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Luce verde al secondo piano di lotta alla recessione

Keystone

La Camera bassa ha approvato un pacchetto di misure per 700 milioni di franchi, destinati a stabilizzare la congiuntura di fronte alla crisi economica. I deputati hanno accettato anche una mozione volta ad imporre limiti salariali ai manager dell'UBS e a rafforzare il controllo statale sulla banca in crisi.

“Dall’autunno del 2008 assistiamo ad un crollo mai visto dell’economia mondiale. Gli Stati uniti e l’Unione europea sono confrontati ad una profonda recessione. Anche l’economia dei paesi emergenti, come la Cina, sta regredendo. Il mondo è in dissesto”, ha ricordato l’ecologista zurighese Daniel Vischer in apertura della sessione straordinaria dedicata al secondo pacchetto di misure di stabilizzazione economica.

Su un punto quasi tutti i deputati si sono detti d’accordo durante il dibattito fiume tenuto lunedì al Consiglio nazionale: contrariamente a quanto si sperava ancora pochi mesi fa, anche la Svizzera è piombata ormai in una recessione e si trova dinnanzi a tempi molto difficili. A dividere i 34 oratori, che si sono succeduti alla tribuna, sono state invece le ricette proposte dal governo per far fronte a questa crisi economica senza precedenti.

Fondi relativamente modesti

Nel dicembre scorso, il parlamento aveva già approvato il primo pacchetto di misure di stabilizzazione congiunturale messo a punto dal Consiglio federale: 900 milioni di franchi, di cui 550 milioni provenienti dalle riserve di crisi delle casse federali, destinati a sostenere la congiuntura nel corso di quest’anno.

Le Camere federali sono ora chiamate ad approvare il secondo pacchetto, che prevede una spesa di altri 700 milioni di franchi. Questo importo verrà impiegato per migliorare le infrastrutture, in particolare i trasporti stradali e ferroviari, finanziare progetti di politica regionale, favorire la costruzione di alloggi e promuovere programmi energetici e ambientali.

Poca cosa, hanno fatto notare diversi parlamentari, rispetto alle centinaia di miliardi di franchi liberate dai governi di molti paesi industrializzati per lottare contro la recessione. E non molto neppure di fronte ai 46 miliardi di franchi messi a disposizione negli ultimi mesi dalla Confederazione e dalla Banca nazionale per salvare l’UBS, rimasta nell’autunno scorso a secco di liquidità.

Le imposte di domani

Ma già troppo, secondo i rappresentanti dell’Unione democratica di centro (UDC), l’unico partito che si è schierato contro il pacchetto di misure proposto dal governo.

“Con queste misure si gonfiano in modo discutibile le sovvenzioni per istituzioni e progetti di ricerca, come pure le spese per le infrastrutture e l’ambiente. Si mette inoltre in pericolo il programma di freno all’indebitamento dello Stato. Nei prossimi anni dovremo pagar caro questi aumenti, affrontando penosi programmi di risparmi e di sgravi”, ha dichiarato il deputato zurighese dell’UDC Bruno Zuppiger.

“I debiti di oggi sono le imposte di domani”, gli ha fatto eco il collega turgoviese Peter Spühler, secondo il quale l’economia svizzera se la cava ancora bene rispetto a quella degli altri paesi e la Confederazione dovrebbe quindi “evitare di sparare troppo in fretta le sue cartucce” per fronteggiare la crisi.

Esercizio alibi

Pur approvando il secondo piano di stabilizzazione congiunturale, socialisti e Verdi hanno duramente criticato il Consiglio federale, chiedendo un pacchetto di misure più esteso e la rinuncia temporanea, in questo contesto di crisi, ai programmi di freno alle spese e all’indebitamento.

“Il governo ci propone un piano di stabilizzazione economica. E fa bene a non parlare di un piano di rilancio, poiché si tratta più di un esercizio alibi che non di un’azione determinata di lotta contro la recessione”, ha affermato il deputato friburghese Christian Levrat, presidente del Partito socialista.

“Il Consiglio federale è stato rapido nel volare al soccorso della piazza finanziaria, ma preferisce essere tirchio e timoroso quando si tratta di difendere i posti di lavoro e l’economia reale. E rinuncia perfino a vincolare a chiare regole gli oltre 40 miliardi di franchi concessi all’UBS”, ha aggiunto Levrat, secondo il quale la banca può ora continuare a finanziare con i soldi ricevuti dallo Stato i tre partiti borghesi.

Qualità dei provvedimenti prioritaria

Considerato “adeguato” ed “equilibrato” dai rappresentanti del Partito popolare democratico e del Partito liberale radicale, il piano è stato difeso dinnanzi ai membri della Camera bassa dai consiglieri federali Doris Leuthard e Hans-Rudolf Merz.

“Ascoltandovi per ore, ho sentito menzionare ricette che vanno da nessun soldo a miliardi di franchi per far fronte a questa crisi”, ha rilevato la ministra dell’economia, per la quale i tempi di reazione del governo sono conformi ai bisogni dell’economia. “Ogni programma di stabilizzazione ha bisogno di tempo per dare dei risultati. Se aspettiamo oltre sarà troppo tardi e non potremo salvare molti posti di lavoro”.

Ribadendo la volontà del governo di rispettare il freno all’indebitamento, il ministro delle finanze ha respinto le richieste di altri miliardi di franchi per sostenere l’economia. “Non bisogna confondere dimensioni ed effetto. L’effetto di stabilizzazione congiunturale non dipende dal volume finanziario, ma dalla qualità delle misure adottate”, ha affermato Hans-Rudolf Merz.

Dopo quasi 9 ore di dibattiti, con 156 voti favorevoli e 36 contrari, la Camera bassa ha finalmente approvato il secondo pacchetto di misure anticrisi per 700 milioni di franchi, bocciando le domande di supplementi avanzate dalla sinistra e le richiesti di tagli fiscali formulate dall’UDC. Il piano di stabilizzazione congiunturale passa ora al Consiglio degli Stati.

Misure di controllo dell’UBS

Unendo le loro forze, la sinistra e l’UDC sono invece riuscite a far passare, con 104 voti favorevoli e 81 contrari, una mozione della commissione dell’economia volta ad imporre un limite salariale ai manager delle banche che richiedono aiuti statali.

In base alla proposta, il reddito dei quadri superiori non dovrebbe superare quello applicato dalle imprese della Confederazione (Posta, Swisscom e FFS), che si situa tra 700’000 e 850’000 franchi. La mozione chiede inoltre che la Confederazione sia rappresesentata nel consiglio di amministrazione dell’UBS, fino a quando la banca non avrà rimborsato il prestito federale.

Un’altra mozione, accolta con 180 voti favorevoli e 8 contrari, sollecita infine il Consiglio federale a riesaminare l’indipendenza dell’Autorità di sorveglianza dei mercati (Finma) nei confronti degli istituti bancari. La presidenza della Finma si trova attualmente nelle mani di Eugen Haltiner, ex collaboratore dell’UBS.

swissinfo, Armando Mombelli

Prima fase dal gennaio 2009 (totale 900 milioni di franchi):

Liberazione delle riserve di crisi delle casse federali: 550 milioni

Abrogazione del blocco dei crediti: 205 milioni

Aumento della spesa per la protezione contro le inondazioni: 66 milioni

Contributi alla promozione dell’alloggio: 45 milioni

Spese per costruzioni civili: 20 milioni

Promozione delle esportazioni: 5 milioni.

Seconda fase dall’estate 2009 (totale 700 milioni):

Miglioramento delle infrastrutture, in particolare trasporti ferroviari e stradali: 530 milioni

Investimenti in energia e ambiente: 80 milioni

Finanziamenti supplementari per la ricerca: 50 milioni

Altri settori, tra cui turismo: 40 milioni.


Misure supplementari dal 2009-2010 (non ancora quantificabili finanziariamente):

Prolungamento da 12 a 18 mesi delle indennità per lavoro parziale, allo scopo di limitare i licenziamenti presso le imprese in difficoltà.

Aumento dei contributi all’assicurazione contro i rischi delle esportazioni in favore delle aziende esportatrici confrontate a carenze di liquidità.

Modifica della legge che promuove la costruzione di abitazioni e l’accesso alla proprietà.

Sgravi fiscali, in particolare per le famiglie, allo scopo di favorire i consumi.

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