
Manifestazioni studentesche in diverse città svizzere contro tagli

Giornata di manifestazioni studentesche oggi in Svizzera per protestare contro i tagli della Confederazione nel settore della ricerca e dell'istruzione superiore. Una petizione corredata da 37'361 firme è stata consegnata nel pomeriggio alla Cancelleria federale.
(Keystone-ATS) La protesta ha riunito studenti e ricercatori ed è stata organizzata dall’Unione svizzera degli e delle universitari-e (USU) – che a suo dire rappresenta oltre 140’000 studenti – con l’appoggio di sindacati. Una grande dimostrazione si è tenuta in serata a Berna, mentre azioni erano in programma anche a Zurigo, Basilea, Lucerna, Losanna, Ginevra e Neuchâtel.
L’aumento delle tasse d’iscrizione – parte del pacchetto di economie 2027 del Consiglio federale – indebolirebbe sensibilmente le pari opportunità e il polo formativo svizzero, ha avvertito l’USU in un comunicato. Esso costringerebbe gli studenti a svolgere più lavori secondari, allungherebbe i tempi degli studi e ritarderebbe l’ingresso nel mondo del lavoro.
“Chi oggi risparmia sull’istruzione rischia domani una carenza di personale qualificato, minore mobilità sociale e un indebolimento della Svizzera come centro di innovazione”, si legge ancora nella nota. Pure le collaborazioni internazionali ne risulterebbero compromesse.
Alla grande manifestazione a Berna sono giunti da varie parti del paese oltre 2’000 studenti. “L’istruzione non dev’essere un lusso”, si leggeva su uno dei tanti striscioni. “Il Consiglio federale considera il nostro futuro troppo costoso”, ha criticato una delle oratrici tra i fischi, stando a un corrispondente dell’agenzia di stampa Keystone-ATS sul posto.
Settecento studenti e ricercatori si sono riuniti a metà giornata nel centro di Zurigo, sulla Helvetiaplatz, ha riferito il Sindacato svizzero dei servizi pubblici (VPOD/SSP). A suo dire i risparmi nella ricerca e nella formazione minacciano la Svizzera quale piazza scientifica. Essi rischiano di comportare il raddoppio delle tasse d’iscrizione, cosa che limiterebbe l’accesso alle alte scuole alle persone privilegiate, rileva ancora il SSP.
A Ginevra, circa 400 persone, in maggioranza studenti, si sono radunate sull’esplanade del sito UniMail su invito dei sindacati. Il progetto del Consiglio federale comporterebbe tagli al budget per 22,5 milioni di franchi per l’UNIGE, pari al 20% dei progetti di ricerca e a 40 cattedre di professore.
La riduzione dei finanziamenti sarà compensata da un aumento delle tasse d’iscrizione, come già avviene alla Scuola universitaria superiore della Svizzera occidentale (HES-SO) di Ginevra, dove è in corso uno sciopero di una settimana. L’incremento ammonta a 400 franchi per gli studenti svizzeri e a 1’100 franchi per quelli stranieri. Una misura che precarizza ulteriormente gli studenti e incide sulla loro salute mentale, hanno denunciato delle oratrici.
A Losanna circa 150 studenti, secondo Keystone-ATS, hanno manifestato sul mezzogiorno sul campus universitario contro i risparmi della Confederazione ma anche del Cantone. Il preventivo 2026 presentato una settimana fa dal Consiglio di Stato prevede tagli per 20 milioni di franchi per l’UNIL.
Le economie rappresentano una riduzione di circa il 7% del budget dell’ateneo: ne conseguirà “un indebolimento della ricerca, un degrado della qualità dell’insegnamento e della reputazione dell’UNIL in Svizzera e al di fuori”, secondo la federazione delle associazioni degli studenti dell’Università di Losanna e i sindacati vodesi, i quali hanno lanciato un appello al Gran consiglio a respingere i tagli proposti dal governo cantonale.
A Friburgo oggi si è invece tenuta una giornata di sciopero dei dipendenti del settore pubblico e parapubblico contro il programma cantonale di risanamento delle finanze (PAFE). Alla locale università la mobilitazione – organizzata dai sindacati e organizzazioni del personale – ha coinvolto anche gli studenti.
Le misure di risparmio previste riguardano, tra l’altro, anche il Fondo nazionale svizzero (FNS). Se gli stanziamenti venissero ridotti come pianificato, ciò comporterebbe il mancato finanziamento di 500 a 700 progetti di ricerca e la soppressione di circa 1’500-2’000 posti di lavoro tra il 2026 e il 2028, ha criticato il SSP.