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«Sono José e voglio cambiare il mondo»

Ti-Press

Emigrante ticinese, pioniere del socialismo in Portogallo, José Fontana è il protagonista dell'ultimo romanzo di Alberto Nessi. Un personaggio storico, che lo scrittore ticinese fa colloquiare con il presente.

José Fontana, protagonista del romanzo La prossima settimana, forse di Alberto Nessi (Casagrande, Bellinzona, 2008), fu un personaggio singolare. Nato nel 1840 a Cabbio, nella Valle di Muggio, lasciò la valle ancora bambino, assieme alla madre e alla sorella, dopo la morte del padre.

Con ogni probabilità trascorse parte della sua infanzia nella Svizzera francese, per poi raggiungere il Portogallo, paese in cui era cresciuta la madre, erede di una famiglia di librai insediatasi a Lisbona nel ‘700. La presenza di José nella capitale lusitana è attestata dalla metà degli anni ’60 dell’Ottocento.

A Lisbona José Fontana lavorò come tipografo, poi come gerente della celebre libreria Bertrand. Accanto alla sua attività professionale sviluppò un’intensa attività politica, che lo portò ad essere, insieme al narratore Eça de Queiroz e al pensatore e poeta Antero de Quental, uno dei pionieri del movimento socialista in Portogallo.

Malato di tubercolosi, José Fontana si tolse la vita nel 1876. In Portogallo il suo nome è ricordato in molte vie e piazze; nella Svizzera italiana, almeno fino alla pubblicazione del romanzo di Nessi, il suo nome era quasi sconosciuto.

Un uomo che fece i conti con la storia

«Al personaggio ci sono arrivato un po’ per caso, perché abito in un villaggio che si chiama Bruzella, vicino a quello dove Fontana ha vissuto nella sua prima infanzia», racconta Alberto Nessi. «Leggendo il saggio che gli ha dedicato Manuela Cruzeiro, sono rimasto subito affascinato dalla sua vicenda di rivoluzionario, di uomo che fece i conti con la storia della sua epoca».

Una fascinazione, quella di Nessi, che emerge con evidenza dalle pagine del romanzo, breve ma di rara intensità, fin dal suo incipit, tenuto, come quasi tutto il libro, in prima persona: «Mi chiamo José, ho trentun anni, faccio il libraio a Lisbona. Sono malato di polmoni e voglio cambiare il mondo».

Avvezzo a raccontare vicende di personaggi «radicati nel territorio della Svizzera italiana», Alberto Nessi ha trovato in José Fontana una figura vicina ai temi a lui cari – la realtà ad un tempo concreta e poetica della ‘povera gente’, l’anelito alla giustizia sociale – e nello stesso tempo proiettata in una dimensione europea, nell’agone politico e ideologico dell’Ottocento, nelle discussioni fra le varie correnti della Prima internazionale.

Il passato, un altro mondo

Le lacune documentarie – la vicenda di José Fontana è nota solo per i suoi anni di militanza politica in Portogallo, anni in cui mai parlò della sua infanzia ticinese e poco della Svizzera – hanno permesso allo scrittore di fare proprio il personaggio, immaginandone un monologo interiore durante gli ultimi anni di vita, attraverso cui ricostruirne l’esistenza, dall’infanzia a Cabbio all’ipotetico apprendistato professionale e politico fra gli orologiai e gli anarchici del Giura e all’attività politica e culturale in Portogallo.

«Mi immagino che José si ricordi della sua infanzia, della sua adolescenza. E questo mi permette di identificarmi e di parlare anche di me stesso, del mio rapporto con la valle dove vivo e con tutto l’immaginario del personaggio che descrivo». Per Alberto Nessi, il viaggio alla scoperta di José Fontana è anche un viaggio alla scoperta di un passato «che ci troviamo a ricordare quasi appartenesse ad un altro mondo».

«Se penso alla Valle di Muggio nell’Ottocento o fino agli inizi del Novecento, penso a un paese che oggi quasi non riconosco più», aggiunge Nessi. «Oggi siamo nell’epoca dei McDonalds, delle autostrade. Rispetto a José, io vivo in un altro mondo. Ma ho radici che affondano nella cultura contadina o perlomeno vi arrivano vicino».

La poesia, figlia della memoria

«Sono cresciuto alla periferia di Chiasso, mio padre era un piccolo impiegato (nella dedica del libro si dice che il padre in gioventù ‘cantò Bandiera rossa’, NdR), mia madre una sigaraia», ricorda ancora Alberto Nessi. «Non ho vissuto davvero la vita di paese, forse a muovere il mio interesse per quel mondo c’è anche la nostalgia, il rimpianto di averlo solo sfiorato».

Per lo scrittore ticinese la letteratura, la poesia, sono «figlie di Mnemosine», la dea della memoria. «Il pericolo è però quello di cadere nel nostalgico», avverte. Per questo, nel romanzo ha inserito pagine in cui José si rivolge direttamente all’autore, lo osserva, lo interroga: «L’altro giorno, dal mio monumento qui al cimitero dei Piaceri, ti ho visto (…) Come mai ti sei deciso a venire a trovarmi?», si legge nella pagina che fa da prefazione al libro.

L’artificio letterario permette a Nessi di abbandonare il campo del romanzo storico, per creare regolari cortocircuiti con il presente, talvolta da capogiro: «Ecco, hai ripreso il giornale in mano. Che stai leggendo? Le ultime notizie dal fronte della civiltà del ventunesimo secolo? / Cronache dal carcere di Abu Ghraib / Incappucciato / Colpito / Insultato / Pisciato addosso (…)».

Scegliere le parole giuste per l’oggi

José Fontana è un personaggio che, almeno a prima vista, appartiene doppiamente al passato: il passato del mondo rurale ottocentesco e quello dell’utopia socialista. Nessi però lo fa dialogare con il presente, senza forzature. «Il fatto è che i problemi della condizione dell’uomo sulla terra non sono molti e rimangono gli stessi oggi come un secolo fa: la relazione con gli altri, l’amore, il rapporto con l’aldilà, la questione sociale», osserva.

«La questione sociale esiste ancora oggi, anzi, forse le disuguaglianze sono aumentate e allora bisogna parlarne», dice ancora Nessi. «Però non ne parlo direttamente, le cose in letteratura possono passare anche in modo indiretto. È un sentimento che sta dietro le cose, che io cerco di far passare».

«Un discorso politico, ideologico, non basta a far letteratura», precisa lo scrittore. «La letteratura è fatta di immagini, di ritmo, di musica anche. Scrivere vuole dire scegliere le parole. Il mio compito è proprio questo: scegliere le parole giuste, non far la predica, però nello stesso tempo cercare di toccare le coscienze».

swissinfo, Andrea Tognina

Alberto Nessi, nato a Mendrisio nel 1940, è cresciuto a Chiasso, nel Canton Ticino. Oggi vive a Bruzella, nella Valle di Muggio.

Dopo studi alla Scuola magistrale di Locarno e all’Università di Friburgo è stato docente di letteratura italiana.

Tra le altre cose, ha pubblicato Terra matta (racconti del 1984), Tutti discendoni o (romanzo breve del 1989), Fiori d’ombra (racconti del 1997), La Lirica (romanzo del 1998), e le raccolte poetiche I giorni feriali (1969), Ai margini (1975), Rasoterra (1983), Il colore della malva (1992) e Blu cobalto con cenere (2000).

È anche curatore di Rabbia di vento (1986), un’antologia di testi e testimonianze sulla Svizzera italiana.

Sulla figura di José Fontana esistono due brevi saggi, uno in portoghese, uno in francese:

Maria Manuela Cruzeiro, Vida e acçao de José Fontana, Lisbona, Fundaçao José Fontana, 1990

Gabriele Rossi, José Fontana en Suisse, Bellinzona, Fondazione Pellegrini-Canevascini, 1990 (dattiloscritto)

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