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Iran: continua giro di vite, arrestata sorella ebadi

(Keystone-ATS) TEHERAN – Dopo le manifestazioni dell’opposizione di domenica, represse con un bilancio di almeno otto morti e decine di feriti, in Iran è continuato il giro di vite contro i protestatari, con gli arresti di molti attivisti politici e giornalisti del campo riformista.
Ora i Guardiani della Rivoluzione affermano che la protesta nel Paese è finita e che i colpevoli pagheranno. Dal canto suo, il maggiore partito riformista, il Mosharekat, ha chiesto al regime di “chiedere perdono al popolo” e “tornare alla Costituzione” per “uscire dalla crisi in atto”.
Tra coloro che sono stati arrestati figura anche Nushin Ebadi, sorella della Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, che ha dato la notizia dal sito Internet Rahesabz. Secondo Shirin Ebadi, la sorella, docente alla facoltà di Medicina, non svolge alcuna attività politica ed è stata arrestata solo per esercitare “pressione” su lei stessa e indurla a cessare ogni attività in difesa dei diritti umani.
Il presidente del Parlamento, Ali Larijani, ha definito “anti-rivoluzionari” i manifestanti scesi in piazza domenica, chiedendo per loro “le punizioni più severe”. Ma, riferendosi agli ex candidati Mir Hossein Mussavi e Mehdi Karrubi, diventati i leader del movimento, ha affermato: “Ci aspettiamo che coloro che hanno protestato contro il risultato delle elezioni presidenziali tornino in sé e separino nettamente la loro posizione da quella degli anti-rivoluzionari”.
Teheran ha reagito molto duramente alle proteste arrivate ieri da vari Paesi occidentali per la repressione delle manifestazioni, prendendosela in particolare con la Gran Bretagna e il presidente Usa Barack Obama.
Il ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, ha detto che “se Londra non cesserà di dire stupidaggini sui recenti avvenimenti, riceverà un pugno in bocca” e ha minacciato di rendere pubblici alcuni “dossier”. Mentre Larijani ha affermato che le promesse di cambiamento di Obama negli ultimi mesi erano solo “una mossa opportunistica per colpire gli interessi dell’Iran e dei musulmani”.
I Pasdaran iraniani hanno intanto affermato che “la sedizione” nel Paese “è arrivata alla sua fine” e che coloro che l’hanno pianificata “ne devono pagare il costo”. I Guardiani della Rivoluzione affermano che i colpevoli sono “i nemici della rivoluzione, le spie, i mezzi di stampa stranieri ed elementi interni”, si legge in un comunicato diffuso dall’agenzia Isna.
Dal canto suo, in un comunicato diffuso dal sito Norooz, il maggiore partito riformista, il Mosharekat, ha chiesto oggi ai responsabili del regime di “chiedere perdono al popolo” e “tornare alla Costituzione” per “uscire dalla crisi in atto”.

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