
F-35 e la trappola del prezzo fisso, un nuovo scandalo svizzero legato ai jet da combattimento?

Il Dipartimento federale della difesa ha ripetutamente assicurato che la Svizzera riceverà 36 caccia americani F-35 per un prezzo convenuto di 6 miliardi di franchi. Ora gli Stati Uniti chiedono centinaia di milioni in più. Ecco le risposte ai principali interrogativi.
Perché l’F-35A è più costoso di quanto annunciato?
Il Governo statunitense chiede un prezzo più alto per l’F-35, adducendo come motivazione l’aumento dei costi dei materiali e l’inflazione. Ciò è in netto contrasto con quanto affermato più volte dalla ministra della difesa svizzera Viola Amherd, che per anni ha assicurato che la Svizzera avrebbe ricevuto gli aerei dagli Stati Uniti a un prezzo fisso. Amherd si è dimessa nel marzo 2025.
Berna continua però a sostenere che è stato negoziato un prezzo fisso. In una lettera, gli Stati Uniti hanno parlato di un “malinteso”. Poiché i contratti escludono il ricorso a vie legali, la Svizzera sta ora cercando di trovare una soluzione attraverso la diplomazia.
Secondo gli Stati Uniti, l’ordinazione svizzera diventerà giuridicamente vincolante solo quando inizierà la produzione dell’aereo. È a questo punto che il prezzo verrà fissato definitivamente. In altre parole, il “prezzo fisso” menzionato nei contratti si riferisce solo alla commessa effettiva quando inizia la produzione, e non all’intero progetto di acquisto.
I costi aggiuntivi rispetto all’offerta iniziale saranno compresi tra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi, stando a quanto affermato dal capo dell’armamento Urs Loher.
Già nel maggio 2022, il Controllo federale delle finanze ha rilevato in un auditCollegamento esterno che non vi era alcuna certezza giuridica concernente la nozione di prezzo fisso per l’acquisto. Il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) ha respinto con veemenza questo avvertimento, facendo riferimento alle proprie perizie.

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Come si è arrivati alla decisione a favore dell’F-35?
Nel 2014, il popolo svizzero ha respinto l’acquisto di cacciabombardieri Gripen. Per avere maggiori possibilità di successo alle urne, nel 2020 il Governo federale ha posto solo la domanda di principio se fosse necessario rinnovare la flotta di aerei da combattimento, per un importo massimo di sei miliardi di franchi, senza però precisare quale tipo di jet. Il popolo svizzero ha risposto affermativamente con un margine estremamente ridotto del 50,1%. A fare la differenza sono stati 8’670 voti.
Gli svizzeri e le svizzere all’estero hanno respinto l’acquisto di nuovi caccia con oltre il 56%. È stato ipotizzatoCollegamento esterno che se tutte le persone con diritto di voto residenti all’estero avessero ricevuto il materiale di voto in tempo, il risultato alle urne sarebbe stato diverso. Una tesi che tuttavia non può essere avvalorata.
Dopo il “sì” alle urne, il DDPS ha avviato una valutazione di quattro possibili tipi di aerei, tra cui il Rafale francese e il caccia statunitense F-35A. “L’F-35 si è chiaramente imposto grazie a costi di acquisto e operativi vantaggiosi”, ha dichiarato Viola Amherd nel giugno 2021. Dal punto di vista della legislazione sugli acquisti pubblici, il rapporto costi-benefici è il fattore rilevante. Questo ha fatto pendere la bilancia a favore dei velivoli statunitensi.
Il popolo è stato ingannato sull’F-35?
Non intenzionalmente. L’elettorato ha approvato un credito quadro per l’acquisto che non includeva né il numero né il tipo di velivoli. Se i 36 F-35 dovessero costare di più, la Svizzera potrebbe teoricamente acquistarne di meno, come ha evocato il ministro della difesa Martin Pfister mercoledì in una conferenza stampa. Tuttavia, non è ancora chiaro se i contratti lo consentirebbero e a quale costo.
Il popolo si è espresso nel quadro di un referendum. Durante la votazione, i 6 miliardi di franchi sono stati calcolati sulla base dell’indice nazionale dei prezzi al consumo del 2018. Era quindi chiaro che l’importo sarebbe stato adeguato all’inflazione svizzera al momento del pagamento. Attualmente, la somma approvata alle urne corrisponde a poco meno di 6,4 miliardi di franchi.

L’opinione pubblica è stata ingannata in seguito, quando le autorità hanno ribadito più volte che la Svizzera avrebbe acquistato i jet a un prezzo fisso. Tuttavia, poiché l’ambasciata statunitense a Berna aveva confermato questa affermazione, anche le persone responsabili dell’acquisto ci hanno creduto.
La votazione deve essere ripetuta?
Non forzatamente, ma potrebbe comunque esserci un secondo referendum sulla questione. La scorsa settimana, il Partito socialista (PS) ha presentato due mozioni analogheCollegamento esterno al Consiglio degli Stati e al Consiglio nazionale. In questo modo, vuole garantire che “in caso di assenza di un prezzo fisso e di eventuali costi supplementari”, il Parlamento, e in ultima analisi il popolo, avranno la possibilità di esprimersi.
Il PS non ha per ora precisato quale sarebbe esattamente la domanda posta. Il partito sottolinea che non chiede “alcuna nuova valutazione dell’acquisto in quanto tale”.
Allo stesso tempo, rappresentanti del PS e dei Verdi valuteranno la possibilità di un ricorso sulla votazione del 2020. Entrambi i partiti auspicano che qualsiasi credito supplementare venga sottoposto al giudizio popolare.
Da parte sua, il DDPS ha l’intenzione di coprire i costi aggiuntivi attraverso bilanci già approvati. Cerca così di evitare un credito supplementare che dovrebbe essere approvato dal Parlamento.
I concorrenti messi da parte possono fare causa?
Non è da escludere. La decisione a favore dell’aereo da combattimento statunitense a scapito del Rafale del costruttore Dassault Aviation aveva già causato tensioni diplomatiche con Francia. Quando Viola Amherd ha optato per l’F-35, Parigi stava ancora negoziando il prezzo del Rafale con alcuni membri del Consiglio federale.
La legge svizzera sugli acquisti pubblici e la valutazione dei costi totali del jet sono determinanti dal profilo giuridico. La Svizzera ha calcolato che l’acquisto e l’utilizzo dell’aereo per un periodo di 30 anni costerebbe 15,5 miliardi di franchi. “La differenza con il secondo candidato più economico è di circa due miliardi di franchi”, aveva affermato Viola Amherd nel 2021.
Considerando i costi supplementari emersi in questi giorni, il vantaggio dell’F-35 rispetto alla concorrenza appare oggi meno netto.
Perché l’F-35 è controverso?
L’F-35A è considerato molto costoso, anche in termini di manutenzione. Diversi Paesi che hanno acquistato il jet statunitense hanno avuto pessime esperienze a causa dei costi supplementari.
In Canada, ad esempio, il prezzo è salito da 19 a 27,7 miliardi di dollari nel corso del processo di acquisto. In Danimarca, i costi operativi sono superiori del 50% rispetto al previsto. E la Norvegia prevede che i costi operativi supereranno di 2,5 volte il prezzo d’acquisto su un periodo di 30 anni.
Il jet è controverso anche per l’ipotesi del cosiddetto “kill switch”: si tratta di una tecnologia che consentirebbe agli Stati Uniti di avere il controllo sull’apparecchio. “Se gli Stati Uniti dovessero attaccare la Groenlandia, nessun Paese europeo sarebbe in grado di far decollare i propri F-35 in sua difesa”, ha dichiarato recentemente l’ex responsabile dell’intelligence militare francese. L’esistenza di un simile dispositivo è stata seccamente smentita dal Pentagono.
C’è anche chi mette in discussione l’utilità di un jet da combattimento nell’era della guerra aerea condotta con i droni. L’imprenditore statunitense Elon Musk ha criticato in modo particolare questa scelta. “Per favore, fermiamo il programma F-35, che ha il peggior rapporto prezzo-prestazioni militari della storia”, ha scritto Musk su XCollegamento esterno.

Quali opzioni rimangono alla Svizzera?
Se la Confederazione finanzierà i costi aggiuntivi tramite un credito supplementare, sono da prevedere aspre controversie politiche e possibili ritardi. Il DDPS cerca quindi di evitare questo scenario. Resta da vedere se i costi aggiuntivi potranno essere assorbiti attraverso “ottimizzazioni contrattuali” o rivalutando altri progetti di difesa.
Come ultima risorsa, la Svizzera potrebbe considerare la rottura del contratto, se non altro come tattica negoziale. Tuttavia, una decisione del genere avrebbe conseguenze finanziarie imprevedibili. La Svizzera ha già versato circa 700 milioni di franchi agli Stati Uniti e altri 300 milioni di franchi dovrebbero seguire quest’anno. Berna sta inoltre negoziando con il Governo statunitense in merito ai dazi doganali, e non vuole compromettere le relazioni con Washington.
Ciononostante, i politici del PS e dei Verdi che si occupano di sicurezza chiedono di prendere in considerazione un abbandono immediato del progetto di acquisizione. “Se ritirarsi è più conveniente che mantenere il contratto, è giunto il momento di darci un taglio”, sostiene il deputato ecologista Balthasar Glättli.
Quello dell’F-35 è il primo scandalo legato all’acquisto di jet da combattimento?
No. Negli ultimi decenni, la Svizzera ha ripetutamente perso il controllo sui costi degli acquisti delle forze aeree, soprattutto a causa di costosi adattamenti alle specifiche esigenze elvetiche, la cosiddetta “svizzerizzazione” (adeguamento alle esigenze specifiche del Paese).
Un esempio emblematico è stato l’acquisto del Mirage III nel 1964Collegamento esterno: i costi lievitarono a tal punto che le Camere federali, sentendosi quasi prese in giro dall’allora Dipartimento federale, ridussero il numero di jet da 100 a 57. Lo scandalo portò anche ad alcune dimissioni.
Più di recente, anche l’acquisto di droni da ricognizione ha causato problemi. Il costo di sei droni Hermes 900 HFE è passato da 250 a 300 milioni di franchi. Per poterli far volare sopra le Alpi, la Svizzera ha ordinato droni con motori diesel.
A cura di Samuel Jaberg
Tradotto con il supporto dell’IA/lj

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