Un tenore diventa sindaco e svecchia St. Moritz
Spirano venti di rinnovamento a St. Moritz, località svizzera di lusso a oltre 1800 metri di altitudine conosciuta in tutto il mondo. Eletto sindaco nell'autunno 2018, Christian Jott Jenny aveva promesso in campagna elettorale di modernizzare le strutture del comune grigionese. E appena entrato in carica, nel gennaio di quest'anno, si è rimboccato le maniche.
Il cambiamento di St. Moritz comincia dall’immagine del “presidente del comune”, come è denominato ufficialmente il sindaco qui. Con scarpe da ginnastica bianche, giacca di velluto blu e fazzoletto rosso nel taschino, Christian Jott JennyCollegamento esterno sale sul palco con aria disinvolta per rivolgersi ai cittadini. Il neosindaco ha scelto la pomposa sala del teatro dell’Hotel Reine Victoria, con i suoi grandi lampadari e gli affreschi sul soffitto, per presentare il progetto di nuova costituzioneCollegamento esterno di St. Moritz.
I nuovi statuti del comune comportano una novità di peso: i diritti di voto e di eleggibilità per gli stranieri domiciliati a St. Moritz. Se la nuova costituzione supererà l’esame delle urne, la famosa stazione turistica internazionale entrerà a far parte della cerchia ristretta dei comuni svizzeri che accordano i diritti politici agli stranieri. L’elettorato di St. Moritz voterà sulla modifica non prima del 2020.
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È il primo colpo di scena politico del sindaco, che in precedenza si era ritrovato sotto i riflettori soprattutto come artista e animatore culturale. Da piccolo ha cantato nel coro viennese dei Wiener SängerknabenCollegamento esterno, poi è diventato tenore.
Più tardi ha contribuito a portare sui palcoscenici di St. Moritz grandi stelle della musica, – quali per esempio Norah Jones, Chick Corea o Diana Krall: da 12 anni Jenny dirige nella località mondana il rinomato “Festival da JazzCollegamento esterno“.
“Il posto dove è possibile fare di più”
Nell’agosto dello scorso anno Jenny ha deciso di lanciarsi in politica per “prendere il timone” del comune engadinese, con l’obiettivo di cambiarne la percezione, sia all’interno che all’esterno.
Il villaggio di circa 5000 abitanti richiama ancora nella mente di molte persone l’immagine di milionari russi, avvolti in cappotti di pelliccia, che estraggono grosse banconote dai portafogli per il semplice gusto di sperperare denaro nei negozi di lusso della località engadinese. St. Moritz è sempre stata una meta di super ricchi.
“Quando la gente pensa a St. Moritz, dovrebbe invece pensare a un posto dove è possibile fare un po’ di più che altrove”, dice Jenny a swissinfo.ch.
La sua vittoria alle elezioni nell’ottobre 2018 è stata sorprendente. Prima di tutto, l’indipendente non ha alcuna esperienza politica. In secondo luogo, il nativo di Zurigo è un “estraneo”, nel senso che proviene dalla pianura, dalla città, anche se ora vive nel villaggio alpino e paga le tasse lì.
Altri sviluppi
St. Moritz verso la parità di diritti politici tra svizzeri e stranieri
“Tutti sono immigrati”
“Mi è assolutamente indigesto il termine indigeno”, ha dichiarato Jenny in un’intervista in un ristorante a Zurigo, la città dove trascorre ancora molto tempo, nonostante risieda principalmente a St. Moritz.
A suo avviso, tale connotazione “è razzista”. In realtà, “tutta l’Engadina è costituita da immigrati”. Considera il fatto di non essere del posto come un vantaggio, perché così può presentarsi completamente libero da legami politici e locali.
Christian Jott Jenny è un sindaco che ospita un pianoforte a coda nell’ufficio rivestito di legno di cembro e che all’aperitivo di Capodanno canta a squarciagola arie d’opera. Con lui, gli eventi comunali non si svolgono più sotto la fredda luce di una sala polifunzionale, bensì nella pomposa sala di uno dei primi alberghi del villaggio.
“Il mio partito sono gli ospiti, il turismo, ma anche i giovani del villaggio. Per coerenza non vado alle riunioni dei partiti locali, nemmeno a quelle dell’alleanza Next Generation, di cui sono membro.”
La nuova generazione ai vertici
“Next Generation” si è formata la scorsa estate intorno al vivace tenore. Il nome allude ai suoi membri, alla “prossima generazione” di famiglie alberghiere.
Si tratta della generazione che sta prendendo il timone e vuole avere voce in capitolo nello sviluppo della stazione turistica di lusso. Per esempio, Claudia Aerni dell’Hotel Corvatsch, o Nicolas Hauser dell’Hotel Hauser. Entrambi sono stati eletti lo scorso autunno nel consiglio comunale, composto di 17 membri, che insieme all’assemblea comunale costituisce il potere legislativo di St. Moritz.
Della nuova generazione fa parte anche Daniela Märky, proprietaria dell’Hotel Steffani, la quale dice apertamente di aver votato “lo Jenny”. Proprio come molti giovani di St. Moritz. Specialmente quelli legati all’industria del turismo. “È un trascinatore”, porta il cambiamento di cui St. Moritz ha bisogno, dice Daniela Märky.
“St. Moritz aveva perso il filo”
“St. Moritz aveva perso di vista questioni centrali e quindi aveva smarrito il filo conduttore”, prosegue l’albergatrice. Lei ha già una proposta: si deve rivitalizzare urgentemente il centro del paese e liberarlo subito dal traffico.
Inoltre, si devono affrontare nuove sfide dovute alla globalizzazione. “Oggi, i concorrenti di St. Moritz non sono più né a Zermatt né a Gstaad. Siamo in concorrenza con Mauritius, con New York, con la Toscana”. I potenziali ospiti sono diventati più mobili e le possibilità di prenotazione online hanno reso le loro decisioni più spontanee, spiega l’albergatrice.
“Viviamo degli ospiti”
Anche Jenny vede qui una sfida centrale. “Il 99% dei cittadini di St. Moritz vive di turismo”, sottolinea. Mentre 150 anni fa, i turisti trascorrevano due o tre mesi a St. Moritz, 50 anni fa il loro soggiorno si era ridotto a due o tre settimane. “Oggi vengono per due o tre giorni”.
Per il cambiamento pianificato, punta sul “effervescenza” di St. Moritz e sulla collaborazione. “C’è così tanta cultura in un piccolo spazio con 42 gallerie, così tanti ospiti illustri. Anche per me questo è sempre stato il fascino di St. Moritz”, osserva.
Costruire ponti per il dialogo
Ma a questi ospiti illustri si deve anche dare qualcosa affinché abbiano la possibilità di realizzare i loro progetti nel villaggio stesso, sottolinea. Ecco perché non ha paura di prendere posizione. Se necessario anche per chi ha una posizione di forza. Ad esempio, un abitante voleva impedire il progetto museale di un erede del fabbricante di prodotti chimici per l’edilizia Sika. Il mecenate pensava a un edificio con un museo del bob, un cinema e una discoteca.
Jenny si è seduto personalmente a un tavolo con l’oppositore. “Non puoi scacciare con ricorsi edilizi qualcuno che, per passione, vuole creare un luogo di incontro per la popolazione”, gli ha detto con veemenza. L’oppositore ha ritirato il suo veto.
Ma non tutti i suoi interventi hanno avuto successo. Il famoso editore canadese e fondatore della rivista “Monocle”, Tyler Brûlé, da tempo vorrebbe aprire un caffè a St. Moritz. Finora non ha però potuto realizzare il suo sogno, perché i proprietari di immobili potenzialmente adatti gli hanno chiuso la porta in faccia.
Al fine di prevenire tali problemi in futuro, Jenny vuole creare un ente di promozione della località che faccia da tramite tra proprietari e offerenti di locali commerciali e acquirenti.
“Il mio vantaggio è che non ho in mente una carriera politica. Mi considero piuttosto come colui che allenta il freno”.
Diritto di voto agli stranieri a St. Moritz
A St. Moritz, circa 2000 degli attuali 5000 abitanti non hanno la cittadinanza svizzera. Con il 41%, la proporzione della popolazione straniera nel comune engadinese è di gran lunga superiore alla media nazionale, pari al 25%.
Senza forze lavoro qualificate straniere il sofisticato villaggio alpino svizzero non potrebbe funzionare. Il nuovo sindaco Christian Jott Jenny ora vuole dar loro il diritto di voto.
Secondo il disegno di nuova costituzione comunale, gli stranieri non solo dovrebbero poter votare a St. Moritz, ma anche potersi essere eletti a cariche politiche.
I Grigioni sono uno degli unici tre cantoni della Svizzera che danno ai comuni la facoltà di accordare il diritto di voto agli stranieri. In cinque cantoni della Svizzera occidentale i comuni sono obbligati ad accordare tale diritto. Il Giura e Neuchâtel sono i soli in cui gli stranieri hanno diritto di voto anche a livello cantonale.
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)
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