Jean-Luc Addor: “La Quinta Svizzera è ampiamente dimenticata dalla politica elvetica”
Per il consigliere nazionale dell’UDC Jean-Luc Addor, il voto elettronico non è la soluzione per garantire a chi vive all’estero la possibilità di partecipare alle votazioni. Nell’ambito della nostra serie d’interviste “La Quinta Svizzera sotto la Cupola”, spiega la sua posizione e presenta le alternative.
Eletto in Consiglio nazionale nel 2015, il vallesano Jean-Luc Addor è talvolta imprevedibile. Conosciuto per le sue posizioni conservatrici, il deputato dell’Unione Democratica di Centro (UDC) difende una linea dura in materia di immigrazione.
Lo scorso giugno ha però suscitato una certa sorpresa, diventando il primo esponente dell’UDC a presiedere un sindacato nazionale, Garanto, che difende il personale delle dogane. Avendo acquisito la cittadinanza italiana tramite matrimonio, Addor ha inoltre la doppia nazionalità. Uno statuto che per gli eletti federali non è visto di buon occhio da tutti i suoi colleghi di partito.
Da anni il deputato vallesano difende anche gli interessi della Quinta Svizzera, attraverso la sua partecipazione al gruppo parlamentare “Svizzeri all’estero”.
A differenza della Francia o dell’Italia, che prevedono circoscrizioni elettorali per la diaspora, gli svizzeri e le svizzere all’estero non hanno una rappresentanza diretta a Palazzo federale. Ciò non significa che i loro interessi non vengano presi in considerazione. Più di 60 parlamentari (su 246) fanno parte dell’intergruppo parlamentare “Svizzeri all’estero”Collegamento esterno. Durante le settimane di sessione, diamo la parola a uno di loro nella nostra nuova serie “La Quinta Svizzera sotto la Cupola”.
Swissinfo: Qual è la sua priorità durante questa sessione?
Jean-Luc Addor: Le questioni legate alla sicurezza del Paese. Mi sono impegnato a favore della revisione della legge federale sul materiale bellico, approvata martedì dal Consiglio nazionale e dal Consiglio agli Stati. Questa modifica faciliterà l’esportazione e la riesportazione di armi per permettere alla nostra industria della difesa di sopravvivere.
E il tema più importante per la Quinta Svizzera?
Non lo so. Gli svizzeri all’estero contano per me, ma ci sono moltissimi dossier importanti. Come politico di milizia, è impossibile essere attivo su tutti i fronti, e in questo momento sono sommerso. Stabilisco delle priorità in base alle sessioni parlamentari, e cerco di fare il meglio, anche nel loro interesse.
Perché si impegna per l’elettorato degli svizzeri e delle svizzere all’estero?
Perché non sono dei mezzi svizzeri, ma svizzeri a pieno titolo. Mi impegno a difendere i loro interessi e a garantire che possano esercitare i loro diritti civici. È inaccettabile che una parte di questi cittadini, pur iscritti al registro elettorale, riceva schede e informazioni quando la data della votazione è già passata.
“Andare a votare dovrebbe restare un atto sociale, per ritrovarsi insieme, prima o dopo, per un caffè o un aperitivo.”
È favorevole all’introduzione del voto elettronico per risolvere questo problema?
Assolutamente no. Sono totalmente contrario al voto elettronico. Innanzitutto per ragioni di sicurezza: non ci è mai stata dimostrata l’affidabilità di questi sistemi. Poi per ragioni di principio: il voto è un atto civico, non un clic anonimo dietro una tastiera. Sono anche contrario al voto per corrispondenza generalizzato. Andare a votare dovrebbe restare un atto sociale, per ritrovarsi insieme, prima o dopo, per un caffè o un aperitivo.
Qual è secondo lei la soluzione per garantire la partecipazione della Quinta Svizzera alle votazioni?
Il mio ex collega, il deputato zurighese Claudio Zanetti, aveva presentato nel 2019 una mozioneCollegamento esterno che proponeva di inviare il materiale per via elettronica. Il testo era stato respinto, ma penso che bisognerebbe riprendere questa idea. La Quinta Svizzera riceverebbe così il materiale di voto rapidamente. Bisognerebbe poi riflettere su un modo sicuro per votare sul posto.
Quali sono i suoi legami con la comunità elvetica all’estero?
Ho amici svizzeri che vivono all’estero e che ci tengono a conservare i legami con la madrepatria. Per me è essenziale dare loro i mezzi necessari a preservare queste relazioni.
Qual è il progetto più importante che ha portato avanti per difendere gli interessi della Quinta Svizzera?
Avevo presentato una mozione che proponeva di creare una circoscrizione elettorale dedicata. Questo modello esiste già in alcuni Paesi vicini, come la Francia o l’Italia. L’obiettivo era rafforzare il legame delle persone espatriate con la Svizzera, in particolare in relazione all’esercizio dei diritti politici. Purtroppo, quella mozione è stata respinta. Ritengo che l’idea meriti di essere approfondita, ma attualmente non c’è una maggioranza politica che la sostenga.
Ha subito sconfitte quando si è trattato di difendere gli interessi della Quinta Svizzera?
La Quinta Svizzera è largamente dimenticata dalla politica ed è necessario porre rimedio a questa criticità. Oltre alla creazione di una circoscrizione specifica, un modo per rafforzare il suo coinvolgimento sarebbe favorire la costituzione di liste dedicate agli svizzeri all’estero almeno durante le elezioni. Alle Legislative del 2023 avevo cercato di creare una lista del genere all’interno del mio partito in Vallese. Questa iniziativa non è però andata in porto, per mancanza di un numero sufficiente di candidati disposti a impegnarsi. L’obiettivo è ora riuscire a presentarne una nel 2027.
Ritiene che gli interessi della Quinta Svizzera non siano sufficientemente rappresentati a Palazzo federale?
Penso che sia necessario rivedere le priorità nella difesa degli interessi di chi vive all’estero. La generalizzazione del voto elettronico non dovrebbe essere l’obiettivo principale. La priorità dovrebbe essere migliorare la situazione delle persone costrette a espatriare quando raggiungono l’età della pensione, perché in Svizzera non riescono a vivere dignitosamente con l’Assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS). Si tratta di persone che hanno lavorato tutta la vita e fornito un contribuito al nostro Paese. È essenziale garantire loro condizioni dignitose per poterci rimanere.
Se dovesse emigrare all’estero, dove si stabilirebbe?
Sono legato alla Svizzera e non ho intenzione di lasciarla. Apprezzo però viaggiare per scoprire altri luoghi, il che d’altronde ogni volta mi ricorda che viviamo in un Paese splendido.
>> Rileggete il nostro articolo sulla rappresentanza della diaspora svizzera in Parlamento:
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