Francia: rispunta la ‘vedova nera’ di Coulibaly
(Keystone-ATS) Hayat Boumeddiene è viva, e si trova nell’area controllata dall’Isis, a cavallo tra Siria e Iraq. La vedova di Amedy Coulibaly, l’estremista islamico che a gennaio uccise quattro ostaggi nel supermercato Hypercacher di Parigi, ha contattato la sua famiglia.
La ragazza ha telefonato durante il fine settimana, per rassicurarli sulle sue condizioni. Secondo la testimonianza di un parente, raccolta dalla radio francese Rtl, la giovane ha chiamato direttamente sui cellulari della sorella e del fratello, restando in linea per diversi minuti. Nelle conversazioni ha soprattutto voluto giustificare la sua decisione di raggiungere “la terra del califfato”, e spiegato alcune delle regole a cui è sottoposta. Afferma, per esempio, di aver dovuto “ottenere un permesso” per chiamare in Francia.
Hayat ha raccontato di trovarsi bene, ha spiegato che sta seguendo dei corsi di arabo, leggendo intensamente il Corano, e frequentando delle altre donne che hanno fatto la sua stessa scelta. Non ha però fornito dettagli precisi sulla sua collocazione, limitandosi a confermare di aver raggiunto il territorio dello Stato islamico, come già sosteneva nel febbraio scorso una sua intervista – la cui autenticità non è mai stata verificata – al magazine dell’Isis ‘Dar Al-Islam’.
La ragazza, che aveva lasciato la sua casa nella periferia di Parigi nei primi giorni dell’anno, ha affermato di non essere stata informata delle intenzioni omicide dal compagno Amedy Coulibaly, con cui si era da poco sposata in una cerimonia religiosa non riconosciuta dalla legge francese. Lui, ha raccontato Boumeddiene, alla fine dell’anno scorso l’aveva sollecitata a partire al più presto per la Turchia e da lì raggiungere la Siria, dicendole di “non preoccuparsi”, che l’avrebbe “raggiunta presto”.
Le informazioni rivelate da Rtl non sono al momento state confermate dalle autorità francesi, che ricercano attivamente Hayat Boumeddiene da gennaio, ma secondo l’esperto di movimenti jihadisti Romain Caillet, interpellato dalla stessa radio, la testimonianza del parente e i contenuti della telefonata da lui riportati sono “molto credibili”. A suo parere, inoltre, non si tratterebbe di una mossa propagandistica, ma di una volontà da parte della giovane donna di mostrare ai suoi familiari e ai conoscenti “che lei ha fatto la scelta giusta”.
Intanto, riporta il settimanale satirico Canard Enchaîné, gli inquirenti parigini starebbero indagando sulla possibile esistenza di legami tra l’attentatore mancato Sid Ahmed Ghlam, arrestato dieci giorni fa con l’accusa di aver pianificato un attacco ad almeno una chiesa nei dintorni della capitale francese, e i fratelli Kouachi, autori dell’attacco a Charlie Hebdo.
Dalle loro prime verifiche sarebbe emerso che il giovani algerino aveva frequentato alcuni componenti della filiera jihadista a cui erano legati sia i due fratelli sia Coulibaly, e che tra il 2013 e il 2014 aveva abitato nel quartiere della Croix Rouge a Reims, ad appena qualche centinaio di metri dalla casa di uno dei Kouachi. Interpellata sulla questione, la procura di Parigi ha preferito non commentare.