“Alla COP26 contiamo su Paesi quali la Svizzera, che sono molto attivi in questi negoziati”
Alok Sharma, presidente della COP26, invita tutti i Paesi a intraprendere gli sforzi necessari per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2º. Il politico britannico conta anche sulla Svizzera per trovare soluzioni condivise.
A Glasgow, il Regno Unito dà il benvenuto ai Paesi del mondo per la 26esima conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la COP26. Questo è il nostro momento per mettere il mondo sulla strada giusta per affrontare l’enorme minaccia del cambiamento climatico e costruire un futuro più pulito e radioso per tutti noi.
Sappiamo cosa dobbiamo fare, perché abbiamo già concordato il nostro obiettivo. Nel 2015, il mondo ha firmato l’Accordo di Parigi, un accordo internazionale per far fronte alla crisi climatica. L’accordo ci impegna a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a 1,5 gradi, perché la scienza ci dice che questo eviterebbe i peggiori effetti del cambiamento climatico.
Ogni frazione di grado fa la differenza. Un aumento medio della temperatura globale di 2 gradi, invece di 1,5, colpirebbe centinaia di milioni di persone in più e il doppio delle piante e il triplo delle specie di insetti, le quali perderebbero vaste porzioni dei loro habitat. Questo è di particolare importanza per la Svizzera, un Paese alpino dove le temperature stanno aumentando due volte più velocemente della media globale.
Tuttavia, da quando è stato fissato l’obiettivo degli 1,5 gradi, il mondo non ha fatto abbastanza e il nostro pianeta si sta riscaldando. Nel mio ruolo di presidente designato della COP26, sono stato testimone dell’impatto in prima persona: scioglimento dei ghiacciai, degrado dei raccolti, abitanti dei villaggi costretti a lasciare le loro case. Se continuiamo così, questi effetti peggioreranno, e velocemente.
Il rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) è giunto alla conclusione che la Terra potrebbe raggiungere il limite cruciale di 1,5 gradi di riscaldamento all’inizio degli anni 2030, a meno di tagli drastici delle emissioni di CO2 e di altri gas serra nel prossimo decennio. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze si fanno già sentire. Qualsiasi aumento oltre gli 1,5 gradi rischi di peggiorare rapidamente la situazione. Questo è quindi è il decennio decisivo per agire. Dobbiamo farlo ora, per lanciare uno sforzo coerente e concertato per ridurre le emissioni nei prossimi dieci anni. E dobbiamo usare la ripresa post Covid-19 per ripensare le nostre economie, costruendo un futuro migliore con posti di lavoro verdi e aria più pulita aumentando la prosperità senza danneggiare il pianeta.
Questo è ciò che rende la COP26 così cruciale. Dev’essere il momento in cui ogni Paese, e ogni ambito della società, assume la propria responsabilità per proteggere il nostro prezioso pianeta e mantenere vivo l’obiettivo degli 1,5 gradi. E abbiamo un piano chiaro per arrivarci.
Come presidente designato della COP26, insieme al primo ministro, ai colleghi ministri e a tutta la rete diplomatica del Regno Unito, sto facendo pressione per un’azione attorno a quattro obiettivi chiave.
In primo luogo, dobbiamo mettere il mondo sulla buona strada per ridurre le emissioni, fino a raggiungere un bilancio netto pari a zero entro la metà di questo secolo. Questo è imperativo per mantenere gli 1,5 gradi alla nostra portata. Quindi abbiamo bisogno che i Paesi si facciano avanti con obiettivi chiari per ridurre le emissioni. Ciò significa obiettivi di riduzione delle emissioni a breve termine (2030) coerenti con il bilancio netto pari a zero entro la metà del secolo. Questi obiettivi devono basarsi sulla scienza, in modo che lo zero netto non sia solo una vaga aspirazione, ma un piano concreto.
C’è anche la necessità di assistere a un’azione nei settori più inquinanti. Se prendiamo sul serio gli 1,5 gradi, Glasgow deve essere la COP che consegna alla storia le centrali a carbone, pone fine alla deforestazione e segnala la fine dei veicoli inquinanti. Stiamo quindi lavorando con i Governi e le organizzazioni internazionali per porre fine al finanziamento internazionale del carbone, una mia priorità personale. Stiamo esortando gli Stati ad abbandonare il carbone e stiamo lavorando con i Paesi in via di sviluppo per sostenere la loro transizione verso un’energia pulita.
Stiamo assistendo a progressi reali. In luglio, sono stato lieto di co-presiedere la riunione dei ministri del clima e dell’ambiente del G7, dove abbiamo raggiunto un accordo storico secondo cui nessuna nazione del G7 finanzierà più centrali a carbone a livello internazionale. Durante l’Assemblea generale delle Nazioni Unite in settembre, la Cina ha seguito l’esempio e si è impegnata a rinunciare alla costruzione di nuove centrali a carbone. Mi aspetto che alla COP26 vedremo ulteriori impegni su carbone, automobili, metano e deforestazione.
Per continuare a portare questa ambizione al 2030, dobbiamo anche finalizzare le direttive per l’attuazione dell’Accordo di Parigi. Questo aspetto va risolto se vogliamo liberare tutto il potenziale dell’Accordo di Parigi. Le questioni in sospeso sono state discusse per anni, senza una risoluzione. Sono grato per le consultazioni condotte dalle ministre Jeanne d’Arc Mujawamariya e Simonetta Sommaruga [rispettivamente ministre dell’ambiente ruandese e svizzera, ndr] sugli orizzonti temprali comuni. Abbiamo visto progressi in questi e in altri ambiti, ma c’è ancora lavoro da fare per raggiungere un consenso assoluto.
Il nostro secondo obiettivo è quello di proteggere le persone e la natura dai peggiori effetti del cambiamento climatico. La crisi climatica è già con noi e dobbiamo agire sulla necessità molto reale di protezioni contro le inondazioni, di sistemi di allerta e di altri sforzi vitali volti a minimizzare, evitare e affrontare le perdite e i danni causati dal cambiamento climatico.
Il nostro terzo obiettivo è la finanza, senza la quale il compito che ci aspetta è quasi impossibile. Questa settimana, la presidenza britannica della COP ha pubblicato un piano sul finanziamento climatico [Climate Finance Delivery Plan] per fare chiarezza su quando e come i Paesi sviluppati raggiungeranno l’obiettivo dei 100 miliardi di dollari di finanziamenti climatici per sostenere i Paesi in via di sviluppo nel contrastare il cambiamento climatico e ad adattarsi ai suoi impatti. Il Regno Unito sta dando l’esempio, essendosi impegnato a fornire 11,6 miliardi di sterline tra il 2021 e il 2025. E sotto la presidenza britannica, ogni nazione del G7 si è impegnata a fare di più per raggiungere i 100 miliardi di dollari. Ma abbiamo bisogno che tutti i Paesi sviluppati facciano un passo avanti. È una questione di fiducia.
L’Accordo di Parigi ci ha messo sulla strada per trasformare tutti i flussi finanziari globali al fine di creare un’economia verde e sostenibile. Quindi, oltre a fornire finanziamenti pubblici, abbiamo bisogno di liberare miglia di miliardi di dollari di finanziamenti privati per la transizione verso un mondo più verde. Seguendo quando richiesto dalla Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) istituita su richiesta del G20, la Svizzera ha approvato una preziosa legislazione per l’attuazione delle sue raccomandazioni entro il 2024. Questa legislazione obbligherà le grandi aziende svizzere a riferire sui rischi climatici. La Svizzera ha pubblicato delle linee guida che definiscono le aziende e i rischi considerati.
Come quarto punto, dobbiamo lavorare insieme per raggiungere questi obiettivi. Questo include il raggiungimento di un consenso tra i governi, in modo che i negoziati di Glasgow siano un successo. Dobbiamo anche coinvolgere le imprese e la società civile per raggiungere gli obiettivi della COP26 e costituire una collaborazione internazionale nei settori critici. Adotteremo un approccio inclusivo per raggiungere questo obiettivo e contiamo su Paesi quali la Svizzera, che è molto attiva in questi negoziati in quanto presidente di un gruppo negoziale, per trovare soluzioni con un forte sostegno.
Invito tutti i Paesi a intensificare gli sforzi verso questi obiettivi, perché la COP26 è la nostra ultima speranza per mantenere vivi gli 1,5 gradi, la nostra migliore possibilità per costruire un futuro più radioso, fatto di impieghi verdi e di aria più pulita. Perché come ha detto il mio eroe d’infanzia, e il nostro ambasciatore speciale della COP26, Sir David Attenborough: “Il momento della crisi è arrivato… Il futuro dell’umanità, e di tutta la vita sulla Terra, dipende da noi”
Questo è il nostro momento. Non c’è una seconda opportunità. Cogliamola insieme.
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