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I nuovi membri del Parlamento già sotto pressione delle lobby

Lobbista nell atrio del Consiglio nazionale
L'influenza sul Parlamento svizzero a Berna: un lobbista telefona nell'atrio del Consiglio nazionale. © Keystone / Peter Klaunzer

Le elezioni di ottobre hanno parzialmente rinnovato il Parlamento. Dalla sessione invernale, l'Assemblea federale conta 54 nuovi volti. Sono deputate e deputati politicamente esperti, con un'ottima capacità oratoria. Ma sono già in grado di gestire la pressione delle lobby che immancabilmente si farà sentire?

Il consigliere nazionale Felix Wettstein segue con interesse una tematica particolare: monitora l’attività delle lobby a Palazzo federale. È un ruolo che si è assunto quando, nel 2019, è stato eletto per il partito dei Verdi del Canton Soletta. Sul suo blogCollegamento esterno descrive come viene regolarmente corteggiato da lobbisti e lobbiste.

L’idea di aprire un blog sul tema gli è venuta dopo la sua elezione nel 2019. In Parlamento si è reso conto di quante persone cercassero di influenzarlo. Nei primi due mesi ha registrato 229 contatti da parte di gruppi di interesse.

La pressione è grande

Oggi considera il lobbismo come parte del sistema. “Non ho nulla contro, ma deve essere un’attività trasparente”, dice Felix Wettstein. “Non dobbiamo illuderci che la nostra opinione non venga influenzata da fattori esterni”.

Quando si pensa al lobbismo, si immaginano spesso incontri segreti lontani da occhi indiscreti, dove figure misteriose influenzano l’agenda politica delle parlamentari e dei parlamentari in cambio di piccoli favori. “Questa immagine è falsa”, sottolinea Wettstein.

Felix Wettstein im Nationalrat
Felix Wettstein del Partito ecologista. © Keystone / Alessandro Della Valle

È vero, invece, che la pressione esercitata dai gruppi di interesse sul Parlamento è notevole. Il settore più attivo e influente è quello sanitario, il che non sorprende dato l’enorme posta in gioco: un mercato di 80 miliardi di franchi, in buona parte finanziato dall’assicurazione sanitaria obbligatoria o dai fondi pubblici, che la politica deve regolamentare.

La forza degli 80 miliardi

Sono 80 miliardi di franchi che fanno gola a molti: l’industria farmaceutica, le assicurazioni sanitarie, le organizzazioni degli ospedali, dei medici e del personale sanitario, i Cantoni. Tutti vogliono ottenere una quota significativa di questo mercato. E tutti si sono dotati di persone, di lobbisti e lobbiste, che a Berna devono difendere i loro interessi.

Anche il settore finanziario non scherza in fatto di lobby: comprende le banche e le assicurazioni. Questo settore rappresenta un mercato di 70 miliardi di franchi, soggetto a rigorose regole che ciascuno cerca di influenzare a proprio vantaggio.

Non meno influenti sono le organizzazioni economiche. Anche l’industria del turismo, quella delle costruzioni, i sindacati e le associazioni ambientaliste vogliono difendere i loro interessi nei corridoi e nelle sale di Palazzo federale.

Approcci insistenti

Le neoelette e i neoeletti vengono corteggiati a partire dal giorno stesso dell’elezione, con lettere di auguri inviate via e-mail. Se la posta in gioco è maggiore, le lettere vengono spedite tramite posta tradizionale, scritte a mano, accompagnate magari da un piccolo omaggio e seguite poi da una telefonata. Verso la fine dell’anno, la corte delle lobby è di nuovo particolarmente insistente: gli auguri di Natale e di fine anno sono spesso accompagnati da un elenco di desideri che i parlamentari o le parlamentari dovrebbero esaudire.

“L’ondata è impressionante”, afferma Nina Fehr-Düsel dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice), eletta in ottobre. Si è prefissata l’obiettivo di cominciare la sua carriera a Berna senza farsi influenzare troppo dai gruppi di interesse.

“All’inizio, mantenere l’indipendenza è fondamentale per me”, dice. “Tuttavia, non escludo che in futuro possa accettare qualche incarico o diventare membro di qualche associazione”. Decisivi saranno l’affinità e gli interessi comuni.

Nina Fehr-Duesel sitzt im Nationalrat.
Nina Fehr-Düsel, nuova deputata dell’Unione democratica di centro. © Keystone / Alessandro Della Valle

Nina Fehr-Düsel è una delle poche consigliere nazionali appena elette che non ha ancora relazioni d’interesse. Queste sono informazioni pubbliche. Infatti, tutti i 246 deputati e deputate del Parlamento svizzero devono indicare, all’entrata in funzione e all’inizio di ogni anno, le attività professionali, le attività in organi di direzione e di sorveglianza o di consulenza di enti, istituti e fondazioni svizzeri ed esteri. L’obiettivo è garantire una certa trasparenza.

Il registro attuale delle relazioni di interesseCollegamento esterno rivela che la maggior parte delle rappresentanti e dei rappresentanti ha meno di una dozzina di mandati, molti dei quali non sono remunerati. Tuttavia, un piccolo numero di parlamentari è legato a oltre 25 organizzazioni. In testa a questa speciale classifica si trova il consigliere nazionale Peter Schilliger, del Partito liberale radicale (PLR, centro destra). Il suo slogan elettorale era: “Per lei in Consiglio nazionale”. Il registro mostra che detiene 27 mandati, di cui 21 retribuiti.

Ma a che serve questo registro? Transparency international, un’organizzazione che lotta contro la corruzione, critica il fatto che in Svizzera i mandati remunerati rimangono comunque nell’ombra, che il registro si basa sull’autodichiarazione dei e delle parlamentari e che le regole sono piuttosto “rudimentali”.

Lobbyisten im Schweizer Parlament
Lobbisti e ospiti nell’atrio del Parlamento svizzero. Keystone / Peter Klaunzer

Anche l’istituzione del Consiglio d’Europa GRECO, che ha l’obiettivo di prevenire e combattere la corruzione, sollecita regolarmente le deputate e i deputati dell’Assemblea federale a dichiarare l’entità dei loro proventi secondari.

Un altro registroCollegamento esterno, pubblicamente consultabile, mostra le due persone accreditate da ogni parlamentare a Palazzo federale. Sebbene i rappresentanti di popolo e cantoni possano rilasciare due tessere a collaboratori personali o confidenti, spesso l’accesso agli spazi riservati, non aperti al pubblico, dove vengono prese le decisioni, è concesso alle lobbiste e ai lobbisti.

Transparency international solleva critiche sulla mancanza di trasparenza riguardo ai lobbisti e alle lobbiste accreditate, poiché non è sempre chiaro quale organizzazione o gruppo di interesse rappresentino e quali siano i loro obiettivi.

Le lobby vogliono entrare a Palazzo federale

Le neoelette e i neoeletti si accorgono subito di quanto siano ambite le tessere che consentono l’accesso a Palazzo federale. Ad esempio, il consigliere nazionale Hasan Candan, del Partito socialista, racconta di aver ricevuto cinque o sei richieste ancora prima di iniziare la sua prima sessione.

Al momento, tuttavia, non ha ancora attribuito alcun badge. “La decisione dipenderà dalla commissione a cui verrò assegnato”, spiega. Candan è uno dei pochi a non avere ancora alcuna relazione di interesse.

Hasan Candan diskutiert
Hasan Candan, nuovo deputato del Partito socialista. © Keystone / Alessandro Della Valle

Intende assegnare le tessere a persone che lo possano sostenere nell’attività nella commissione. Consapevole della complessità dei dossier di cui dovrà occuparsi, il consigliere nazionale si augura di essere aiutato tramite informazioni pratiche, ben strutturate e aggiornate. “Sapere è potere”, sostiene Candan.

Dalla politica alle lobby

I 54 neoeletti e neoelette sono sulla buona strada per diventare influencer in Parlamento. Per prima cosa hanno già esperienza su un argomento particolare e hanno i loro interessi specifici. Nel corso della legislatura devono però acquisire informazioni per rafforzare le loro competenze su dossier specifici.

Quando, nelle due Camere federali, si discute una questione relativa al loro ambito di competenza, i parlamentari e le parlamentari devono trovare alleati, anche tra le avversarie e gli avversari politici, e sfruttare le proprie reti per costruire maggioranze a favore dei loro interessi.

Questo è lobbismo allo stato puro. “I lobbisti più potenti? Sono i parlamentari”, scriveva anni fa swissinfo.ch. L’esperto di lobbismo Felix Wettstein è d’accordo. “Ci sono persone che esercitano il loro mandato in qualità di lobbisti/e”, spiega. “Molti di noi lo fanno. E va bene così, purché sia un’attività trasparente”.

Tuttavia, è importante considerare un aspetto problematico. I membri delle Camere federali, riuniti nelle influenti commissioni preparatorie, hanno un duplice ruolo: da un lato rappresentano il popolo, dall’altra difendono gli interessi di chi, magari, ha finanziato la loro campagna elettorale o delle organizzazioni nelle quali occupano posizioni dirigenziali.

Conseguenze del sistema di milizia

Tenere un piede in due scarpe è una caratteristica che, in un Parlamento di milizia, alcune persone considerano come un inevitabile effetto collaterale, mentre altre la vedono come una forma di corruzione.

Per molte, questa situazione è motivo di preoccupazione, dato che il lavoro delle commissioni è cruciale per la democrazia. L’influenza delle lobby può quindi essere vista come un elemento nocivo per il processo legislativo.

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Il lobbismo è inarrestabile

Per cercare di arginare questo fenomeno, nel 2019 il Consigliere agli Stati Beat Rieder, dell’Alleanza del Centro, ha lanciato un’iniziativa parlamentareCollegamento esterno in cui chiedeva il “divieto di assumere mandati retribuiti in relazione all’attività di membro di commissioni parlamentari”. Secondo Rieder, l’assunzione di mandati retribuiti da imprese o organizzazioni potrebbe infatti pregiudicare l’indipendenza dei politici e delle politiche.

La proposta ha trovato un ampio consenso a Berna poiché spesso si nota che i membri delle commissioni si accaparrano subito incarichi in Consigli di amministrazione presso compagnie assicurative, casse malati e banche.

“Le retribuzioni ricevute per svolgere questa funzione sono considerevoli, il che ci porta in una zona grigia, al limite della corruzione”, ha commentato un deputato del PLR durante il dibattito sull’iniziativa di Rieder nel Consiglio degli Stati. Tuttavia, l’idea è stata comunque bocciata nel 2022.

I piedi in più scarpe

Nell’ultima legislatura, 90 dei e delle 246 parlamentari erano addirittura al servizio di aziende del settore sanitario. E ora si è tornati alla casella di partenza. “In questo momento vengono nominati i membri della Commissione della sicurezza sociale e della sanità”, spiega Samira Marti.

“Pochi mesi dopo buona parte dei parlamentari e delle parlamentari borghesi siederà nel Consiglio di amministrazione di una compagnia di assicurazione malattia”. Marti, insieme al consigliere nazionale Samuel Bendahan, guida il gruppo parlamentare socialista alle Camere federali.

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La politica del PS Samira Marti, un’eccezione quando si tratta di interessi vincolanti. © Keystone / Alessandro Della Valle

La politica di Basilea-Campagna, alla sua seconda legislatura, ha finora resistito alle avance delle lobby. “La mia rete è abbastanza solida e le mie porte sono aperte a tutti”, dice Marti.

L’organizzazione LobbywatchCollegamento esterno, guidata dal giornalista Thomas Angeli, documenta meticolosamente le relazioni di interesse nel Parlamento svizzero, smascherando regolarmente i meccanismi dell’industria del lobbismo. Angeli critica il fatto che “sempre più politici e politiche considerano il loro mandato parlamentare come un’opportunità per ottenere incarichi lucrativi”.

La questione irrisolta è: il Parlamento svizzero è ancora indipendente?

Felix Wettstein minimizza l’influenza esterna sulle attività parlamentari, sottolineando che “le raccomandazioni inviate dalle lobby raramente modificano le maggioranze esistenti”. I parlamentari e le parlamentari tendono a seguire le linee del proprio partito. “Di solito ci si basa sulle indicazioni dei colleghi e delle colleghe di partito che si sono occupate di una questione nelle commissioni preparatorie”.

Ma proprio in queste commissioni siedono deputati e deputate che tengono un piede in due scarpe.

Traduzione dal tedesco: Luca Beti

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