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Democrazia diretta in Svizzera

Milei da Trump per incassare i 20 miliardi di aiuti

Keystone-SDA

Il presidente con la motosega, Javier Milei, ha effettuato la sua prima visita ufficiale alla Casa Bianca nel momento peggiore della sua presidenza, con l'incubo di una nuova crisi finanziaria incombente, il parlamento contro e le elezioni di midterm dietro l'angolo.

(Keystone-ATS) Con il bilaterale a Washington il leader straniero più trumpiano vuole rilanciare la sua immagine in patria, soprattutto con l’incasso dei 20 miliardi di dollari che Donald Trump ha messo in campo per aiutare l’Argentina, scontentando però i contadini americani. Il leader argentino punta anche a sfruttare la sua amicizia con il tycoon per ottenere uno scontro sui dazi.

A inizio mese gli Stati Uniti sono intervenuti sul mercato dei cambi argentino, acquistando “direttamente pesos” e finalizzando anche il quadro per una linea di credito swap da 20 miliardi di dollari con la banca centrale di Buenos Aires. “Il Tesoro americano è pronto, immediatamente, a prendere misure eccezionali per garantire stabilità ai mercati”, aveva annunciato il segretario al Tesoro Usa Scott Bessent dopo quattro giorni di colloqui con il ministro Luis Caputo e la sua squadra.

“Il successo dell’agenda di riforme dell’Argentina è importante e un’Argentina forte e stabile è nell’interesse strategico degli Stati Uniti”, aveva osservato il ministro americano dopo una serie di bocciature da parte del parlamento argentino di alcune delle brutali politiche di austerità di Milei.

La mossa del Tesoro non è piaciuta agli agricoltori americani, arrabbiati all’idea di salvare il settore argentino che, a causa della guerra dei dazi, li ha superati nella vendita di soia alla Cina. Anche i democratici hanno espresso il loro dissenso accusando il presidente di “aiutare un governo straniero ma bloccare il nostro”.

Non aiuta il fatto che i ripetuti salvataggi negli anni non siano riusciti a stabilizzare l’economia del paese sudamericano. In quanto maggiore debitore del Fondo Monetario Internazionale, l’Argentina deve all’istituto di credito globale la sbalorditiva cifra di 41,8 miliardi di dollari. In pratica Milei ha creato un paradosso: sulla carta, la sua motosega ha ottenuto alcuni dei successi macroeconomici che si era prefissato. Ma ha perso il sostegno politico e questo ha spaventato i mercati, che a loro volta hanno destabilizzato il suo progetto economico.

La scialuppa di salvataggio gettata da The Donald a Buenos Aires, però, non è un semplice gesto di solidarietà. Innanzitutto, il presidente americano vuole tenersi stretto il suo alleato più Maga e mandare un messaggio ai quei leader del Sud America che gli sono ostili contrastando la crescente influenza della Cina nel continente.

Non è un caso che abbia invitato Milei alla consegna postuma della medaglia della libertà a Charlie Kirk, l’attivista conservatore assassinato il 10 settembre. E poi, sempre in chiave anti-cinese, Trump vuole mettere le mani sui minerali essenziali come il litio e l’uranio, di cui l’Argentina è ricca ma che prima dell’avvento di Milei commercializzava soprattutto con Pechino.

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