Parlamento svizzero: milioni di franchi, centomila difensori
La Svizzera discute di un pacchetto di sgravio e scopre che risparmiare denaro significa anche risparmiare sul pluralismo. Ogni milione trova i suoi sostenitori e ogni franco il suo difensore. È stata questa una delle lezioni da trarre dalla sessione invernale del Parlamento. Analisi.
Il piano di risparmio più ambizioso da decenni a questa parte, il “Pacchetto di sgravio 27”, non ha tardato a finire sotto il fuoco incrociato delle critiche. Tutta la Svizzera ha fatto da cassa di risonanza e ha sfornato, durante la fase di consultazione, circa 15’000 pagine di opposizione. Il Consiglio federale ha quindi apportato modifiche e, in forma ridotta, le proposte di risparmio sono arrivate in Parlamento nella sessione che termina venerdì.
All’origine del pacchetto troviamo un gruppo di esperti, che aveva proposto misure di risparmio annuali per 3,9 miliardi di franchi. Nella versione presentata alle Camere, i miliardi da tagliare sono scesi a 2,4, per un totale di 57 misure di risparmio. Ognuna di esse crea naturalmente, da qualche parte, malcontento.
Ad aprire le danze è stato il Consiglio degli Stati, che ha lanciato un primo segnale. I “senatori” e le “senatrici” hanno ulteriormente ridimensionato le proposte di sgravio. Il Consiglio federale vuole risparmiare 8,5 miliardi di franchi su tre anni a partire dal 2027, il Consiglio degli Stati ha ridotto i tagli a poco più di 5,5 e trasmette così al Consiglio nazionale, che sul tema si esprimerà in primavera, un programma di austerità ridotto di oltre un terzo.
È emerso un grande divario tra sinistra e destra. È un fossato di principio. Il fronte borghese ha messo in guardia contro il deficit strutturale che si sta accumulando in Svizzera. A causa del freno all’indebitamento, la Svizzera non può spendere più di quanto incassa, ma nello stesso tempo servono più fondi pubblici per le pensioni e la difesa nazionale.
La sinistra, invece, non disdegna la possibilità di indebitarsi e generare maggiori entrate. Critica il fatto che il risanamento dei conti pubblici si concentri solo sulle spese, cioè sul risparmio.
>>> Una delle 57 misure riguarda l’offerta internazionale della SSR e quindi Swissinfo. Leggete qui il nostro articolo:
Altri sviluppi
La Camera alta del Parlamento svizzero respinge il taglio a Swissinfo
La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter si è mostrata difensiva davanti al Consiglio degli Stati. “Alla fine, il conto lo pagherà la Confederazione. È semplice”, ha ammonito.
Keller-Sutter aveva presentato il pacchetto di risparmio all’apice del suo potere, poco prima dell’anno presidenziale che si conclude in questi giorni. Dodici mesi fa, era considerata la temuta e rispettata “direttrice d’orchestra” del Consiglio federale.
Di conseguenza, il suo pacchetto di risparmio, intoccabile come la stessa ministra, avrebbe dovuto passare nella sua forma originale, o quasi, attraverso le Camere. Avrebbe dovuto colpire tutti allo stesso modo. Simmetria nel sacrificio: questo era il piano.
Tuttavia, l’anno presidenziale ha indebolito Keller-Sutter. Nella disputa doganale con gli Stati Uniti la sfortuna sembra averla perseguitata e ora la politica smonta la sua opera.
“Qui si impara la capillarità delle finanze federali”, ha constatato la stessa ministra in Parlamento. Si dibatte di ogni più piccolo importo, e ogni singolo franco grida: “Non risparmiate su di me, tagliate altrove!”
Alla fine, probabilmente, sulla questione si esprimerà anche il popolo. I Verdi hanno già annunciato un referendum. Prima, però, il pacchetto passerà al Consiglio nazionale.
Immigrazione e UE unite in una sola proposta
Pronta per il voto popolare, alla fine di questa sessione invernale, è invece l’iniziativa dell’UDC “No a una Svizzera da 10 milioni!”. Essa chiede che il Consiglio federale limiti l’immigrazione prima che la popolazione superi la soglia dei 10 milioni di abitanti, anche a costo di disdire la libera circolazione con l’Unione Europea.
Se il popolo dirà “sì”, i rapporti tra Berna e Bruxelles ne uscirebbero malconci, per usare un eufemismo. Perché con la fine della libera circolazione cadrebbero anche gli altri accordi bilaterali.
Al Consiglio degli Stati c’è chi teme che una restrizione dell’immigrazione potrebbe trovare il consenso popolare (favorito da uno “stress da densità” e dalla penuria di alloggi). Sono state quindi proposte idee meno radicali da proporre come alternativa all’iniziativa, ad esempio dando la priorità alle svizzere e agli svizzeri nella ricerca di alloggi o introducendo una tassa sull’immigrazione per le imprese. Tutti i tentativi in questo senso, però, sono falliti e l’elettorato non si esprimerà quindi su un controprogetto.
La votazione, che potrebbe tenersi già giugno del 2026, unirà due grandi temi della politica svizzera: immigrazione e UE. La posta in gioco è alta. Il Consiglio federale, che, come il Parlamento, respinge l’iniziativa, sarà messo a dura prova.
“Sommossa” per un milione a favore della parità tra uomo e donna
Arriviamo al preventivo per il prossimo anno, che come sempre deve essere approvato nella sessione invernale, stavolta con una situazione relativamente distesa. Denaro ce n’è, le finanze federali sono ancora sane. Il presidente della Commissione delle finanze del Consiglio degli Stati ha parlato di una “breve schiarita prima del temporale”.
La maggiore agitazione è scoppiata attorno a un unico milione. Riguardava le misure per la parità tra uomo e donna. Non si trattava di tagli, ma di un aumento del budget per l’Ufficio federale per l’uguaglianza: 2,5 milioni di franchi (per un totale di 8,17 milioni) di franchi anziché 1,5.
Attorno a questo milione la sinistra ha tirato fuori i muscoli. In brevissimo tempo ha raccolto oltre 400’000 firme contro questa “riduzione”.
La “sommossa” si è tradotta anche nell’indignazione di alcune centinaia di cittadine e cittadini che hanno protestato davanti a Palazzo federale, mentre centinaia di e-mail inondavano le caselle di posta elettronica di ogni membro del Parlamento.
“Siamo qui, siamo rumorose, perché ci rubate la vita”, hanno scandito le donne davanti a Palazzo federale. Il campo borghese ha invece parlato di un vero e proprio “attacco informatico”, riferendosi alle e-mail indesiderate.
Qui la campagna ha quasi preso una piega controproducente per la sinistra. “Il Parlamento non deve lasciarsi prendere in ostaggio da simili pratiche”, ci ha confidato una parlamentare. “Solo per questo bisognerebbe togliere il milione, anche se di principio io sono favorevole.”
Alla fine, il milione supplementare è stato concesso. Il Parlamento ha ritenuto fosse necessario agire: nel 2024, 21’000 donne sono state vittime di violenza domestica – e il numero dei femminicidi cresce. Una vittoria del campo rosso-verde.
Vittorie, sconfitte e rispetto
Entrambe le Camere hanno invece bocciato una sovvenzione per un treno notturno verso Malmö. Questa è stata invece una vittoria dei partiti borghesi.
Tuttavia, la politica svizzera è più di un conteggio di vittorie e sconfitte. È una competizione, che resta perlopiù leale. Il ministro dell’economia Guy Parmelin, che il Parlamento ha eletto gloriosamente presidente della Confederazione per il 2026, lo ha rammentato alle Camere: “La nostra società non ha bisogno di giudizi di valore costanti sull’atteggiamento altrui, ma di rispetto per chi la pensa diversamente”.
• Il Parlamento ha allentato le regole per le esportazioni di armi verso Paesi amici. Ne dovrebbe beneficiare l’industria bellica svizzera.
• Diversi partiti hanno chiesto al Consiglio federale trasparenza sull’accordo che la Svizzera ha concluso con gli USA sui dazi doganali. L’eventuale importazione di “polli al cloro” e di Cybertruck preoccupa soprattutto la sinistra ecologista.
• Le adozioni internazionali non saranno vietate come proposto dal Consiglio federale, ma verranno introdotte nuove regole.
• Le stazioni radiofoniche potranno continuare a trasmettere in Svizzera sulle onde FM. Lo stop era previsto per la fine del 2026. Dopo la decisione, la SSR, che aveva già disattivato le antenne FM a fine 2024, ha annunciato anch’essa il ritorno alle FM.
• La Confederazione ha deciso di sostenere la Ginevra internazionale con 130 milioni di franchi. Anche il Consiglio degli Stati, dopo il Nazionale, ha accettato lo stanziamento dei fondi che serviranno a rafforzare Ginevra come centro del multilateralismo.
A cura di Samuel Jaberg
Tradotto con il supporto dell’IA/Zz
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