Moutier come Berlino, Belfast, Nicosia o Mostar?
La suspense sul destino di Moutier si esacerba ulteriormente. Un'idea inedita in Svizzera è spuntata, mentre si attende si attende con trepidazione che la giustizia bernese si pronunci sulla validità del voto popolare del 18 giugno 2017 sul passaggio del comune dal cantone di Berna a quello del Giura. La proposta sarebbe di dividere amministrativamente Moutier tra i due cantoni.
L’associazione “Réconciliation” di Moutier alla fine di gennaio ha lanciato l’idea di una scissione in due del comune, quale ultima ratio per placare gli animi dei campi politicamente opposti da oltre 40 anni e giungere finalmente a una soluzione pacifica.
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Il governo del cantone del Giura ha immediatamente definito eccentrica questa idea. Sul fronte del cantone di Berna, l’associazione “Réconciliation” ha dapprima incontrato una certa riluttanza.
“Non posso dire che le autorità cantonali bernesi ci abbiano frenati, ma diciamo che non ci hanno nemmeno fatto trovare la pappa pronta nella nostra ricerca di informazioni giuridiche sulle scissioni comunali. Oggi, sono piuttosto di moda le fusioni comunali”, scherza Orianne Grimm, una dei protagonisti dell’associazione, che conta una trentina di membri.
Tacciata di filo-bernese a causa dei legami – in passato, ma non più attuali – tra Orianne Grimm e il movimento antiseparatista “Moutier résiste”, “Réconciliation” annovera attualmente due “pro-giurassiani” tra i cinque membri del suo comitato.
Tuttavia, “queste due persone di tendenza moderata vogliono rimanere anonime”, dice Orianne Grimm. Dal voto del 18 giugno 2017, con il 51,7% di sì all’adesione di Moutier al cantone del Giura, i due campi si serbano rancore. E la questione si è ulteriormente aggrovigliata dopo l’annullamento di quella votazione, da parte della prefettura del Giura bernese, il 5 novembre scorso. In attesa della decisione del Tribunale amministrativo bernese sui ricorsi contro l’annullamento del voto del 18 giugno, la situazione è bloccata.
La terza via
Per il futuro si profila “un processo che può richiedere ancora dieci anni”, dice Orianne Grimm. È quasi certo che, a seconda della sentenza di secondo grado della giustizia bernese, la parte sconfitta si appellerà al Tribunale federale. E anche se non si dovessero aspettare proprio dieci anni, di certo si dovrà affrontare un nuovo periodo di incertezza. E la domanda che ci si pone è se a Moutier si dovrà votare di nuovo per decidere il destino della città.
È qui che è entrata in gioco la proposta di dividere Moutier in due parti. Questa “terza via” avrebbe il vantaggio di non imporre la soluzione della metà della popolazione all’altra metà. Una scissione amministrativa in due entità, con autorità politiche distinte. Una farebbe parte del cantone del Giura, mentre l’altra rimarrebbe bernese. Ogni abitante potrebbe scegliere il proprio cantone di appartenenza. Nel centro della città si stabilirebbe un nuovo confine. “Ma non un muro”, ha puntualizzato l’associazione “Riconciliazione”, presentando il piano in una conferenza stampa. Un progetto “apolitico”, secondo i promotori.
Come se nulla fosse
Intanto il sindaco Marcel Winistoerfer (pro-giurassiano) continua a svolgere il suo mandato e a soddisfare la maggioranza dei cittadini. Il 60% dei votanti gli ha infatti rinnovato la fiducia alle elezioni comunali del 25 novembre scorso.
“L’attuale stallo non ostacola il mio lavoro quotidiano. Degli investitori potrebbero però essere riluttanti a impegnarsi a Moutier. Ma forse non è nemmeno così. L’anno scorso sono state costruite due nuove fabbriche e forse altre due si insedieranno quest’anno”.
Il sindaco non vede di buon occhio una ripetizione della votazione sull’appartenenza cantonale di Moutier. “Abbiamo già votato abbastanza. In ogni caso, un giorno Moutier sarà giurassiana”, esclama Marcel Winistoerfer, convinto di essere nel giusto. In linea di principio, non lo disturberebbe nemmeno se la Confederazione prendesse il toro per le corna, al fine di chiudere al più presto questa spinosa questione, che è già durata abbastanza a lungo… e che rischia di durare ancora.
Speranze riposte nella nuova ministra
Dalla questione giurassiana alla questione di Moutier: presto si arriverà a 50 anni di lotte? L’arrivo all’inizio di quest’anno della sangallese Karin Keller-Sutter alla testa del Ministero federale di giustizia e polizia (DFGP), al posto della bernese Simonetta Sommaruga (elemento tutt’altro che aneddotico per un giurassiano), potrebbe svolgere un ruolo, dato il legame apparentemente meno forte tra la nuova ministra e questa vicenda.
“Finora non c’è stato alcun contatto tra il DFGP e il municipio di Moutier. Ma la signora Keller-Sutter potrebbe affrontare la questione di Moutier in modo diverso”, spera nel suo intimo il sindaco.
Quanto al DFGP resta fermo sul proprio ruolo di mediatore nella questione giurassiana. La ministra di giustizia e polizia “presiede le conferenze tripartite a cui partecipano esclusivamente le delegazioni bernese e giurassiana. Le autorità di Moutier non sono direttamente coinvolte in questo processo”, ci è stato risposto nella capitale federale.
Un muro mentale
Ma da quando è ricominciato il braccio di ferro a Moutier, le invettive tra le due parti sono ormai all’ordine del giorno. Cosicché, non appena hanno pubblicamente manifestato l’idea di dividere in due parti Moutier, i membri dell’associazione “Réconciliation” sono stati recentemente denominati “apprendisti stregoni”, “manipolatori” o “sognatori”, soprattutto da parte dei filo-giurassiani. “Vorremmo che il dibattito si concentrasse su elementi più razionali”, rileva Orianne Grimm. La terza via che propone è attualmente al centro di un sondaggio d’opinione su Internet.
Mentre una sorta di muro si è eretto già da diversi anni in certe mentalità, il sindaco Marcel Winistoerfer continua a svolgere le sue funzioni normalmente. E attualmente non vede segni di un nuovo conflitto come negli anni ’70 e ’80, quando gli atti di sabotaggio sfioravano quasi l’incoscienza. “Non percepisco affatto quella che alcuni descrivono come una brutta atmosfera a Moutier. Personalmente sto molto bene qui. Gli insulti… sono una realtà da 40 anni qui. Ho già ricevuto la mia parte”. Non ci formalizziamo per questo.
Ciò nonostante, il sindaco confessa di non frequentare due commerci, rifiutando però di fare i loro nomi. “Non ho intenzione di forzarmi. La mia presenza in quei due posti potrebbe anche essere considerata una provocazione”. Non sapremo nulla di più.
(Traduzione dal francese e adattamento: Sonia Fenazzi)
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