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No degli autotrasportatori italiani al numero chiuso per i Tir in Svizzera

Secondo Paolo Uggé, segretario nazionale italiano della Conftrasporto, la Confederazione ha negoziato con leggerezza nel settore dei trasporti, rendendosi conto in ritardo dei problemi causati dai TIR in transito Keystone

Contingentare i camion stranieri che transitano attraverso la Svizzera. E' questa la soluzione prospettata da alcuni Cantoni per far fronte all'emergenza traffico pesante che sta mettendo a dura prova gli assi principali della rete autostradale nazionale. Una richiesta che i governi cantonali sono decisi a sostenere compatti a Berna, ma alla quale si oppongono decisamente gli autotrasportatori italiani.

La possibilità di introdurre il numero chiuso per il passaggio dei Tir è prevista dalle misure accompagnatorie del trattato sui trasporti sottoscritto tra Svizzera e Unione Europea nell’ambito dei sette accordi bilaterali approvati l’anno scorso. Ed è questa l’idea che, lanciata inizialmente dal Ticino, è stata raccolta da Uri Svitto, Nidwaldo e Lucerna. I contatti sono in corso da settimane e a breve dovrebbe essere fissato un incontro tra i rappresentanti dei cinque cantoni per concordare ufficialmente una strategia comune e mettere a fuoco la proposta da presentare assieme all’autorità federale.

L’idea di limitare il numero dei camion per adeguarlo alla capacità delle strade e ai tempi necessari alla dogana per far pagare la tassa sul traffico pesante, è, però, bocciata senza mezzi termini da Palo Uggé segretario nazionale della Conftrasporto. Secondo la potente associazione mantello degli autotrasportatori italiani non è con la cultura del divieto che si possono affrontare e risolvere i problemi del traffico. Dalle colonne del Giornale di Milano Uggé è andato giù pesante: ” E’ impressionante la leggerezza con cui sono state condotte sia dalla Svizzera che dall’Ue le trattative sui Bilaterali. La Confederazione solo ora si è resa conto che il suo sistema viabilistico è inadeguato. Ha firmato un accordo, ma non è grado di mantenere le sue promesse”.

Per la Conftrasporto questo trattato va rinegoziato. Per risolvere subito il problema delle colonne e degli intasamenti stradali, provocati dal via libera del gennaio scorso ai camion superiori alle 28 tonnellate, si deve abolire il divieto alla circolazione notturna dei Tir sul territorio elvetico. Come si è fatto, insomma, durante le festività pasquali per evitare il collasso dell’A2 tra Chiasso e Airolo. Tuttavia, è proprio per non dover cedere ancora su questo divieto, sostenuto a spada tratta da Cantoni, Comuni e popolazione, che ha preso corpo l’ipotesi del numero chiuso. Ventilata dapprima dal Direttore del Dipartimento del Territorio Marco Borradori, in Ticino la soluzione del contingentamento è stata rilanciata con forza dal Ppd, dall’Udc e da altre forze politiche, nonché da molti comuni più direttamente toccati dal traffico pesante.

Gli autotrasportatori italiani, invece, insistono con forza sulla necessità di ampliare la fascia oraria dei transiti. ” La Confederazione – afferma Uggé – si fa finanziare dagli autotrasportatori la realizzazione delle sue infrastrutture ferroviarie, ma adesso si accorge che le sue strade non sono in grado di sopportare l’aumento del traffico. Anziché concedere il transito di notte vuole limitare i Tir in circolazione. Tutto questo è il risultato di una politica sbagliata. Le merci hanno bisogno di viaggiare. Occorre rimettere in discussione la questione della mobilità a livello europeo. L’Italia non può continuare ad essere penalizzata da paesi come l’Austria e la Svizzera”.

Posizioni, dunque, contrapposte che per Berna non sarà facile mediare. Il traffico oltre alle strade sembra destinato ad arroventare anche le polemiche.

Libero D’Agostino

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