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Israele offre 12 mln a chi sposta ambasciata a Gerusalemme

La città vecchia di Gerusalemme KEYSTONE/EPA/YOSSI ZAMIR-FLASH90 sda-ats

(Keystone-ATS) Ad oltre un anno dall’inaugurazione della nuova ambasciata degli Stati Uniti, finora a Gerusalemme se ne è trasferita solo un’altra: quella del Guatemala.

In Israele c’è un senso di delusione e il ministro degli esteri, Israel Katz, del Likud, ha dunque deciso di dare impulso al trasloco da Tel Aviv di altre rappresentanze diplomatiche. Se necessario, ha anticipato oggi il quotidiano Israel ha-Yom, Israele contribuirà anche, sostanziosamente, alle spese.

Il trasferimento a Gerusalemme delle ambasciate, ha spiegato Katz al giornale, “è un obiettivo nazionale, politico e strategico di primo grado”. “Non c’è niente che esprima meglio il nostro ritorno a Sion ed il successo del sionismo – ha aggiunto – del rafforzamento a Gerusalemme della sovranità di Israele e del popolo ebraico”.

Nel prossimo futuro, almeno secondo il giornale, Katz chiederà al governo di approvare per i Paesi che trasferiscano a Gerusalemme la propria sede diplomatica principale un pacchetto di aiuti finanziari per un valore complessivo di 50 milioni di shekel, oltre 12 milioni di euro. Con essi sarà possibile acquisire i terreni opportuni, adibire gli edifici necessari, regolare i rapporti col municipio.

Nell’ultimo anno diversi Paesi hanno evocato la possibilità di aprire ambasciate a Gerusalemme, ma per ragioni diverse le iniziative non sono andate in porto. Il Paraguay in effetti l’ha inaugurata a maggio, su istruzione del presidente uscente, Horacio Cortes, ma il suo successore Mario Abdo Benitez l’ha subito riportata a Tel Aviv. Anche il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, era sembrato all’inizio dell’anno sul punto di spostare la propria ambasciata, ma poi ha avuto un ripensamento.

Altri Paesi che Israele ha cercato di coinvolgere sono stati l’Honduras, l’Ungheria, la Romania, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Ma forze internazionali notevoli contrastano l’iniziativa israeliana.

In primo luogo vi sono i palestinesi e il mondo arabo, secondo i quali, in assenza di un accordo che metta fine al conflitto israelo-palestinese e che definisca il futuro assetto di Gerusalemme, il trasferimento delle ambasciate è incompatibile con la formula dei Due Stati.

Il giornale Israel ha-Yom, ritenuto vicino al governo di Benyamin Netanyahu, rileva peraltro che Israele deve misurarsi su questo tema anche con la netta opposizione dell’Unione Europea e – sorpendentemente – anche con reticenze statunitensi. A quanto pare alcuni Paesi hanno chiesto a Washington compensi politici o economici per il trasferimento, ottenendo però finora risposte negative.

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