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«Dipingo i volti della mia gente per non dimenticarla»

Le opere di Yulanie Perumbadage, artista di origine srilankese in esilio in Svizzera, sono esposti a Friburgo. swissinfo.ch

Yulanie Perumbadage è stata costretta a fuggire dallo Sri Lanka sotto il peso delle minacce. Rifugiatasi in Svizzera, ha ripreso a dipingere per denunciare gli orrori della guerra e creare un vincolo tra le culture. Incontro con un'artista in esilio.

Una figura allunga il braccio su una tela dipinta di blu, grigio e bianco. Il quadro è intitolato “Réveille” [Risveglio].

“Possiamo risvegliarci, solo se affrontiamo le colpe che gravano sulla nostra coscienza”, spiega Yulanie Perumbadage. “Se non abbiamo il coraggio di accettare le atrocità commesse contro gli altri dalla nostra comunità maggioritaria, una vera riconciliazione non sarà possibile”. 

Un sorriso discreto illumina il volto dell’artista, in contrasto col freddo tempestoso che imperversa fuori dalla biblioteca culturale LivrEchange di Friburgo. È qui che Yulanie Perumbadage espone le sue nuove opere, una raccolta di ricordi evocativi e simboli politici.

«Dipingo per mostrare al mondo ciò che la guerra ha fatto alla società singalese», aggiunge l’artista 41enne. I singalesi rappresentano il più importante gruppo etnico dello Sri Lanka: sono circa 15 milioni, ossia tre quarti della popolazione, davanti ai tamil.

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Persecuzioni in tempo di guerra

Yulanie Perumbadage è stata costretta a lasciare la sua terra nel 2009, assieme al marito giornalista, sotto il peso delle crescenti minacce. Yulanie Perumbadage insegnava in una scuola d’arte, ma era anche un’attivista politica e molti dei suoi dipinti erano un chiaro messaggio di condanna contro la guerra.

Yulanie Perumbadage

Mi ero resa conto che non era più possibile continuare la mia battaglia artistica per un mondo migliore, restando nel mio paese

Le tensioni accumulatesi da anni tra la maggioranza singalese e la minoranza tamil sono esplose nel luglio del 1983, dando inizio a una guerra civile. Nel 2002 è stata siglata una tregua, rotta quattro anni più tardi. Da allora, artisti, intellettuali, giornalisti e rappresentanti dell’opposizione sono stati messi sotto pressione e costretti ad emigrare.

«Chi la pensava diversamente, veniva perseguitato come nemico dello Stato e aggredito per strada. Allora non si poteva scrivere nulla di critico sulla guerra», spiega  Yulanie Perumbadage.

Gli artisti erano vittime di intimidazioni non solo da parte delle autorità, ma anche della comunità singalese. «In più occasioni i miei colleghi di lavoro e i vicini mi hanno accusata di essere una traditrice. Mio marito ha ricevuto diverse minacce. Era stato messo in cima alla loro lista nera. E il primo della lista era il primo ad essere ucciso».

Con il cuore a pezzi, la coppia ha così deciso di lasciare lo Sri Lanka per cercare rifugio in Svizzera, lasciando dietro di sé famiglia ed amici. «Mi ero resa conto che restando nel mio paese non era più possibile continuare la mia battaglia artistica per un mondo migliore».

Il peso della lontananza

La Svizzera è ormai diventata la sua nuova casa. Sciaffusa è davvero un posto magnifico, racconta Yulanie Perumbadage. «La gente mi ha accolta con calore, ma è chiaro che la vita qui non è sempre facile». La possibilità di rivedere la sua famiglia per ora è un «sogno lontano» e così l’unico modo per restare in contatto resta il telefono.

«Vivere in esilio è una prova difficile da superare. È una sensazione indescrivibile. Quando sono arrivata in Svizzera, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Ma grazie all’aiuto dell’ufficio migrazione ho riacquistato fiducia e ho ricominciato a dipingere».

I suoi ritratti variopinti ci osservano dalla parete della libreria. «Porto nel cuore i ricordi di amici e parenti. Dipingo i loro volti per non dimenticarli».

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Nella patria dei loro figli

Questo contenuto è stato pubblicato al I primi tamil arrivarono in Svizzera all’inizio degli anni Ottanta. Da allora, la loro immagine nella popolazione è nettamente migliorata. «Sono gli stranieri più amati». «Sono ben integrati». Vera Markus sentiva spesso commenti di questo tipo e così ha deciso di andare alla scoperta di questa comunità, documentando la loro vita in Svizzera. Il libro…

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La passione per i libri e la politica

Yulanie Perumbadage è cresciuta in una famiglia di insegnanti, in una regione rurale vicino a Kurunegela, nel nord-ovest dello Sri Lanka. «Non ho vissuto nella bambagia, ma i miei genitori guadagnavano abbastanza per garantirci le necessità di base. Quando ricevevano il salario a fine mese, avevano l’abitudine di comprarmi un libro», dice sorridendo.

Bambina curiosa, fin da piccola Yulanie Perumbadage non la smetteva mai di fare domande sulla vita e l’ineguaglianza sociale: perché ci sono bambini che vanno a letto senza cena? Perché i contadini locali sono in debito con i latifondisti? Perché maltrattano le loro famiglie?

La sua adolescenza è stata segnata dall’ascesa dei movimenti di sinistra e di quelli nazionalisti, nonché dalla morte di molti giovani singalesi, tra cui diversi suoi compagni di scuola. Eventi che hanno lasciato un segno indelebile. «Ho visto così tanti cadaveri per strada. Erano stati torturati a morte e poi bruciati in pubblico come forma di dissuasione. Questa era la situazione nel sud dello Sri Lanka, dove vive la maggioranza dei singalesi».

Rosso vermiglio

Le violenze e i traumi provocati dalla guerra sono un tema ricorrente nelle opere di Yulanie Perumbadage. Così come i colori accesi e soprattutto il vermiglio. Alla parete, una tela enorme colorata di rosso raffigura centinaia di minuscole stampelle. «Ogni anno c’era sempre più gente con delle protesi. Dietro a queste stampelle ci sono migliaia di storie diverse. Possiamo stimare quante persone sono state colpite dalla guerra, ma il danno causato alla società è impossibile da misurare», commenta l’artista.

Un altro quadro raffigura una montagna di stampelle di metallo e plastica appoggiati contro delle rappresentazioni tipiche di un tempio buddista. «Quando un soldato viene ucciso, la sua famiglia riceve un aiuto finanziario. I monaci buddisti li ricordano come eroi. La tristezza viene spazzata via e rimpiazzata da una specie di entusiasmo. Molti dei miei vicini coi quali giocavo quando ero piccola sono morti. Altri li ho incontrati per strada senza un braccio o senza una gamba».

«Oggi la guerra è ufficialmente finita, ma non ci sono né vincitori né pace. Ci sono soltanto le persone con le loro stampelle». Malgrado la distanza che la separa dalla sua terra, Yulanie Perumbadage è convinta di poter contribuire a lenire le ferite della guerra. «Ho soltanto la mia matita e il mio pennello. Ma cerco di usarli per creare un vincolo tra la popolazione tamil e gli svizzeri».

La Svizzera è tra le destinazioni privilegiate dalla comunità srilankese all’estero. Le stime parlano di 24’000 persone, inclusi coloro che hanno la doppia cittadinanza.

Il 90-95 per cento è di origine tamil.

La maggior parte degli srilankesi vive nei cantoni germanofoni, in particolare nelle città di Berna, Zurigo e Basilea.

L’afflusso di rifugiati tamil in Svizzera è iniziato nel 1984 dopo lo scoppio della guerra e la creazione di una regione tamil nel nord-est del paese.

Negli ultimi anni, il numero di srilankesi in Svizzera è in continua diminuzione.

(Traduzione dall’inglese, Stefania Summermatter)

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