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“La colpa di questa crisi è dello Sri Lanka stesso”

Folla di manifestanti
Circa 100'000 manifestanti si sono riuniti il 9 luglio a Colombo, capitale dello Sri Lanka, per protestare contro le politiche del Governo e hanno preso d'assalto diversi edifici. Keystone / Chamila Karunarathne

Come va letto l'attacco al palazzo presidenziale da parte della folla in Sri Lanka? Ne abbiamo parlato con Rolf Blaser, membro del Consiglio degli svizzeri all'estero e amministratore delegato di un'azienda elvetico-srilankese, che vive e lavora proprio accanto al palazzo.

SWI swissinfo.ch: Il Paese è in bancarotta, il presidente Gotabaya Rajapaksa ha rassegnato le dimissioni. Come si è arrivati a questo punto?

Rolf Blaser
Rolf Blaser, membro del Consiglio degli Svizzeri all’estero e CEO di A. Baur & Co, gruppo attivo in Sri Lanka che celebra quest’anno i 125 anni di attività. zVg

Rolf Blaser: L’inizio del declino è iniziato con gli attacchi terroristici della Pasqua 2019, dopo i quali il turismo nel Paese è crollato, facendo svanire una delle maggiori fonti di reddito.

Poi, quando i turisti sarebbero dovuti tornare, è arrivato il coronavirus e, dopo due anni di crisi pandemica, la guerra in Ucraina. Uno dei maggiori flussi turistici nel Paese proviene proprio dalla Russia e dall’Ucraina.

Poi ci sono stati altri eventi: le riserve di denaro pubblico si sono lentamente esaurite, lo Stato è andato in bancarotta – non solo per la mancanza di turismo. In seguito, c’è stata la crisi delle importazioni: mancano gas, petrolio, medicine, cibo. È in gioco l’essenziale.

A febbraio sono state annunciate proteste che hanno spinto il presidente a imporre il coprifuoco. Di conseguenza, il palazzo presidenziale è stato assediato. Ma la situazione è sempre stata relativamente tranquilla. Il colpo di grazia per il presidente Rajapaksa è arrivato con l’assalto agli edifici governativi.

Demonstranten im Pool des Präsidenten
Il palazzo presidenziale è diventato un’attrazione e la gente fa il bagno nella piscina presidenziale. Keystone / Chamila Karunarathne

La produzione agricola è crollata dopo il divieto di importare fertilizzanti chimici. Baur si è subito messa a produrre fertilizzanti organici. Vede un legame tra la crisi del Paese e il divieto deifertilizzanti artificiali?

Sì, ma questo aspetto non va analizzato in modo isolato. Nel maggio del 2021, il divieto è entrato in vigore da un giorno all’altro. Naturalmente, il Paese non era pronto al passaggio completo ai fertilizzanti organici. Di conseguenza, nel 2021 lo Sri Lanka non aveva concimi, né chimici, né organici. Ciò ha portato a una drastica riduzione della produzione agricola. Il Paese non riusciva più a produrre riso a sufficienza per l’auto approvvigionamento.

Quando il divieto è stato revocato alla fine di novembre 2021, non c’erano abbastanza soldi per importare fertilizzanti. La Russia, grande esportatrice di concimi chimici, è venuta meno e anche la Cina ha smesso di esportare. Pure l’India sta affrontando gravi carenze di raccolto a causa di un’ondata di calore e non esporta più né cibo, né fertilizzanti.

Che ruolo ha il debito dello Sri Lanka con la Cina?

Il problema è, di fatto, il sovraindebitamento. Che il denaro provenga dalla Cina, dal Giappone o dall’India è irrilevante. Certo, la Cina in queste situazioni ha un approccio più severo, ma la colpa è soprattutto dello Sri Lanka.

La produzione di fertilizzanti e il commercio di medicinali sono rami di attività del gruppo A. Baur & Co. Qual è la situazione commerciale dell’azienda?

Le cose non sembrano molto rosee dal punto di vista operativo. Ma siamo una società che opera in Sri Lanka da 125 anni e abbiamo delle riserve. Non stiamo lottando per sopravvivere, ma attualmente siamo in perdita.

Altri sviluppi

Nel settore sanitario, stiamo lavorando all’80% della capacità. C’erano alcuni farmaci che non potevamo più importare. Ma questo settore funziona ancora relativamente bene perché ci viene assegnata una parte del denaro che il Governo ottiene con le esportazioni. In questo modo possiamo importare i farmaci essenziali. Siamo quindi in una posizione privilegiata in cui ci viene riservato, quando è possibile, un trattamento preferenziale – perché importiamo prodotti di prima necessità.

Per quanto riguarda i fertilizzanti, la situazione è un po’ diversa. L’intera attività è scomparsa negli ultimi 12 mesi. Non dipendiamo più dai pagamenti dello Stato perché le sovvenzioni nel settore dei fertilizzanti sono cessate. Le piccole quantità che vendiamo ci vengono pagate in contanti.

Cosa potrebbe fare idealmente la Svizzera per aiutare?

Credo che la Svizzera stia già facendo tutto il possibile: dagli aiuti economici alla formazione, passando per l’aiuto situazionale. Con aiuto situazionale intendo, ad esempio, la consegna di respiratori? polmonari durante la crisi del coronavirus oppure gli aerei di soccorso carichi di medicinali. Tuttavia, non considero la Svizzera un fornitore di primo soccorso.

Come vede il futuro?

Come Paese, abbiamo urgentemente bisogno di un Governo stabile. Poi, sarebbe importante per lo Sri Lanka ottenere un prestito ponte dal Fondo Monetario Internazionale. Questo ci aiuterebbe a riconquistare la fiducia degli altri Paesi.

È importante anche combattere la corruzione, un grande problema del Paese. Molto dipende ora da chi assumerà le cariche più importanti.

Attualmente per la gente è difficile acquistare cibo al mercato settimanale. Cosa fa Baur per il suo personale?

Siamo una delle poche aziende del Paese che è riuscita a ottenere un aumento salariale per il proprio personale. Anche se al momento non potremmo davvero permettercelo, abbiamo aumentato i salari di circa il 20%. Questo non risolve i problemi, ma li riduce.

Quando possibile, inviamo razioni di emergenza ai nostri dipendenti. Probabilmente facciamo più di altri, anche perché facciamo parte di una fondazione di beneficenza.

Lei vive a Colombo da cinque anni. Come vive la situazione attuale personalmente?

Posso osservare le dinamiche dal mio balcone. Ci sono migliaia di persone per le strade. In termini di folla, si potrebbe paragonare alla Street Parade di Zurigo. Quando si sentono le parole dei manifestanti, ci si sente stringere lo stomaco.

Contenuto esterno

Però vorrei sottolineare che la situazione è pacifica. La gente visita il palazzo presidenziale, che si trova nelle immediate vicinanze della sede commerciale e residenziale di A. Baur & Co, come un museo. Tutti e tutte vogliono visitarlo.

Dal punto di vista economico sono molto fortunato, appartengo alla classe privilegiata del Paese. Il mio tenore di vita è rimasto invariato. E mi sento anche al sicuro. Oggi, per esempio, mi muovo in bicicletta ed è rilassante perché, a causa della mancanza di benzina, c’è molto meno traffico.  

Traduzione dal tedesco: Zeno Zoccatelli

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