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Per prevenire i danni del maltempo ci vogliono miliardi

Il canale di Hagneck nel canton Berna si trova in una zona critica Keystone

Alcuni esperti dell'Ufficio federale dell'ambiente hanno avvertito durante il fine settimana che una protezione efficace contro le inondazioni necessita di investimenti che si cifrano in miliardi di franchi.

Tre giorni dopo le intemperie che hanno sconvolto gran parte della Svizzera, la situazione nelle regioni colpite si è praticamente normalizzata.

L’intervento tempestivo dei soccorritori e le misure di prevenzione hanno consentito di limitare i danni delle abbondanti precipitazioni degli scorsi giorni, che si cifrano tuttavia a oltre 100 milioni di franchi.

In futuro, per garantire un’adeguata protezione contro le inondazioni saranno necessari ingenti investimenti. Lo sostiene il vicedirettore dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), Andreas Götz, secondo cui il maltempo degli ultimi giorni ha dimostrato che il sistema di regolazione delle acque ha i suoi limiti.

A suo avviso – si legge in un’intervista pubblicata dalla SonntagsZeitung – Confederazione, cantoni e comuni dovranno studiare nuovi scenari per prepararsi meglio ad affrontare ogni eventualità. «Se vogliamo garantire la sicurezza anche in futuro saranno necessari, nei prossimi decenni, investimenti di miliardi di franchi», afferma sul domenicale zurighese.

Per il prossimo anno – rileva dal canto suo Hans Peter Willi, capo della divisione Prevenzione pericoli dell’UFAM – sono previsti nel bilancio nazionale 147 milioni di franchi. Per la protezione dalle inondazioni «ne sarebbero però necessari altri 100», sostiene.

Intervenire su dighe e canali

Le autorità, secondo Andreas Götz, dovrebbero prestare particolare attenzione alle dighe e ai canali. Se la diga di Port, vicino a Bienne (canton Berna), venisse ad esempio danneggiata le conseguenze sarebbero catastrofiche. Lo sbarramento regola infatti tutta l’acqua trasportata dal fiume Aare dall’Oberland bernese.

Fra le altre istallazioni che necessitano interventi, Götz cita la diga sull’Aare a Döttingen (Argovia), il canale di Hagneck (Berna) e quello della Linth tra il Walensee e il lago di Zurigo.

Götz ha poi difeso l’operato dell’Ufficio dell’economia idraulica del canton Berna, responsabile della diga di Port. Quest’ultimo ha lasciato passare più acqua rispetto a quanto fissato dall’accordo intercantonale, ma ha rispettato le direttive di regolazione. I rimproveri del canton Argovia – che accusa Berna di essere responsabile delle inondazioni – sono quindi ingiustificati, a suo parere.

La calma dopo la tempesta

La situazione nelle regioni colpite dalle forti piogge si è nel frattempo praticamente normalizzata.

L’allarme inondazioni è rientrato a Berna, dove per la prima volta dai giorni del maltempo la quantità di acqua portata dall’Aare è scesa domenica sotto il livello di guardia di 350 metri cubi al secondo. Polizia e pompieri hanno quindi decretato il cessato pericolo, comunicandolo alla popolazione fra l’altro per SMS.

Anche il livello del lago di Thun, nell’Oberland, è ritornato entro la norma. I laghi di Bienne e Neuchâtel sono ora a ugual livello e nel canale della Thielle – che unisce i due bacini – l’acqua scorre normalmente. Il livello del lago di Bienne rimane comunque elevato e la navigazione è ancora interrotta.

A Delémont, cittadina del canton Giura particolarmente colpita, l’erogazione di corrente è stata ripristinata in quasi tutte le zone sinistrate e la cellula di crisi è stata sciolta sabato.

Nella regione basilese è invece ripresa la navigazione sul Reno. A Laufen (Basilea Campagna) mancano ancora in parte l’elettricità, il gas e l’acqua. Inoltre le acque luride finiscono nel fiume Birs e ci vorranno diversi giorni perché i sistemi di depurazione riprendano a funzionare normalmente.

Sul fronte dei collegamenti ferroviari rimarrà probabilmente chiusa fino a martedì la tratta Berna-Friburgo.

swissinfo e agenzie

Per poter mettere in atto una vera politica di prevenzione, la Confederazione intende completare entro il 2011 la mappa dei rischi naturali, in particolare di quelli idrogeologici, e si farà carico fino al 70% dei costi.

Per il momento soltanto un terzo della carta nazionale dei rischi è pronta, indica Roberto Loat della Prevenzione pericoli dell’UFAM.

Il ritardo – spiega – è dovuto alla mancanza di risorse nei vari uffici cantonali (l’elaborazione di un metro quadrato di carta costa circa 5’000 franchi). I cantoni non avrebbero inoltre la volontà politica di affrontare la questione dei budget necessari ad elaborare la mappa.

Per ogni franco investito nella prevenzione – aggiunge Loat – si risparmierebbero però sette franchi di danni.

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