
Il momento della verità per la Nazionale svizzera di calcio

I ragazzi di Köbi Kuhn sono ad un bivio: serve assolutamente una vittoria contro la Yugoslavia sabato sera a Basilea se si vogliono ancora nutrire speranze di partecipare ai Mondiali 2002 di Corea e Giappone.
Sulle colline del Dolder di Zurigo, gli svizzeri si sono preparati per la sfida contro Milosevic, Kovacevic & Co. in un sorprendente clima di serenità, segno di uno stato d’animo ritrovato.
La vittoria amichevole a Vienna (2-1 contro l’Austria) ha ridato fiducia all’ambiente ed è proprio ciò che tutti si attendevano. In questo senso Kuhn ha già ottenuto una vittoria: con quell’aria di “padre” della Svizzera pallonara, il buon Köbi ha saputo ricreare lo spirito che regna nelle squadre di club, con un senso spiccato di solidarietà tra i vari giocatori.
Eccezion fatta per Raphäel Wicky, Kuhn può contare su 21 giocatori “abili e arruolabili”: una situazione di abbondanza che non può che rallegrare il mister, ora confrontato con scelte dolorose. “Tutti i giocatori – ha detto il tecnico elvetico – possono essere titolari: è questa la forza della squadra svizzera. E’ raro poter contare su tutto il contingente anche perché questa volta abbiamo soluzioni alternative per ogni reparto”.
Per la formazione anti-Yugoslavia “ho delle idee – dice sorridente colui che ha rilevato Trossero sulla panchina svizzera – ma anche dei dubbi. Solo Pascolo è sicuro del suo posto. Per il resto tutto è aperto”.
In attacco vi sono quattro giocatori per due posti, “questo mi permette di studiare tutte le varianti possibili. Tutti partono alla pari”. La vostra parola d’ordine? “Battere la Yugoslavia è un’impresa fattibile. Esiste un’ultima chance, non gettiamola via.
L’allenatore è come un curato: deve continuare a ripetere lo stesso “sermone” per crederci ed essere ascoltato. Una squadra deve funzionare come una famiglia. Niente gelosie, niente frizioni. Se viene a crearsi un problema dobbiamo risolverlo tra le mura di “casa”.
Dopo l’amichevole di Vienna l’attesa del pubblico è enorme. “Anche la mia, dice Kuhn; si tratterà di trasformare quest’attesa in grinta e concentrazione. Convinti del loro valore, i miei giocatori sono capaci di battere chiunque”.
La nuova Yugoslavia di Dejan “Genio” Savicevic? “E’ ancora più forte di quella precedente. Dobbiamo solo diffidare degli yugoslavi, abili ad addormentare il gioco e poi a punirti al primo errore”. Infine chi sarà il capitano sabato sera al St. Jakob Park? “Colui che indosserà la fascia! Sul terreno da gioco – conclude “Lapalisse” Kuhn – tutti devono essere capitani.”
Da aggiungere ancora che se la Svizzera riuscisse a qualificarsi al secondo posto del suo girone dovrebbe poi vedersela con una squadra giunta pure seconda in un altro girone per staccare un biglietto per il campionato del mondo. La Svizzera potrebbe incontrare a quel punto la Romania o l’Ungheria, due squadre in definitiva alla sua portata. Resta dunque un filo di speranza per gli uomini di Köbi Kuhn.
Filippo Frizzi

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