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Come tenere sotto controllo la banca UBS senza penalizzarla nel mondo

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La regolamentazione di UBS si sta rivelando un compito complicato e controverso. KEYSTONE/© KEYSTONE / GEORGIOS KEFALAS

Il Governo svizzero ha dato il via a una missione impossibile: ridurre la minaccia che UBS rappresenta per l'economia elvetica senza che la banca perda di efficacia sulla scena globale.

Da quando l’anno scorso ha rilevato la rivale Credit Suisse, UBS è diventata l’unica banca globale sopravvissuta in Svizzera in grado di far crollare l’economia del Paese in caso di un suo fallimento. La banca impiega migliaia di persone, è uno dei principali istituti che concede crediti ipotecari e fornisce servizi a molte imprese svizzere.

Il 10 aprile il Consiglio federale ha approvato un rapportoCollegamento esterno su come rafforzare le normative bancarie per mitigare questo rischio sistemico. Il documento definisce 22 misure per ridurre il rischio di UBS e per conferire maggiori poteri all’autorità di vigilanza sui mercati finanziari.

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Le reazioni al rapporto sono però state negative. Esponenti politici, media ed economisti lamentano la mancanza di chiarezza nel denso rapporto di 340 pagine.

“Sembra che sia stato redatto con la strategia di creare un sovraccarico di informazioni per spegnere l’interesse per la questione”, afferma a SWI swissinfo.ch l’ex capo economista di UBS Klaus Wellershoff.

Secondo Jan Baumann, corrispondente economico della Radiotelevisione svizzera di lingua tedesca SRF, ci potrebbe essere un motivo all’incapacità del Governo di produrre un rapporto incisivo con azioni concrete e dettagliate.

“Leggendo tra le righe, il messaggio è: non vogliamo allontanare la banca faro UBS dalla piazza finanziaria svizzera essendo troppo severi”, sostiene.

Istinto competitivo

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UBS ha grandi ambizioni di espandere la propria attività di gestione patrimoniale, in particolare negli Stati Uniti. Il presidente di UBS, Colm Kelleher, avverte che un’eccessiva regolamentazione in Svizzera potrebbe compromettere questo obiettivo, offrendo alle banche rivali un vantaggio competitivo.

Soprattutto, UBS si oppone alle proposte di aumentare la quantità di capitale che deve detenere come cuscinetto contro le potenziali perdite.

“Se si ha troppo capitale, non si penalizzano solo gli azionisti, ma anche la clientela, perché i servizi bancari diventeranno più costosi”, dichiara Colm Kelleher alla NZZ am Sonntag.

Klaus Wellershof la vede allo stesso modo, ma ritiene che il Parlamento insisterà comunque su questa misura. Le ferite del drammatico dissesto di Credit Suisse l’anno scorso sono ancora fresche nella psiche nazionale.

Oltre 14 milioni di franchi per nove mesi di lavoro

“La questione non può essere evitata politicamente. Il Parlamento dovrà trovare una qualche forma di aumento dei requisiti della base di capitale, anche se non c’è una vera e propria riflessione economica alla base”, secondo Wellershof.

“Se si ha troppo capitale, non si penalizzano solo gli azionisti, ma anche la clientela, perché i servizi bancari diventeranno più costosi.”

Colm Kelleher, presidente UBS

Il rapporto del Governo afferma che “i requisiti patrimoniali quantitativi e qualitativi per le banche di importanza sistemica dovrebbero essere inaspriti”, senza però dire quante riserve supplementari UBS dovrebbe essere obbligata a detenere.

UBS ha ulteriormente innervosito il mondo politico elargendo al CEO Sergio Ermotti 14,4 milioni di franchi per i nove mesi di lavoro svolti l’anno scorso.

“Stipendi di milioni di franchi senza alcuna responsabilità personale in caso di fallimento sono indecenti”, ha dichiarato Tiana Moser, deputata in Parlamento del Partito verde liberale.

Il Governo suggerisce di inserire nella legge delle limitazioni ai salari, tra cui una disposizione che obbliga i e le dirigenti a restituire i bonus nel caso in cui abbiano messo in difficoltà la banca. Propone inoltre di accrescere i poteri dell’autorità di vigilanza finanziaria per chiedere conto alla dirigenza dell’istituto delle sue azioni ed emettere multe.

Ondata di regolamentazioni

Il Governo svizzero è in bilico tra le richieste dei partiti politici di tarpare le ali a UBS e le obiezioni del settore finanziario. La mancanza di definizioni precise nel rapporto ha irritato entrambe le parti.

“Dato che il rapporto non è chiaro, rischia di scatenare un’ondata di regolamentazioni che imporrebbe un onere massiccio alle banche e all’economia nel suo insieme”, afferma Roman Studer, CEO dell’Associazione svizzera dei banchieri.

Il processo politico di riforma delle regolamentazioni bancarie non entrerà nel vivo fino a quando una commissione parlamentare d’inchiesta non pubblicherà il suo rapporto sulla crisi di Credit Suisse, verso la fine di quest’anno.

I media svizzeri prevedono che questo ritarderà le decisioni finali del Parlamento almeno fino al 2025.

A cura di Virginie Mangin/sb

Traduzione di Luigi Jorio

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