Egitto: trivelle nei luoghi di Mosè, avanza il megaresort
L'hotel a cinque stelle è quasi finito, il piazzale della Pace è a buon punto, i parcheggi pronti.
(Keystone-ATS) Il megaprogetto egiziano di realizzare un grande resort turistico ai piedi del Sinai e del monastero di Santa Caterina, luoghi sacri delle tre religioni abramitiche, non si ferma, anzi, sta per essere completato, con buona pace delle popolazioni locali, dei monaci e di quanti in questi anni hanno gridato al sacrilegio.
Ha appena ricevuto anche un premio dai massimi esperti del paesaggio emiratini, che a Doha lo hanno definito “progetto leader nel settore del patrimonio paesaggistico della regione”.
Il progetto si chiama “Grande Trasfigurazione” e mira, spiega il governo egiziano, a promuovere il turismo, religioso ma non solo, con nuovi hotel, centri visitatori e infrastrutture ad hoc, destinate a cambiare per sempre il paesaggio intorno al luogo dei Dieci comandamenti e a quel monastero bizantino costruito da Giustiniano nel VI secolo, retto da monaci greco ortodossi che custodiscono il Roveto ardente, venerato dai fedeli quale trasfigurazione di Dio che parlò a Mosè sul monte Sinai.
Un luogo magico, prima raggiungibile solo attraverso stretti tratturi di montagna o a dorso d’asino dal piccolo abitato che porta il nome del monastero, Santa Caterina, che ospita circa 5.000 residenti, quasi tutti beduini appartenenti a una sola tribù. Una vita semplice, in armonia con la natura impervia e le preghiere di ogni fede.
Preoccupa la quantità dei turisti
“Miglioreremo le infrastrutture, l’esperienza dei visitatori e il tenore di vita degli abitanti del posto”, argomenta da 5 anni il governo egiziano. Sul posto sorgerà perfino un aeroporto. Ma intanto sono in molti a lamentarsi, anche se ormai rassegnati, del rumore delle trivelle e degli scavatori ancora in funzione, dell’esproprio di case e cimiteri a costi esigui. Preoccupa la quantità e la qualità del turismo che raggiungerà i luoghi sacri. Preoccupazione aveva espresso inizialmente anche l’Unesco che ha designato Santa Caterina patrimonio dell’umanità e che ora ha alla guida un egiziano, Khaled Al Enany.
Il governo del Cairo si impegna a sensibilizzare i visitatori sull’importanza del sito, garantendo che lo status spirituale della regione sia rispettato nello spirito delle tre religioni. Si era parlato tempo fa anche di crearvi un centro ecumenico per l’incontro tra cristiani, ebrei e islamici. Intanto, i monaci si sono visti negare da un tribunale egiziano la proprietà del sito: è dello Stato, ha detto il giudice, e loro sono solo “autorizzati ad usarlo”. Una decisione assai sgradita al governo greco e al patriarcato ortodosso.
Nonostante tutto, i monaci continuano ad aprire le loro porte ogni mattina ai pellegrini, per ora principalmente escursionisti che salgono al monastero a piedi, accompagnati da guide locali.