CSt: soldati a casa senza munizioni al seguito
La situazione della minaccia attuale non giustifica la riconsegna della cosiddetta "munizione da tasca" ai soldati, come era d'uso in un recente passato.
(Keystone-ATS) È quanto pensa il Consiglio degli Stati che, per 31 voti a 9 e 3 astensioni, ha respinto una mozione del “senatore” UDC di Berna, Werner Salzmann. Per la maggioranza, la riconsegna della munizione da tasca potrebbe azzerare i progressi compiuti negli ultimi anni a livello di prevenzione di suicidi e femminicidi con armi da fuoco.
Il risultato del voto odierno contraddice la commissione preparatoria che raccomandava al plenum (7 voti a 5) di adottare l’atto parlamentare. Stando all’autore della mozione, è giunta l’ora di tornare sulla decisione del 2007, con cui il Consiglio federale aveva disposto il ritiro della munizione da tasca promettendo nel contempo di riesaminare la situazione in caso di modifica delle circostanze.
Per Salzmann, nel frattempo le circostanze sono sensibilmente cambiate e occorre sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo. La consegna della munizione da tasca ai militari rafforzerebbe la sicurezza di questi ultimi in caso di mobilitazione e più in generale la capacità di difesa dell’esercito, ha affermato il “senatore” bernese. A suo avviso, è insomma importante organizzare ora la distribuzione della munizione, giacché non si tratta di un compito che può essere improvvisato a fronte di un’urgenza.
La consegna costituisce inoltre un attestato di fiducia nei confronti dei nostri militari, pronti all’occorrenza a difendere il Paese, e segnalerebbe in modo chiaro la volontà della Svizzera di difendersi. Attualmente, l’esercito esegue già un esame psicologico attento dei futuri soldati, scartando le persone non idonee. Per questo, secondo Salzmann, la distribuzione della munizione da tasca non avrà alcun impatto sul numero di omicidi e suicidi commessi con l’arma d’ordinanza.
Un’affermazione, quest’ultima, contestata da diversi colleghi del “senatore” bernese, come Daniel Jositsch (PS/BE) e Heidi Gmür-Schönenberger (Centro/LU), secondo cui i numerosi studi condotti in Svizzera dimostrano invece un calo dei suicidi e atti criminali con armi d’ordinanza da quando la munizione da tasca non viene più consegnata ai soldati. Un ritorno al passato annullerebbe tali progressi, secondo il campo contrario alla mozione, e aprirebbe la strada a ulteriori drammi, soprattutto famigliari, che si potrebbero evitare.
Diversi oratori hanno poi sottolineato che i recenti tentativi esperiti per ritornare al passato sono stati tutti respinti proprio in ragione di tali riflessioni. Oltre a ciò, la situazione attuale a livello di minaccia non è tale da dover consegnare le munizioni ai soldati. In caso di mobilitazione, l’esercito sarà in grado di attivarsi senz’altro per tempo.
Tutte argomentazioni sposate anche dal “ministro” della difesa, Martin Pfister, secondo cui il fatto di non consegnare la munizione non attenta per nulla alla fiducia dello Stato nei confronti dei nostri soldati, tant’è che a quest’ultimi è dato il permesso di custodire l’arma di ordinanza a casa.