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“La Costituzione stabilisce le basi su cui la democrazia può evolvere in pace”

Cartoline celebrative
Molto è stato fatto per ricordare che nel 2023 la Costituzione svizzera compie 175 anni. Nella foto, una cartolina indica che il 1848 fu l'inizio di "una storia incredibile". © Keystone / Peter Klaunzer

La Costituzione federale celebra quest'anno il suo 175esimo anniversario. Ma il testo fondamentale della Svizzera affonda le radici ben più in profondità nella storia, come sottolinea lo storico e giurista vodese Olivier Meuwly nel suo ultimo libro, Una breve storia costituzionale della Svizzera, di recente pubblicazione.

Non molti libri per il grande pubblico trattano la storia costituzionale svizzera. L’ultima opera di riferimento – Petite histoire constitutionelle de la Suisse, del politico e giurista neocastellano Jean-François Aubert – risale alla metà degli anni Settanta.

Dopo un’attesa di quasi mezzo secolo, una sintesi più moderna è ora disponibile. Dalla penna dello storico e giurista vodese Olivier Meuwly, Una breve storia costituzionale della Svizzera (Une brève histoire constitutionnelle de la Suisse), fa la sua comparsa in occasione del 175esimo anniversario della Costituzione del 1848, documento che ha segnato la nascita della Svizzera moderna. Intervista.

SWI swissinfo.ch: Ci si potrebbe aspettare che la sua storia costituzionale cominci con la Costituzione del 1848, ma invece ci porta ancor più indietro nel tempo. Perché?

Olivier Meuwly: Non voglio dire che esista una continuità quasi meccanica tra le “Landsgemeinde” dell’antica Confederazione e le costituzioni dell’epoca contemporanea. Non è il caso. Tuttavia, il periodo precedente allo Stato federale del 1848, o anche alla Repubblica elvetica del 1798, merita di essere studiato. Sul piano istituzionale, molti aspetti sono stati introdotti sotto l’Ancien Régime e anche nel Medioevo.

Certe problematiche erano già presenti: l’equilibrio dei poteri e delle culture tra città e campagna e tra protestantesimo e cattolicesimo. Queste divisioni, che avrebbero potuto essere la tomba della Svizzera, sono state anche un fattore strutturante per il nostro Paese e hanno sollevato domande che non sono molto lontane da quelle che ancora oggi ci poniamo.

I primi trattati siglati tra i Cantoni non hanno naturalmente nulla a che vedere con la Costituzione attuale. Ma nel corso della storia, c’è stata sempre questa volontà di associare elementi disparati che a priori non hanno nessuna ragione di vivere e lavorare insieme.

Guardando alla storia, si potrebbe avere l’impressione che le grandi opere costituzionali arrivino sempre dopo periodi turbolenti. È davvero così?

Non per forza, come si è visto in questi ultimi anni con la grande ondata di revisioni costituzionali nei Cantoni. Tuttavia, è vero che è spesso un periodo di instabilità obbliga a riflettere sulle fondamenta su cui si vuole ricostruire la stabilità.

La Costituzione del 1848 ha permesso di integrare la parte sconfitta della guerra del SonderbundCollegamento esterno al nuovo Stato federale. La revisione totale del 1874 ha trovato il modo di sfociare in una maggiore centralizzazione, con la soluzione geniale di trasferire al popolo una parte dei poteri tolti ai Cantoni. La revisione del 1999, invece, è stata pensata nel contesto della crisi economica, finanziaria e morale degli anni Novanta.

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Questo sguardo retrospettivo permette anche di rendersi conto che la ricerca del consenso è una costante della storia costituzionale svizzera.

La necessità di scongiurare la minaccia della disgregazione è sempre esistita. Risale al Medioevo ed è un elemento permeante della storia elvetica. Ci sono sempre stati fattori dissolutori o perlomeno delle forze centrifughe con potenziale distruttivo. Le varie costituzioni hanno sempre funto da risposta a queste minacce.

Il testo della Costituzione federale della Confederazione svizzeraCollegamento esterno

Ci stiamo dirigendo anche adesso verso una revisione costituzionale di peso?

Non mi sembra il caso. Anche l’ultima grande revisione del 1999 non aveva nulla di rivoluzionario. Si trattava essenzialmente di una toelettatura e di un adattamento alla giurisprudenza svizzera e soprattutto internazionale.

Il sistema di democrazia diretta permette già di assorbire le grandi mutazioni e di gestirle più o meno bene. La Costituzione viene adattata di continuo e non vedo dunque l’utilità di una revisione fondamentale al momento.

Uomo parla al microfono
Olivier Meuwly © Keystone / Jean-christophe Bott

Una delle conseguenze delle iniziative popolari federali è l’iscrizione nella Costituzione svizzera di articoli che non figurerebbero mai in quella di altri Paesi. Nel 2018, se la proposta non fosse stata respinta in votazione dal popolo, nella nostra Costituzione avremmo potuto avere un articolo che proibisce… di tagliare le corna delle mucche. È un problema?

Non credo. L’esempio delle corna delle mucche in realtà è molto serio. Pensiamo al dibattito sul veganismo e lo statuto degli animali. Quello sulle corna era un argomento molto al passo con i tempi. Malgrado sia all’apparenza un po’ folkloristica, questo tipo di democrazia ha permesso di discutere di una questione concreta – che rappresentava una preoccupazione per molte persone – e di fornire una risposta.

Sento spesso ripetere questa critica, ovvero che l’iniziativa popolare è un fattore di populismo. Ma in realtà è il contrario. Se il populismo è meno cancrenoso in Svizzera rispetto ad altri Paesi europei, è proprio perché osiamo mettere sul tavolo determinate tematiche sensibili e le affrontiamo.

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una mucca senza corna.

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Questo contenuto è stato pubblicato al Le corna di mucche e capre non entreranno nella Costituzione svizzera. L’iniziativa che voleva incentivare il loro mantenimento è stata respinta.

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Alcune voci chiedono la creazione di un tribunale costituzionale che impedisca l’inserimento nella Costituzione di articoli che potrebbero essere considerati contrari ai diritti fondamentali. Lei cosa ne pensa?

A titolo personale, sono contrario. Questa questione era già stata affrontata durante la revisione totale della Costituzione nel 1874 e l’idea di una giurisdizione costituzionale era stata chiaramente respinta, adducendo che i giudici non potessero sostituirsi al popolo. Credo che questo ragionamento sia ancora corretto.

Ma sapere come trattare le iniziative popolari potenzialmente pericolose resta una grande problematica. Dal mio punto di vista, è uno dei temi costituzionali più caldi del momento, perché attraversa anche l’ambito politico. È un argomento che tornerà sicuramente un giorno sul tavolo e avrà bisogno di risposte precise.

Talvolta si designa la Costituzione con il termine “legge fondamentale” dello Stato. Ma sembra un concetto piuttosto astratto. Lei come spiegherebbe l’importanza della Costituzione oggi come oggi?

In una democrazia la gente ha dei diritti che devono essere formalizzati da una costituzione. Una costituzione deve essere la raccolta di queste libertà, dei diritti fondamentali.

Oggi, la democrazia non è al massimo della forma. In Svizzera sta meglio che altrove grazie agli strumenti di cui dispone, ma bisogna stare all’erta. Ai giorni nostri, vediamo che l’essenza dello Stato costituzionale è in pericolo; è quindi importante avere un testo di base che stabilisca i rapporti di potere, che indichi chi fa cosa e chi deve organizzare la vita in società. La Costituzione getta le fondamenta su cui la vita politica può evolvere in pace.

Traduzione: Zeno Zoccatelli

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