Svizzero-tunisino di 81 anni libero dopo 18 mesi di carcere in Tunisia
Dopo oltre un anno e mezzo di detenzione, Mustapha Djemali ex funzionario ONU e fondatore di un’ONG per i rifugiati, è stato condannato in Tunisia ma immediatamente rilasciato. La vicenda ha suscitato critiche da parte di organizzazioni internazionali.
La sentenza è stata accolta con sollievo dai figli dell’81enne. Dal maggio 2024 il padre era in carcere. Dopo solo due giorni di udienza, lunedì sera è stato liberato.
Djemali è stato condannato in primo grado a due anni di reclusione, di cui sei mesi con la condizionale, così che, grazie alla detenzione preventiva già scontata, è stato immediatamente rilasciato. Non è dato per ora a sapere se lui o il ministero pubblico tunisino presenteranno ricorso.
Accusato di aver favorito l'”insediamento illegale di stranieri”
L’accusa mossa a Djemali, collaboratore dell’ONU per molti anni, e ad altri imputati era di aver favorito l’insediamento illegale di persone straniere in Tunisia.
Il procedimento è stato avviato perché l’ONG di Djemali aveva pubblicato un bando per l’affitto di alberghi destinati all’accoglienza di persone rifugiate.
Nel 2017 l’uomo aveva fondato il Consiglio tunisino per i rifugiati, un’organizzazione non governativa finanziata quasi esclusivamente dal suo ex datore di lavoro, l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR). Dal 2019, l’ONG si occupava della registrazione di persone richiedenti l’asilo in Tunisia.
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Uno svizzero di 81 anni è detenuto in Tunisia, la famiglia lancia l’allarme
I familiari hanno più volte denunciato le condizioni di detenzione: Djemali avrebbe perso 40 chili in carcere, la cella era sovraffollata, d’estate soffocante, d’inverno gelida. Si sono sentiti poco sostenuti anche dalle autorità svizzere e dall’UNHCR.
Il passaporto svizzero è servito a poco
Giurista di formazione, Mustapha Djemali era arrivato a Ginevra nel 1980, dove ha lavorato fino al 2004 per l’ONU. Da oltre 20 anni tutti i membri della famiglia hanno la cittadinanza svizzera. Tuttavia, essendo anche cittadini tunisini, le possibilità di intervento ufficiale da parte delle autorità elvetiche sono limitate.
“Siamo molto felici che oggi sia stata fatta giustizia. L’importante lavoro umanitario di Mustapha Djemali per i rifugiati in Tunisia è sempre stato legittimo”, ha dichiarato Antonia Mulvey dell’associazione Legal Action Worldwide, che ha fornito assistenza legale alle famiglie degli imputati.
Un responsabile di progetto tunisino dell’ONG fondata da Djemali è stato anch’egli condannato a due anni. Altri quattro collaboratori sono stati assolti. La decisione dà speranza anche ad altri detenuti e alle loro famiglie, ha aggiunto Mulvey.
In un comunicato stampa, Amnesty International ha sottolineato che gli imputati non avrebbero mai dovuto essere arrestati, né il processo avrebbe dovuto aver luogo. La sentenza è un chiaro avvertimento ad altre organizzazioni per i diritti umani.
Il Governo tunisino agisce in modo aggressivo contro i rifugiati
Dal maggio 2024 almeno altri sei membri di organizzazioni della società civile impegnate nella difesa dei diritti di persone migranti e rifugiate sono stati arrestati in Tunisia. Il procedimento contro il Consiglio tunisino per i rifugiati è stato il primo a concludersi con una sentenza.
Osservatori tunisini si sono detti sorpresi dalla pena relativamente lieve. Nelle prossime settimane sono previste altre udienze e possibili verdetti.
Da oltre due anni il Governo tunisino agisce duramente contro migranti e rifugiati provenienti dall’Africa subsahariana, dopo che il presidente Kais Saied aveva messo in guardia contro un presunto piano di “sostituzione di popolazione” su larga scala.
Secondo dati ufficiali, nel Paese vivono solo circa 66’000 persone straniere su 12 milioni di abitanti.
Dopo la firma di un accordo migratorio con l’Unione Europea nell’estate 2023, il numero di arrivi dalla Tunisia in Europa è diminuito sensibilmente. Allo stesso tempo, persistono accuse secondo cui la Tunisia violerebbe gravemente i diritti umani nel trattamento di migranti e rifugiati.
Articolo a cura di Balz Rigendinger
Tradotto con il supporto dell’IA/mar
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