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MO: Netanyahu, accetto il piano di Trump per fermare la guerra

Keystone-SDA

"Accetto il tuo piano per mettere fine alla guerra a Gaza": lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu nella conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il presidente Usa Donald Trump, elencando alcune delle principali condizioni previste.

(Keystone-ATS) Dal canto suo, l’alto funzionario di Hamas Muhammad Mardawi ha dichiarato in un’intervista al canale qatariota Al Jazeera che il piano di pace per Gaza presentato dal presidente degli Stati Uniti in conferenza stampa “pende verso la prospettiva israeliana. È vicino a ciò su cui Netanyahu insiste per continuare la guerra”, ha affermato. Tuttavia, “dobbiamo ricevere questo piano in forma scritta e chiara prima di rispondere. Il piano deve essere nelle mani di Hamas e delle organizzazioni palestinesi”, ha sottolineato ribadendo che né Hamas né alcun palestinese lo ha ancora visto.

Una Striscia di Gaza “riqualificata” e senza Hamas, che “non rappresenti più una minaccia” per Israele e i suoi vicini. E’ questo il punto 1 del piano stilato dall’amministrazione Trump per porre fine alla guerra. E che, nella versione pubblicata dalla Casa Bianca, ha perso uno dei 21 paragrafi circolati sui media nei giorni scorsi. Tra le novità emerse, si prevede tra l’altro che lo stesso Trump guidi il nuovo meccanismo di transizione per Gaza, il Board of Peace, “insieme ad altri membri e capi di Stato, tra cui l’ex premier britannico Tony Blair”.

Se entrambe le parti accetteranno la proposta “la guerra cesserà immediatamente”, assicura il punto 3. “Le forze israeliane si ritireranno sulla linea concordata per preparare il rilascio degli ostaggi”, vivi e morti, che dovrà avvenire – recita il punto 4 – “entro 72 ore” (e non più le 48 previste dalle indiscrezioni della vigilia). In cambio (punto 5) Israele rilascerà 250 palestinesi che scontano l’ergastolo e 1’700 abitanti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. Inoltre, per ogni ostaggio israeliano morto restituito, Israele consegnerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti.

Il punto 6 prevede che Hamas deponga le armi. Ai miliziani “che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l’amnistia”, e “sarà garantito un passaggio sicuro” a chi sceglierà l’esilio.

Sul piano umanitario (punti 7-8) “tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza. Come minimo, le quantità saranno coerenti con quanto previsto dall’accordo del 19 gennaio 2025”. L’ingresso e la distribuzione “avverranno senza interferenze da parte delle due parti attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali” non associate né a Israele né a Hamas. E sarà riaperto il valico di Rafah.

Al punto 9 viene descritto il nuovo organismo di transizione, composto da “un comitato palestinese tecnocratico e apolitico” per la gestione quotidiana dei servizi alla popolazione, e “con la supervisione e il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il ‘Board of Peace'”, presieduto e guidato appunto da Trump e Blair.

I punti 10 e 11 parlano di “un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza” elaborato con “un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle fiorenti città moderne del Medio Oriente”. Si citano “molte proposte di investimento” e “idee di sviluppo entusiasmanti” che “saranno prese in considerazione”. Sarà inoltre “istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso preferenziali da negoziare con i paesi partecipanti”.

“Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l’opportunità di costruire una Gaza migliore”, si legge nel punto 12. Mentre i paragrafi 13 e 14 ribadiscono che Hamas “non avrà alcun ruolo, né direttamente né indirettamente”, Gaza sarà “smilitarizzata” e “i partner regionali forniranno la garanzia” per assicurare che la “Nuova Gaza” non rappresenti più “una minaccia”.

Il punto 15 prevede che “gli Stati Uniti collaboreranno con i partner arabi e internazionali per sviluppare una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza”, che addestrerà le future forze di polizia palestinesi: “Questa forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine”.

Al punto 16 Israele si impegna a “non occupare né annettere Gaza”, ma non si fa più menzione al veto americano di annessione della Cisgiordania, che lo stesso Trump aveva invece garantito ai leader arabi.

Il piano parla inoltre (18) di “dialogo interreligioso”, “valori della tolleranza e della coesistenza pacifica, per cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani”.

Negli ultimi due paragrafi si prevede infine, con molti condizionali, “un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la sovranità” di uno Stato palestinese, ma solo “una volta che la riqualificazione di Gaza sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell’Anp sarà stato fedelmente implementato”.

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