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G8: il lago in fiamme a Losanna

Abitanti - e soprattutto commercianti - in ansia a Losanna per le manifestazioni anti G8 che dovrebbero riunire decine di migliaia di persone.

Moltissimi negozi del capoluogo vodese hanno deciso barricarsi o di chiudere totalmente i battenti.

Per un popolo di origini latine, gli abitanti di Losanna e del canton Vaud, in generale, sono considerati particolarmente calmi e mansueti. Chiunque cerchi inutilmente di stressarli, si sentirà di solito rispondere “il n’y a pas le feu au lac”, che significa in sostanza “calma: il lago non è in fiamme”.

Forse, “siamo troppo abituati a vivere su un dolce pendio e a lasciarci incantare dalla bellezza del Lago Lemano” scriveva alcuni anni fa un noto editorialista romando, cercando in qualche modo di spiegare la mancanza di temperamento e di velleità dei suoi concittadini.

Da qualche mese, però, la splendida vista che si gode verso la sponda opposta del lago è diventata piuttosto un tormento per molti losannesi. Il vertice del G8 di Evian, località francese situata proprio di fronte a Losanna, sta mettendo in seria agitazione il pacato animo vodese.

Un simile nervosismo, nella tranquilla cittadina di 130’000 abitanti, non si notava più dall’esposizione nazionale del 1964 e dai movimenti di contestazione giovanile dei primi anni Ottanta.

Fuoco al lago

Già da gennaio, la stampa locale sta “preparando” la popolazione al peggio. In questo clima, anche gli articoli e le interviste che invitano la popolazione a non lasciarsi prendere dal panico finiscono con alimentare le ansie e i sospetti.

Più che i rischi di attacchi o attentati terroristici, i giornali fanno leva sui timori rappresentanti dalle orde di manifestanti. Decine o, per alcuni, addirittura centinaia di migliaia di oppositori alla globalizzazione che invaderanno il bacino del Lemano e si riverseranno sulle strade di Ginevra e Losanna.

“Metteremo il lago in fiamme contro il G8” preannunciano i promotori delle manifestazioni, apparentemente piuttosto contenti per la pubblicità gratuita offerta dalla stampa, ma anche per la psicosi collettiva che riescono a sollevare.

Strategie diverse

Sviscerati e illustrati già da diversi mesi, i mille risvolti in terra svizzera del G8 colpiranno diverse categorie di persone. Oltre ai poliziotti, in prima fila vi saranno i commercianti che si apprestano ad affrontare la tempesta con strategie e sentimenti molto diversi.

Le informazioni giunte dalle autorità, dalle associazioni di categoria e dalle assicurazioni sono considerate piuttosto carenti e contraddittorie. “Abbiamo l’impressione di essere un po’ abbandonati alla nostra sorte” rileva Cathérine De Vincenti, che ha già deciso di tener chiuso il suo negozio nel centro di Losanna.

Non apriranno i battenti, da 4 fino a 7 giorni, quasi tutti i commerci considerati più a rischio, che vendono gioielli, orologi, telefonini o altri prodotti di lusso. “In ogni caso, moltissimi clienti ci hanno già detto che diserteranno il centro città durante il G8” spiega una commessa della gioielleria Bucherer.

I commerci che rimarranno aperti si preparano a chiudere immediatamente le porte in caso di pericolo. Molti di loro – come pure alcune banche e i tre McDonald di Losanna – hanno comunque previsto misure speciali di sicurezza: agenti privati, saracinesche o barricate.

Esperienze traumatizzanti

“Confederazione, Cantone e Comune: nessuno sembra volersi prendere le sue responsabilità, garantendo misure efficaci di protezione o indennizzi adeguati” afferma Cathérine De Vincenti. “Per far rimpiazzare una vetrina come questa ci vogliono almeno 3 mesi in Svizzera”.

Le ultime previsioni sul numero dei manifestanti, ritoccate verso il basso, non bastano a tranquillizzare. “A fare paura sono una minoranza di scalmanati che si divertono a usare la violenza, magari in nome delle foche massacrate o in difesa delle bolle delle acque minerali” ironizza la proprietaria della gioielleria Au Diadème.

La manifestazione del primo maggio a Losanna ha fornito un primo preoccupante assaggio di quello che potrebbe avvenire per il G8: in soli due minuti, 6 o 7 manifestanti si sono scatenati contro l’albergo Palace, provocando danni per 100’000 franchi.

“Fa veramente impressione vederli entrare con i loro passamontagna e rompere ogni cosa a colpi di spranga” confida una commessa del negozio Au Bon Génie, già traumatizzata da una precedente esperienza.

Autodifesa

Tra franchigie di assicurazioni esorbitanti, misure di sicurezza e chiusure forzate, i negozianti prevedono di perdere almeno il 10 % del loro fatturato di maggio. Una perdita non indifferente in un periodo già piuttosto depresso dal profilo economico.

“Noi non possiamo permetterci di chiudere i battenti per una settimana” sostiene Jacques Arrigo, proprietario di due piccoli negozi nei pressi della stazione. Dall’11 settembre del 2001, la sua cifra d’affari è già scesa di un buon 30%.

“Siamo doppiamente vittime della globalizzazione: oltre al G8, dobbiamo già lottare tutto l’anno contro le filiali delle grandi catene internazionali che ci prendono le strade più frequentate e le migliori commesse, pagando mille franchi in più al mese”.

“Non voglio lasciar distruggere così 20 anni di lavoro. Se necessario, per difendermi, utilizzerò le sciabole appese a questo muro” aggiunge Arrigo, impressionato dai racconti dei suoi genitori che abitano a Genova e hanno vissuto in prima persona il G8 del 2001.

E il commerciante losannese non sembra l’unico a voler vendere cara la sua pelle: diversi suoi colleghi sarebbero intenzionati a portare il fucile d’assalto nel loro negozio.

swissinfo, Armando Mombelli

1 – 3 giugno: vertice del G8 a Evian.
29 maggio e 1 giugno: manifestazioni di protesta a Losanna.
Da 20’000 a 100’000 partecipanti, secondo le stime.

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