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Cinquanta sfumature di democrazia: si può misurare il potere del popolo?

Più possibilità di partecipazione ci sono, più c’è soddisfazione

Claude Longchamp, politologo e storico

La popolazione di molti paesi del mondo è sempre meno soddisfatta della propria democrazia. È quanto risulta da un recente studio dell'università di Cambridge. Il politologo Roberto Foa ha esaminato l'evoluzione dal 1970 in tutti gli Stati in cui si tengono elezioni libere e che corrispondono ai criteri minimi di un ordinamento democratico.

Nella sua classifica sulla democrazia, la Svizzera ha ottenuto un ottimo punteggio. Non è la prima volta, si potrebbe aggiungere.

“Attualmente, circa i tre quarti della popolazione sono soddisfatti della democrazia svizzera. È il valore più elevato!”

Perché gli svizzeri sono soddisfatti della loro democrazia?

La risposta classica

La Confederazione ha i valori più alti del mondo per la soddisfazione riguardo alla sua democrazia. E c’è di più: questi valori evolvono in direzione anticiclica, verso l’alto. Attualmente, circa i tre quarti della popolazione sono soddisfatti della democrazia svizzera. È il valore più elevato!

La Svizzera è un’eccezione, anche se non l’unica. Gradi di soddisfazione consistenti si registrano soprattutto nelle democrazie del Nord Europa. Colpisce il fatto che le eccezioni sono quasi tutte democrazie consociative.

Esse hanno potuto attenuare i conflitti sociali. Ciò garantisce la stabilità politica e favorisce lo sviluppo economico. E questo, a sua volta, promuove la soddisfazione riguardo alla democrazia.

Le nuove risposte

È noto che questo meccanismo funziona bene nella popolazione in generale. Viene denominato sistema di soddisfazione “orientato all’output”: più precisamente, i ceti medi e inferiori, sostengono dei sistemi, se questi apportano loro benefici tangibili nella vita quotidiana.

In questa serie per swissinfo.ch, il politologo e storico Claude Longchamp mette sotto la lente fenomeni e principi della democrazia elvetica. Le sue analisi sfatano anche dei miti.

Ma c’è anche un sistema di soddisfazione “orientato agli input”. Soprattutto persone fortemente impegnate politicamente vogliono poter dare il proprio contributo quando vengono prese decisioni generalmente vincolanti. Nelle fasce di popolazione con alti livelli d’istruzione non contano i vantaggi economici, ma piuttosto le offerte di partecipazione personale.

Parola magica n. 1: potere condiviso

Uno studioCollegamento esterno dell’università di Berna, pubblicato l’anno scorso, mostra come funziona e perché la Svizzera si distingue. Il punto di partenza è costituito da democrazie presidenziali con una forte leadership prevalentemente maschile, come gli Stati Uniti, il Brasile o la Francia. Lì la soddisfazione riguardo alla democrazia non è particolarmente alta.

Per gli autori dello studio, diretti da Adrian Vatter, ciò è legato all’insufficiente condivisione del potere in quei Paesi. La condivisione può essere realizzata in quattro modi diversi: attraverso il parlamentarismo, attraverso governi formati con il sistema proporzionali, attraverso votazioni popolari e attraverso il federalismo. In tre di queste quattro dimensioni, la Svizzera è leader mondiale. “Condivisione del potere” è la nostra prima parola magica per conseguire la soddisfazione riguardo alla democrazia.

Parola magica n. 2: partecipazione

Due altre classifiche sulla democrazia, pubblicate in Svezia nel 2019, vi aggiungono la partecipazione. Anche in questo caso la Svizzera è per molti versi un modello .

Con la democrazia diretta, questa è ovviamente una prassi comune in Svizzera e viene sempre più adottata anche all’estero.

Ad altri due fattori alla base degli elogi provenienti dalla Svezia, tuttavia, in seno alla Confederazione si presta un po’ meno attenzione: in primo luogo, alla democrazia locale e regionale sviluppata; in secondo luogo, all’apertura delle autorità agli attori della società civile.

Può darsi che in Svizzera l’opinione pubblica trascuri questi due aspetti perché si desidera sempre più democrazia. Soltanto quando si fa un confronto a livello internazionale ci si rende conto di avere molto di quanto manca agli altri.

Quindi è un bene per la democrazia se non viene praticata solo a livello nazionale. Se viene praticata su piccola scala, sostiene la democrazia nel suo insieme. In Svizzera, ad esempio, non viene eletto solo il sindaco di una città o di un comune. Anche interi consigli comunali e municipi sono eletti con il voto popolare.

Nella Confederazione, inoltre, i partiti politici non hanno il monopolio del processo decisionale dello Stato. Associazioni padronali, sindacati, organizzazioni ambientaliste, movimenti scientifici e della società civile sono coinvolti nella democrazia partecipativa in vari modi.

Difetto svizzero: molte offerte, poca affluenza alle urne

I critici del sistema svizzero amano citare la valutazione annuale della democrazia della rivista economica britannica “Economist”. Questo Indice della democraziaCollegamento esterno è l’unica valutazione di questo tipo che non giudica la democrazia svizzera “molto buona”, ma soltanto “buona”.

La ragione principale è la scarsa affluenza alle urne. Anche le agenzie svedesi di valutazione della democrazia vedono questo difetto nella democrazia svizzera, ma lo relativizzano con le ampie offerte di partecipazione. Queste possibilità riducono la necessità di farsi sentire attraverso le elezioni.

Dunque, le democrazie come la Svizzera aprono la gamma di opportunità di partecipazione. Tuttavia, la diversità ha un prezzo: gli utenti si dividono tra i vari canali di partecipazione.

“La diversità delle possibilità di partecipazione è un punto di forza, finché tutti partecipano in qualche modo alla formazione delle opinioni regolamentata.”

Quasi 30 anni fa fui il primo a sottolineare che la partecipazione alle votazioni popolari in Svizzera stava diventando selettiva. Oggi l’affluenza media alle urne si aggira intorno al 45%. Ma non sempre sono le stesse persone che partecipano.

Le persone votano ed eleggono quando sono interessate e quando si sentono in grado di prendere una decisione. Cosicché, sull’arco di quattro anni, i tre quarti degli aventi diritto al voto in Svizzera partecipano almeno a una votazione nazionale, esattamente uguale alla proporzione di coloro che nel mondo partecipano a un’elezione durante lo stesso periodo.

Da parte mia, però, vorrei aggiungere: la diversità delle possibilità di partecipazione è un punto di forza, finché tutti partecipano in qualche modo alla formazione regolamentata delle opinioni.

Ma non possiamo ignorare il fatto che in questo Paese i giovani hanno preso le distanze dalla partecipazione politica istituzionale e oscillano ripetutamente tra apatia e protesta.

E qui anche l’esemplare democrazia svizzera pare non avere la situazione sotto controllo.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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