The Swiss voice in the world since 1935

Olivier Mosset, pittore nomade e capelli al vento

Olivier Mosset al Museo d'arte di Mendrisio, davanti ad una sua opera monocromatica swissinfo.ch

Il pittore svizzero Olivier Mosset vive tra Tucson (Arizona) e Neuchâtel, dove ha ereditato una fattoria. Caposcuola dell'astrattismo, la sua opera è conosciuta in tutta Europa. Il Museo d'arte di Mendrisio gli rende omaggio.

Di sicuro è un uomo di poche parole. Capelli lunghi, barba lunga, appassionato di Harley-Davidson, sembra sempre spostarsi più in là degli altri, come per sfuggire. Alcuni critici dicono di lui che è un pittore on the road. Non solo per una forma di nomadismo che caratterizza la sua ricerca pittorica, ma anche per la sua capacità di muoversi tra due mondi: Europa e Stati Uniti.

Per lui la pittura non deve “parlare”. “Credo piuttosto – spiega Mosset nell’intervista curata dal direttore del Museo d’Arte di Mendrisio, Simone Soldini – che debba tacere, cosa che non impedisce a questo ‘mutismo’ di essere carico di significati. Certo, esistono una storia (storia dell’arte) e un sistema: è all’interno di queste strutture che il silenzio funziona”.

Una ricerca pittorica di grande rigore

Olivier Mosset è sin dagli anni Sessanta un indubbio protagonista della scena artistica internazionale e in modo particolare nel campo dell’astrattismo. “In questo campo – osserva Simone Soldini – è un caposcuola. La sua opera, poco conosciuta nell’area italofona, ha una presenza e un’evidenza straordinarie”.

La sua produzione è attenta a numerosi movimenti moderni, postmoderni e contemporanei, si sviluppa attraverso collaborazioni e contatti con altri artisti, ma si declina di fatto in maniera autonoma come riflessione sul medium pittura inteso nella sua più pura materialità. Una riflessione come puro atto intellettuale.

“Nella mia avventura intellettuale – spiega Mosset – non c’è ironia. Affronto questi temi con piglio serio. Al tempo stesso, si può assumere verso di essi un certo distacco. Di certo ci sono cose più gravi dell’arte. A volte ho la sensazione di non sapere esattamente quelle che faccio. Quello che voglio fare è dare alla pittura la possibilità di essere vista per quello che è”.

Un percorso di pura astrazione

Cerchi, strisce, monocromi, astrazione geometrica, superfici materiche: secondo la storica dell’arte Paola Tedeschi-Pellanda, il percorso di Olivier Mosset è facilmente periodicizzabile, anche se in realtà “le sue opere potrebbero essere simultanee o interscambiarsi fra di loro a dispetto della cronologia, poiché tutte fanno capo a un minimo, immutabile comune denominatore: la pittura”.

Le 31 opere di Olivier Mosset esposte al Museo d’arte di Mendrisio, costituiscono una sorta di narrazione ragionata in cui è possibile cogliere l’essenza del suo lavoro, dalla fine degli anni Sessanta al 2007. Le opere mostrano inequivocabilmente l’indirizzo di Mosset verso una pratica pittorica in tutta la sua materialità: tela, telaio, colore, superficie, formato, luce.

“La pittura – dice Mosset – è prima di tutto pittura”: dai lavori giovanili dei cerchi neri su fondo bianco realizzati tra il 1966 e il 1972 “per ricominciare da zero”, alle tele a strisce (come quella esposta nel 1977 alla X Biennale di Parigi, tono su tono, che si confondeva volutamente con la parete a cui era appesa); dai monocromi di grande formato, alle tele sagomate, fino alle soluzioni pittoriche applicate alla terza dimensione, come I Tobleroni, installazioni realizzati in cartone,legno e persino ghiaccio.

Un linguaggio radicale, senza mediazioni

“Una pittura estrema e radicale, difficile da mediare. Un’opera perentoria, come se non ci fosse nulla da dire, come se le parole fossero un disturbo”. Paola Tedeschi-Pellanda inizia così la presentazione critica delle opere di Mosset, che paragona a Cézanne e a Manet per rigore, capacità di analisi e di sintesi.

Pittura, dunque, come centro della ricerca, da parte di un pittore nomade, quale è Mosset, che sfugge alle categorie, capace di muoversi tra due sponde dell’Atlantico – Europa e Stati Uniti – fuori da ogni convenzione formale. “Mosset – osserva la storica dell’arte – è tangenziale e trasversale a un gran numero di movimento moderni, post-moderni e contemporanei, ma non si identifica mai del tutto con nessuno di essi”.

Come vive, un infaticabile ricercatore della pittura, una mostra retrospettiva? “Una mostra così – dice a swissinfo Mosset – è anche un modo di vedere che cosa è stato fatto, come è stato fatto e di elaborare una critica. Insomma serve per fare un bilancio del proprio lavoro”.

Come gli calza l’etichetta di pittore nomade, lui che ama sfrecciare sulla sua Harley-Davidson? “Oggi siamo forse tutti un po’ nomadi. Il nomadismo è forse più uno stato dello spirito che una condizione fisica”. E per la Svizzera, c’è sempre posto? Olivier Mosset risponde, anche se poco ispirato. “Ho ereditato una fattoria in Svizzera, a Neuchâtel. Per cui ci vengo regolarmente”. Ma che idea, quella domanda. A un pittore che, per sua stessa ammissione, afferma: “Dialogo con ciò che produco”.

swissinfo, Françoise Gehring, Mendrisio

Olivier Mosset nasce a Berna nel 1944, ma la famiglia si trasferisce subito a Neuchâtel. Soggiorna in Francia a partire dal 1962 e nel 1977 si trasferisce a New York. Dal 1996 vive tra Tucson (Arizona) e Neuchâtel.

Dapprima assistente di Jean Tinguely e Daniel Spoerri,dopo un’esperienza parigina di carattere provocatorio in associazione con Daniel Buren, Michel Parmentier e Niele Toroni, si trasferisce a New York nel 1977, dove ha l’occasione di collaborare con artisti del calibro di Andy Warhol.

A New York la sua idea di una pittura da ricondurre al grado zero trova terreno fertile nello scambio con artisti come Marcia Hafif, Frederic Thursz, Günter Umberg, Steven Parrino o Jerry Zeniuk, e sfocia in quel Radical Painting espresso da grandi tele monocrome.

Nel 1990 espone nel Padiglione svizzero della Biennale di Venezia. Nel 2003 una retrospettiva in due parti è presentata al Musée cantonal des Beaux-Arts di Losanna e al Kunstmuseum di San Gallo.

Il Museo d’arte di Mendrisio presenta nei suoi spazi, dal 14 marzo al 17 maggio 2009, una mostra personale di Olivier Mosset, artista svizzero contemporaneo di respiro internazionale la cui opera, ampiamente storicizzata, è stata finora poco esposta in area italiana. Proposte una trentina di opere, tra cui i famosi “Tobleroni”.

La mostra è accompagnata dal catalogo “Olivier Mosset” a cura di Paola Tedeschi-Pellanda e Simone Soldini, edizioni Museo d’arte Mendrisio.

Articoli più popolari

I più discussi

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.

Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR