo, chiede ai vertici della banca di prendere misure operative “vincolanti” per ridimensionare i crediti all’economia del carbonio.

Il gruppo, coordinato dall’organizzazione non governativa (ong) ShareAction, comprende le società Amundi, BMO Global Asset Management, Actiam, Folksam e la Fondazione Ethos. Quest’ultima consiglia casse pensione e istituzioni che detengono tra il 3% e il 5% delle azioni di Credit Suisse.

Gli investitori oggi all’assemblea generale in linea della grande banca – che si occuperà con ogni probabilità prioritariamente della vicenda Archegos – non potranno fare domande. Hanno quindi esposto le loro richieste in una lettera. Citando uno studio del Rainforest Action Network, accusano Credit Suisse di essere in ritardo rispetto alle altre banche in materia di investimenti nel carbone e di essere stato uno dei maggiori finanziatori europei di centrali e miniere a carbone tra il 2016 e il 2020.

“Continuiamo a essere in stretto contatto con ShareAction sulla nostra politica energetica e la strategia climatica, apprezziamo il loro impegno costruttivo e il riconoscimento dei progressi significativi che abbiamo fatto”, ha reagito una portavoce di Credit Suisse contattata da Reuters.

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