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L’accordo fiscale Ue risparmia il segreto bancario

In Svizzera, come in alcuni paesi dell'U, il segreto bancario non si tocca ancora Keystone

Dopo aver sbloccato la vertenza con l'Italia sulle quote-latte, i Quindici hanno raggiunto un accordo sul pacchetto fiscale che interessa da vicino anche la Svizzera.

La decisione salva il segreto bancario, ma la strada per la seconda tornata di accordi bilaterali è ancora lunga.

Il consiglio Ecofin, di cui fanno parte i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione europea, ha raggiunto martedì un accordo politico sulla direttiva per la tassazione del risparmio di cittadini Ue non residenti.

L’intesa, raggiunta il 21 gennaio scorso, instaura, a partire dal primo gennaio 2005, un sistema di scambio di informazione sui cittadini non residenti per consentire la tassazione dei guadagni nel paese di origine.

Austria, Lussemburgo e Belgio hanno ottenuto di conservare il loro segreto bancario, instaurando un sistema progressivo di ritenuta alla fonte (15 per cento nel 2005, 20 per cento nel 2008 e 35 per cento a partire dal 2011), a condizione che i paesi terzi come la Svizzera, Monaco o il Liechtenstein, accettino di applicare la medesima tassazione.

Il 19 marzo scorso l’Italia aveva posto una «riserva» sul pacchetto fiscale facendo intendere che il proprio via libera era vincolato ad una soluzione positiva sulle quote-latte. Intesa che è stata raggiunta martedì, a Lussemburgo, con un accordo sulle quote latte.

Per l’incasso delle multe dovute dai produttori italiani, che hanno oltrepassato le quote loro assegnate, è stato concordato un periodo di rateizzazione di 14 anni senza interessi.

Soddisfazione in Svizzera negli ambienti politici…

Il raggiungimento di un accordo sulla tassazione del risparmio è visto positivamente sia da economiesuisse che dal Dipartimento federale delle finanze (DFF).

Stando al portavoce del DFF Daniel Eckmann, i ministri delle finanze dei Quindici hanno giudicato l’introduzione di una ritenuta alla fonte equivalente allo scambio di informazioni.

Per economiesuisse, il mantenimento del segreto bancario rappresentava un elemento vitale per alcuni settori della nostra economia. Di ciò beneficerà l’intera economia del paese. Secondo Gregor Kündig, membro della direzione di economiesuisse, l’Ue dovrà ora mantenere le promesse e intavolare negoziati con altre piazze finanziarie.

Economiesuisse auspica che l’Ue rinunci ad esercitare pressioni sul segreto bancario attraverso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa.

…e in quelli bancari

L’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) si è detta soddisfatta dell’accordo sulla fiscalità del risparmio da parte dei ministri Ue delle finanze. Tale intesa, sostiene l’ASB, permette di preservare il segreto bancario. Previsti costi fino a 100 milioni di franchi per le banche al fine di preparasi all’entrata in vigore delle direttive europee.

L’intesa, non ancora definitiva, diventerà effettiva nel gennaio del 2005. Si tratta di un lasso di tempo non troppo lungo, ha commentato il portavoce dell’ASB Thomas Sutter, secondo il quale tanto le banche svizzere che europee dovranno rimboccarsi le maniche affinché tutto sia pronto per la data fatidica.

Il costo finale dell’operazione è difficile da valutare, ha aggiunto Sutter, ma si potrebbe stimare attorno a 100 milioni di franchi solo per gli istituti svizzeri. Tra i costi menzionati da Sutter figurano quelli informatici.

In attesa degli altri dossier

Il compromesso raggiunto dai ministri europei conferma la strategia del Consiglio federale. Fin dalla prima ora la Svizzera ha sostenuto la necessità di integrare altri ambiti.

Se si sono fatte delle concessioni sulla tassazione dei risparmi, ci sono ancora dei dossier aperti. In particolare vanno ancora chiarite le responsabilità e i compiti legati agli accordi di Schengen e Dublino.

Centrale nella discordia è la lotta alla frode fiscale. Come Austria, Lussenburgo e Belgio, la Svizzera conserva il segreto bancario e non è tenuta ad inviare automaticamente le informazioni sui conti bancari sospetti agli altri paesi dell’Unione.

Il governo svizzero dovrà ancora difendere le sue posizioni di fronte ai Quindici. Una chiusura degli accordi non è prevista prima del 2005.

swissinfo e agenzie

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