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La PKB di Lugano nega di avere il tesoro Parmalat

Il direttore della banca privata PKB dice che sul conto ci sono ora solo alcune decine di migliaia di franchi swissinfo.ch

La PKB Privatbank di Lugano nega di detenere un conto bancario da 100 milioni di euro riferibile a Calisto Tanzi.

Il «Corriere della Sera» ribatte: le nostre informazioni sono fedelmente basate sugli atti dell’inchiesta.

Il direttore generale dell’istituto bancario svizzero, Fernando Zari in un’intervista rilasciata alla radio ticinese RSI nega che dalla sua banca sia passato il tesoro di Calisto Tanzi, l’ex patron di Parmalat, la multinazionale italiana del latte travolta da uno dei crac finanziari più gravi degli ultimi anni.

100 milioni di euro o 2 milioni di euro?

Secondo alcune rivelazioni del quotidiano italiano il «Corriere della Sera», un conto svizzero di cui era beneficiario Calisto Tanzi e sul quale sarebbero transitate negli anni consistenti somme provenienti dagli sconti fatti a Parmalat dalla società svedese Tetra Pak, sarebbe stato ritrovato dagli inquirenti italiani. Secondo il Corriere sul conto sarebbero finiti circa 100 milioni di euro.

Una nota diffusa sabato dallo studio legale luganese Spiess e Associati relativizzava la notizia, confermando di aver gestito un conto, sul quale però sarebbero transitati degli importi per un totale inferiore a 2 milioni di euro.

Il direttore della banca luganese smentisce

«La PKB non ha mai avuto rapporti diretti con il Gruppo Parmalat». Il direttore generale dell’istituto bancario svizzero ha dichiarato che il conto in questione non contiene attualmente che «qualche decina di migliaia di franchi».

Secondo il quotidiano italiano, il conto – intestato allo studio legale Spiess, Brunoni, Pedrazzini e Molino di Lugano – sarebbe stato usato per il pagamento in nero di alcune prestazioni all’ex avvocato di Tanzi, Michele Ributti.

Lo studio Spiess e Associati ha precisato che una volta appresi i sospetti legati alla vicenda Tanzi-Parmalat ha «provveduto spontaneamente e tempestivamente ad inoltrare le necessarie notifiche alle competenti autorità svizzere».

Degli sconti Tetra Pak avevano parlato a più riprese sia l’ex contabile di Parmalat Gianfranco Bocchi, sia l’ex amministratore finanziario di Collecchio Fausto Tonna.

Quest’ultimo aveva appunto raccontato che a beneficiare degli sconti praticati per le grosse forniture di contenitori per il latte da parte di Tetra Pak era stata la famiglia Tanzi.

Una bufala o una nuova pista?

Se il direttore della PKB accusa i giornalisti di non aver ricercato con sufficiente professionalità la notizia dei 100 milioni di euro, la replica del «Corriere della Sera» è che le sue informazioni si basano fedelmente sugli atti dell’inchiesta.

Calisto Tanzi, l’ex patron, ha fatto dichiarare al suo avvocato di essere “incredulo”: più volte ha infatti negato di aver occultato conti esteri personali.

Del resto sull’ammontare preciso dei leggendari tesori segreti di Parmalat c’e’ ancora cautela.

“Di tutto il denaro che transita sui conti esteri bisogna prima ricostruire completamente i passaggi, e solo dopo si possono dare notizie”, ha dichiarato a Parma il procuratore reggente ad interim Vito Zincani.

Secondo il magistrato le cifre che sono state fatte sui quotidiani “sono premature”. Intanto pero’ le indagini non trascurano nessuna pista.

Già le banche svizzere UBS e Credit Suisse sono state tirate in ballo nei giorni scorsi nella giostra di ipotesi che ruota intorno alle acrobazie finanziarie del gruppo Parmalat, crollato come un gigantesco castello di carte sotto il peso di un debito che supera i 14 miliardi di euro.

swissinfo e agenzie

Oltre alla banca privata PKB, anche Bank of America, Citigroup, Deutsche Bank, Morgan Stanley, Banca Popolare di Lodi, la società di gestione Nextra e l’UBS sono nel mirino degli inquisitori di Milano, che indagano sul crac Parmalat.

I magistrati milanesi e quelli emiliani si sono consultati nei giorni scorsi con i colleghi svizzeri, nell’ambito di una richiesta di assistenza giudiziaria attiva e passiva.

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