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Sa’ar, il valico di Rafah sarà aperto domenica

Keystone-SDA

A Gaza l'atmosfera resta sospesa. La tregua in vigore da una settimana sembra reggere, ma è molto fragile, con una tensione ancora non sopita tra Israele e Hamas che continuano a scambiarsi accuse e avvertimenti.

(Keystone-ATS) A pesare è ancora il nodo dei corpi degli ultimi 19 ostaggi, reclamati subito dallo Stato ebraico, ma difficili da localizzare secondo la fazione islamista. La situazione è difficile anche sul fronte degli aiuti umanitari: l’apertura del valico di Rafah è attesa domenica, ma da lì dovrebbe essere consentito solo il passaggio delle persone e non dei tir.

“Hamas deve rilasciare gli ultimi 19 ostaggi morti non entro settimane o mesi, ma immediatamente”, è stata la richiesta del ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, dopo che la fazione palestinese ha consegnato solo 9 corpi.

“È una violazione dell’accordo”, ha denunciato Sa’ar per aumentare la pressione. Al livello sotterraneo, comunque, la macchina israeliana si è messa in moto condividendo con i mediatori informazioni di intelligence sulla posizione di alcuni corpi. E la Turchia ha annunciato che parteciperà alla ricerche. “C’è un meccanismo in atto” per fare uscire più corpi possibile, hanno confermato gli Stati Uniti.

“Continuiamo a sentir dire ad Hamas che intende rispettare l’accordo” e finora l’ha fatto consegnando i 20 ostaggi vivi, hanno spiegato consiglieri dell’amministrazione Trump ai giornalisti. Ricalibrando in un certo modo le dichiarazioni incendiare del presidente, che nelle ore precedenti aveva dato luce verde a Israele ad attaccare in caso di rottura dell’intesa da parte della fazione.

Riguardo al cessate il fuoco, Hamas ha denunciato l’uccisione da parte dell’Idf di 24 persone da venerdì scorso, ma il portavoce del governo Netanyahu ha assicurato che Israele sta mantenendo gli impegni.

La tregua resta comunque appesa ad un filo, anche perché il Forum delle famiglie degli ostaggi ha chiesto al premier di “sospendere immediatamente l’attuazione di qualsiasi ulteriore fase dell’accordo finché Hamas continuerà a violare palesemente i suoi obblighi” sulla restituzione dei rapiti. E nel frattempo il ministro della Difesa Israel Katz ha dato ordine allo stato maggiore di “preparare un piano per la completa sconfitta di Hamas a Gaza”.

Sul fronte umanitario prosegue all’afflusso nella Striscia, ma non ancora ai volumi auspicati dall’Onu: 600 camion con cibo e carburante dall’Egitto nelle prime ore della giornata si sono diretti al valico di Kerem Shalom. Non è previsto invece che verrà utilizzato il valico di Rafah, ha fatto sapere l’agenzia di aiuti militari israeliana Cogat.

Sa’ar ha detto il passaggio egiziano “probabilmente riaprirà domenica”, con il coordinamento della forza Eubam dell’Ue, ma non ha specificato in che modo verrà utilizzato. E per le centinaia di migliaia di persone che sono rientrate a Gaza dopo la fine dei bombardamenti, l’emergenza cibo e acqua è tutt’altro che rientrata.

In attesa che si chiuda la partita ostaggi, gli Stati Uniti sono già al lavoro per l’attuazione della fase due del piano Trump. Uno dei dossier riguarda l’istituzione di una forza di sicurezza multinazionale: Ankara ha dato la disponibilità per fornire truppe e “molti altri Paesi si sono offerti”, hanno fatto sapere fonti americane.

Riguardo alla futura governance della Striscia, Washington ha ribadito che Hamas “non controllerà alcuna zona”, ma non è chiaro quale sarà il futuro dell’Anp. Per il primo ministro Mohammad Mustafa a Gaza ci dovrà essere una “leadership nazionale palestinese”, ma il piano della Casa Bianca prevede un’autorità transitoria supervisionata a livello internazionale e guidata da un comitato di tecnici e non di politici.

Poi c’è la questione del disarmo di Hamas. Usa e Israele continuano a reclamarlo, ma la fazione nicchia e intanto manda i suoi miliziani sul terreno a immortalare via social le esecuzioni di presunti “collaborazionisti” di Israele. E Trump ha avvertito: “Se continuano a uccidere, dovremo entrare e farli fuori”.

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